Sono
gli americani a uscire vittoriosi dalla Loya Jirga che si è appena
conclusa a Kabul e che ha detto si all'accordo di partenariato
strategico (Bsa) che definisce l'orizzonte politico, e soprattutto
militare, tra Washington e Kabul. Almeno sino al 2024 e comunque a
partire dal 2014. Il patto garantisce la presenza militare americana
anche se non ne stabilisce esattamente il numero che è stato
valutato tra i 10 e i 16mila uomini. Militari che resterebbero in
Afghanistan con tre compiti principali: quello di proteggere le basi
di cui gli americani conserveranno l'accesso; quello di eseguire
operazioni “combat” dove richieste; il mandato infine di
assistere e consigliare il nuovo esercito afgano (Ana), ormai alla
fine del suo ennesimo percorso di ricostruzione per mano alleata (gli
ultimi a rinnovarlo furono i sovietici).
Seppur
con qualche distinguo, gli americani hanno ottenuto tutto ciò che
volevano: l'immunità per le loro truppe, che saranno sottratte, in
caso di reato, alla giurisdizione dei tribunali locali per essere
giudicati in America; il controllo di alcune basi militari e l'uso in
proprio di quella di Bagram; la possibilità di agire fuori da esse
seppur preavvertendo gli afgani. Per ottenere il si, gli americani
hanno utilizzato tre forti mezzi di pressione: quello psicologico,
giocando sul timore di un'opzione zero, ossia di un ritiro immediato
di tutti i soldati stellestrisce se il Bsa non fosse stato firmato.
Quello economico, con 4,1 miliardi di dollari l'anno per l'Ana, di
cui la metà pagati da Washington. E quello strategico: il patto
prevede infatti il sostegno americano in caso di conflitto che, a
Kabul, significa guerra con Islamabad o Teheran.
Immunità
I
militari americani godranno dunque di uno statuto privilegiato di
fronte alla legge. Non potranno cioè essere giudicati da tribunali
locali in nessun caso. Son state fatte pressioni fortissime su questo
punto, richiamando una tradizione che però non è uguale ovunque.
Il professor Christopher Jenks della Harvard University ha per
esempio rilevato che «...il
Paese
straniero in cui un gran numero di militari americani sono di
stanza, come il Giappone, la Corea del Sud e la Germania, ha
giurisdizione primaria su di loro nella stragrande maggioranza dei
casi. Gli unici reati per i quali gli Usa mantengono la competenza
primaria... sono reati che derivano da casi di servizio (incidente
stradale di un convoglio o di aerei militari) o reati in cui le
vittime sono esclusivamente americane. In tutti gli altri casi in cui
il reato viola le leggi di entrambi i Paesi, a quello straniero resta
la giurisdizione primaria».
Non in Afghanistan, dove i militari (e presumibilmente anche i
contractor per estensione) godranno di una sorta di impunità
preventiva.
Basi
e accessi
L'accordo
sulla sicurezza contiene esplicito riferimento a nove basi militari
in otto province di cui gli americani potranno far uso, seppure come
“ospiti” dell'esercito afgano. Kabul consentirà agli Stati Uniti
l'accesso e l'uso delle basi aeree di Kabul, Mazar-i-Sharif, Herat,
Kandahar, Shorab (Helmand), Gardez, Jalalabad, Shindand (vicino al
confine iraniano) e Bagram, quest'ultima a uso esclusivo
statunitense. Punti ufficiali di imbarco e sbarco sono la Bagram
Airbase, l'aeroporto Internazionale di Kabul, la Kandahar Airbase, la
Shindand Airbase, l'Herat International Airport (ricostruito
dall'Italia) e quelli di Mazar -i - Sharif e Shorab (Helmand).
L'accesso via terra include invece Torkham nella provincia orientale
di Nangarhar (passo Khyber), Spin Boldak nella provincia meridionale
di Kandahar, Torghondi a Herat occidentale, Hairatan nel Nord Balkh
ed Ella Khan Bandar nella provincia di Kunduz.
Proprio
il passo di Khyber è tornato recentemente di stringente attualità,
chiarendo la sua rilevanza strategica. Con sit-in entrati ieri nel
loro quarto giorno di protesta, i sostenitori del partito di Imran
Khan – che ha appena vinto il governo nella provincia di Khyber
Pakhtunkhwa - stanno bloccando o ritardando il passaggio dei camion
diretti dal Pakistan (spesso dal porto di Karachi) verso
l'Afghanistan. Protestano contro gli ultimi attacchi di droni
statunitensi in territorio pachistano. E da questa strada passa
almeno un terzo della logistica Nato e Usa.
I
raid
Gli
americani avrebbero voluto mano libera ma alla fine Karzai ha imposto
loro un veto su raid e perquisizioni nelle case private degli afgani.
Come nel caso di quelli aerei, gli americani non potranno farli se
non su esplicita richiesta degli afgani e comunque mai senza il loro
permesso. Ma questa concessione ha un però, vergato in una lettera
indirizzata da Barack Obama a Karzai durante la Loya Jirga.
Washington ha accettato il principio salvo “casi eccezionali”. A
discrezione del comando militare americano.Articolo per
Il Manifesto del 27 novembre 2013 e per Lettera 22