L'Ecuador del dopo Correa

21 / 2 / 2017

La Revolución Ciudadana si salva dal tracollo. Nelle elezioni per la Presidenza della Repubblica, di domenica 19 febbraio, il candidato di Alianza País, Lénin Moreno ottiene il 39% delle preferenze, staccando di ben 11 punti il rivale maggiormente accreditato, l'ex banchiere Guillermo Lasso, esponente di Creo (Creando Oportunidades) e delle destre reazionarie. A dire il vero è mancato assai poco perché Moreno fosse eletto presidente, infatti la legge elettorale ecuadoriana prevede l'elezione diretta con il 50% più uno delle preferenze oppure con il 40% e un distacco dal secondo candidato di 10 punti percentuali.

Con il 94% dei voti scrutinati e a meno di improbabili e inaspettati ribaltoni siamo ormai giunti alla situazione definitiva. Ci sarà quindi il ballottaggio, e i candidati avranno tempo fino ad aprile per cercare di convincere gli elettori sulla bontà dei propri programmi. Da una parte c'è Lénin Moreno, già ex vice presidente che lavorerà per dare continuità alla Revolución Ciudadana guidata negli ultimi dieci anni da Rafael Correa, dall'altra parte, Guillermo Lasso, che porta con sé programmi populisti molto simili ai governi reazionari che in quest'ultimo anno hanno ripreso vigore e potere in un po' tutta l'America Latina, i cui punti centrali sono i tagli alle imposte. Tra le altre cose, il candidato delle destre ha già annunciato che in caso di vittoria, consegnerà alla giustizia Julian Assange, dal 2012 rifugiatosi nell'ambasciata ecuadoriana a Londra.

Cosa cambierà nel Paese è ancora presto per dirlo. Di certo queste elezioni hanno messo in luce la rinascita dell'opposizione neoliberista, capace tra l'altro di organizzarsi tempestivamente lo stesso giorno delle elezioni per denunciare presunti brogli, a causa della lentezza dello scrutinio. Questa accusa pare francamente esagerata, dal momento che il candidato di Alianza País non ha comunque superato lo sbarramento del 40% utile per l'elezione diretta. A ribadire il difficile clima di tensione, lunedì c'è stato anche un allarme bomba alla sede di Alianza País di Quito che ha indotto le forze di sicurezza ad evacuare l'edificio.

Ora non rimane che aspettare le prossime settimane per capire chi tra i due candidati riuscirà a convincere gli elettori. Un peso importante lo avranno gli sconfitti di questa tornata elettorale: in particolare Cinthia Viteri del partito Cristiano Sociale, che ha ottenuto il 16% di preferenze, ha già annunciato che sosterrà la candidatura di Lasso.

Rispetto gli ultimi dieci anni per Alianza País la strada è in salita e non è affatto scontata la vittoria di Moreno. A prescindere dalle alleanze un gioco importante potrebbero giocarlo gli sviluppi delle indagini sulla corruzione dell'impresa multinazionale brasiliana Odebrecht, che con ingenti somme di denaro ha cercato di influenzare le elezioni in diversi paesi dell'area e ha coinvolto pure alcuni esponenti della maggioranza di governo. In questo senso è da registrare l'ultima vittoria di Correa: oltre alla scelta del nuovo candidato i cittadini ecuadoriani si sono ritrovati ad esprimere la propria opinione sul referendum proposto dallo stesso Correa per evitare che rappresentanti e funzionari possano custodire capitali in paradisi fiscali. La proposta di Correa è passata a larga maggioranza, 67%, ed è forse l'unica reale conseguenza allo scandalo dei panama papers.

Quel che è certo è che, seppur in misura minore rispetto ad altri paesi dell'area, la crisi del progressismo latinoamericano ha coinvolto pure la Revolución Ciudadana. Negli ultimi anni l'economia ecuadoriana ha rallentato a causa del prezzo del petrolio, ma nonostante questo Correa è riuscito a tenere una certa stabilità e a ridurre le disuguaglianze. Anche in questa esperienza tuttavia, si possono notare tutti i limiti del progressismo latinoamericano, incapace di gestire fino in fondo un sistema economico che fa dell'estrattivismo, delle disuguaglianze e delle negazioni di diritti degli elementi imprescindibili.

La Revolución Ciudadana ora ha tempo fino ad aprile per cercare di invertire questa tendenza reazionaria che ha investito il continente e che sembra sempre più inarrestabile.

*** È attivista del Centro Sociale Rivolta di Marghera e dell’associazione Ya Basta! Êdî bese! con cui ha organizzato numerose carovane in Messico e collaborato alla realizzazione di progetti di solidarietà con le comunità indigene zapatiste, tra i quali il progetto El Estadio del Bae, Agua Para Todos e Que corra la voz. Saltuariamente racconta su Sportallarovescia il doping nel ciclismo. Nel tempo sottratto alla libertà dal capitalismo, fa l’educatore a ragazzi con disabilità. Quando può cammina domandando per il mondo...