Le miniere che minacciano il più grande tesoro archeologico dell'Argentina

YaBasta! Marche, viaggio 2011 / La "Tana delle Mani" e il pericolo minerario. Le pietre parlano

17 / 6 / 2011

    Uno dei più grandi tesori archeologici dell'Argentina convive con le escavazioni minerarie di oro a cielo aperto, grazie ad una legge della Provincia di Santa Cruz, nella Patagonia Argentina, che ha dichiarato la zona "di speciale interesse minerario". Coloro che sono responsabili di questi interessi economici e affari poco chiari, riescono ad evadere i controlli, ma nonostante la libera informazione sia molto controllata, la popolazione riesce comunque a vincere una battaglia incredibile, perchè nessun abitante del teritorio sostiene l'attività delle miniere. Adesso la sfida è riuscire a far dichiarare la zona "patrimonio culturale".

   L'Associazione Ya Basta! nel suo ultimo viaggio in Argentina ha intervistato i ragazzi del Collettivo "Fuerza Independiente Nativa di Perito Moreno" (Santa Cruz).  Perito Moreno è un piccolo villagio  di 1.500 abitanti (a 640 km dal famoso ghiacciaio che è ancora più a sud) FIN è un collettivo nato con la ferma convinzione di  difendere l'identità e l'autonomia del popolo, la produttività sostenibile della loro economia regionale e tutelare il patrimonio culturale dall'attuale sistema predatorio minerario.

    Mauro e Rocio studiano a Buenos Aires e ci hanno raccontato come si sono messi a lavorare per creare rete. La Provincia di Santa Cruz è un territorio enorme, dalla loro città i kilometri da percorrere per fare una semplice manifestazione in provincia, sono 1.200, nonostante ciò, riescono comunque a creare rete e sostegno interagendo con le popolazioni di altri territori della provincia. Ma vogliono andare più lontano, riuscire a fare un lavoro di scambio con tutto il paese e anche con movimenti internazionali se fosse possibile. Abbiamo incontrato Mauro e Rocio a "Mu punto de Encuentro", la cafeteria della cooperativa La Vaca, vicinissimo a Plaza Congreso, in seguito ci siamo visti anche alla trasmissione di La Colifata, dove intervistati,  raccontano le loro battaglie.

Parlano di un lavoro collettivo che cercano di evidenziare più come salvaguardia dei diritti umani che come tema ecologico. Dicono che i governi comunali, regionali e nazionali sono parte del problema e non della soluzione. 

    Mauro ci dice che Fuerza Independiente Nativa è stata creata da persone di diverse provenienze sociali, culturali e politiche. Vivono in un territorio del sud dell'Argentina a ridosso della Cordigliera delle Ande, un posto ricco di siti archeologici e paleontologici di rilevante importanza storica e geologica, i quali oggi sono minacciati direttamente in quanto gli stessi siti archeologici si trovano all'interno del territorio interessato dai progetti minerari, e dalle concessioni minerarie.

La zona interessata è molto rocciosa, caratterizzata da un cordone di  montagne che racchiudono una valle dove sbocca il Rio Pinturas. Il caso è particolare poichè il cantiere minerario comprende una zona archeologica delimitata, la cui massima espressione è un rifugio chiamato "Cueva de las Manos", considerato Patrimonio dell'Umanità dal 1999, ma solo una superficie di 700 metri di diametro è ricompresa nell'area dichiarata patrimonio dell'umanità. Gli specialisti chiamano questo luogo coplejo perchè in questa grotta di pitture rupestri, ci sono rappresentate circa 845 mani, fra altre espressioni, come figure geometriche e scene di caccia che testimoniano i loro costumi, il loro stile di vita ed altro.

Nel resto dell'area ci sono altri piccoli siti, che non sono di minore rilevanza storica, ma l'Unesco non le ha comprese nel patrimonio e non si sa bene per quale motivo, ma in tutta questa zona ci sono testimonianze archeologiche native molto rilevanti.  Ci troviamo allora di fronte a una macchina predatoria che si è impadronita di un territorio dove si trova uno dei più grandi tesori archeologici e uno dei più grandi laghi dell' Argentina  come il Lago Buenos Aires, che è il terzo più grandi dopo il Titicaca e il Maracaibo.

Il suo nome originario era "Chelenko", che in lingua tehuelche (indigeni nativi della regione)  significa "Lago delle Tempeste" (una volta, durante un incontro, lo storico argentino Osvaldo Bayer, che lotta attivamente per le rivendicazioni dei "popoli originari",  ci faceva notare  come erano poetici i nomi dei laghi e montagni con lingue indigene, e come l'arroganza della colonizazione occidentale le aveva anche cambiato questa poesia per squallidi nomi).  Questo lago è  condiviso dal territorio  argentino e cileno, dal lato argetino lo si chiama Buenos Aires e da quello cileno Carrera. Il lago è circondato dalla Cordigliera degli Andes ed è originato da un ghiacciaio.

    Il territorio di  Santa Cruz, che si estende dalla cordigliera verso l'atlantitco, è una grande formazione montagnosa (Il Masiso del Deseado), viene dichiarato dalla provincia (guidata politicamente dal "Frente para la Victoria", al governo nazionale) di speciale interesse minerario, ciò vuol dire che da li verso l'Atlantico è permesso tutto per lo svolgimento dell'attività mineraria. Santa Cruz, dal punto di vista della percentuale degli abitanti, è una provincia molto piccola con circa 300.000 abitanti per 244.000 km2.

Il partito di governo nazionale originario della provincia di San Cruz è un partito molto radicato nel territorio (è nato nella provincia); gli attivisti si confrontano quotidianamente con il potere burocratico di chi governa, subiscono la persecuzione politica nei loro confronti. La persecuzione politica nei confronti di attivisti che svolgono funzioni pubbliche è molto pesante, e la gente ha paura di coinvolgersi nelle proteste sociali perche sono fortemente sanzionati, perciò è una situazione molto complessa quella che si vive in Santa Cruz. Ma nonostante ciò le lotte sociali esistono, come accade in questo momento quando sono in corso uno sciopero dei petrolchimici e le proteste del personale docente e sanitario. La protesta alla fine prevale nonostante i ricatti.

L'assemblea dei "vecinos autoorganizados", che è una realtà con la quale FIN lavora,  nasce nel 2006, quando la stessa impresa mineraria si installa nel territorio. L'impresa si presenta alla popolazione con delle assemblee pubbliche e parlando anche nelle scuole, promuovendosi come un progetto alternativo di impresa e illustrando tutti i benefici "a dir loro" di questo progetto, un progetto che poteva sostituire in qualche modo la tradizione agricola e di allevamento  di questo territorio. Una cultura agricola sostenibile, con radici fortemente ecologiche che gli abitanti portano avanti da sempre. Rocio che in quel periodo frequentava le scuole superiori racconta: "li ascoltavo e non ci potevo credere. Non potevo capire come potevano parlare cosi tranquillamente di qualcosa che avrebbe portato a un cambiamento radicale delle nostre vite, senza nemmeno consultarci".

Anche se gli attivisti ritengono di non avere una posizione ideologica per quanto riguarda l'attività mineraria come fonte di lavoro, basta informarsi per rendersi conto dei "falence", dei disastri dell'attività mineraria in tutto il mondo, e questo accade anche  in quei paesi dove ci sono dei controlli rigidi. Questo è un sistema molto perverso che non lascia nulla, se non qualche posto di lavoro, e nemmeno questo è una garanzia affermano. Le imprese presenti sono "San Jose" che attualmente sta lavorando con produzione estrattiva in galleria, poi "Cerro Negro" che ha un cantiere dove si sta costruendo una pianta per iniziare un'estrazione mista (galleria e cielo aperto) e "Lomada de leiva" che comincierà fra poco la costruzione della pianta ed è puramente a cielo aperto.

Tutte imprese che hanno cercato di inserirsi in altre regioni, ma i comitati dal basso e le battaglie sociali glielo hanno impedito, per questo sono arrivati a Santa Cruz molto più preparati per affrontare la resistenza sociale, sono arrivati con un discorso sociale cercando di convincere la popolazione. Le imprese, con la tecnica del marketing, tentano di fare pressione sugli abitanti, in maniera molto forte, per influenzare tutti, ma nemmeno così riescono ad avere il consenso sociale, costruiscono ad arte una falsa informazione, ma chiunque può verificare la credibilità di quello che dicono soltanto guardandosi intorno. Poi grazie agli attivisti si è riusciti a diffondere un'informazione alternativa, che avevano tramite altre assemblee del territorio colpite dalle stesse imprese, attaccando volantini la dove le imprese mettevano i loro manifesti propagandistici, contestando ogni articolo, ogni lettera ed ogni parola diffuse dalla dirigenza mineraria, parola per parola e bugia per bugia e fondamentalmente parlando faccia a faccia con le persone.

Dicono che hanno fatto il possibile per fermare l'avanzata delle miniere, cause giudiziarie, azioni in strada, progetti di legge, come quello di preservare i tesori archeologici e uno per fare in modo che il municipio dichiari Perito Moreno "comunità libera da tossicità", lettere al Difensore del Popolo della Nazione. Ma non sono riusciti a fermare i cantieri e già sono stati approvati anche altri progetti estrattivi. Quello che rimane è fare l'impossibile per creare un tessuto di rete molto più allargato e cosi pensare tutti insieme a come fare per proteggere ciò che è un bene dell'umanità, cioè un bene che appartiene a tutti noi. 

Ringraziamo La Vaca per i contatti e l'archivio.

A cura di Susana, Ya Basta! Marche


Las mineras que atentan contra el mayor tesoro