La Rosa de Foc està que crema

Appunti barcellonesi su sentenze, indipendentismo di movimento e politica di quartiere

17 / 10 / 2019

Si sapeva già da giorni che la sentenza contro l'ex governo sarebbe uscita lunedì 14 ottobre. Alla stampa spagnola erano arrivate filtrazioni da ambienti giudiziari[1], così come ne sono arrivate per i presunti CDR arrestati per terrorismo e detenzione di esplosivi dalle polizie spagnole lo scorso 23 settembre tra il Vallès e Osona[2] . Nove, con un intervento poliziesco che ha lasciato diverse questioni in sospeso riguardo i protocolli d'attuazione e il trattamento degli arrestati durante le perquisizioni, con armi spianate e trattamenti umilianti[3]. Due delle persone arrestate sono state rilasciate in libertà con carichi lo stesso pomeriggio, e gli altri sette sono stati portati nella prigione madrilegna di Soto del Real. Un esempio di filtrazione extragiudiziale è la presunta “confessione”[4] di due di loro arrivata insieme alla rinuncia a farsi assegnare il servizio di difesa di Alerta Solidària[5] e alla richiesta di un avvocato d'ufficio, circostanza che puzza di torture lontano un chilometro e che è stata segnalata dalla stessa Alerta Solidària come sospetto frutto di un'estorsione della confessione attraverso pressioni ambientali[6]. A oggi, Alerta Solidària non è mai riuscita ad avere comunicazioni con diversi di loro: Edu, Jordi, Xavi, Ferran, Alexis, Txevi e Germinal sono tutti sotto regime di carcere duro FIES-3, senza alcun tipo di comunicazione con l'esterno, e almeno due di loro sarebbero in regime d'isolamento senza luce elettrica[7]. Il clima, in attesa della sentenza, era caldo.

E a settembre, dopo aver registrato un dominio web a luglio[8], nasce Tsunami Democràtic. Chi sono? Non si sa. Di certo, si tratta di gente con esperienza organizzativa e strategica in contesti di movimento di massa, come quello che il 1° ottobre 2017 ha portato a far svolgere il referendum indipendentista e a resistere agli attacchi delle polizie spagnole, in alcuni casi riuscendo a prevederne le mosse. E che sa usare tanto le tecniche comunicative quanto le tecnologie di trasmissione dell'informazione: se da un lato i comunicati stanno insistendo ripetutamente sulla rappresentazione della popolazione come pronta a staccarsi dal regime del '78 che lunedì 14 ha condannato un'intera società, in forme nonviolente ma contemplando in ogni momento il diritto all'autodifesa, dall'altra la nuova tecnica di comunicazione usata oltre a Telegram e Twitter è una app specifica, scaricabile dal sito di Tsunami[9] e attivabile con un complesso meccanismo di codici QR, che informa chi la segue su comunicati e azioni previste.

Dopo che da alcune settimane attraverso il loro canale Telegram e il loro account Twitter stavano annunciando mobilitazioni di massa per il giorno dell'uscita della sentenza, e dopo che il loro canale Telegram era già arrivato a più di centomila followers mentre la reazione alle sentenze che Tsunami avrebbe organizzato era diventata argomento di discussione pressoché unico in moltissimi contesti di socialità di strada in tutta la Catalogna, lunedì, dal primo minuto dopo la sentenza, hanno convocato una mobilitazione di massa all'aeroporto internazionale del Prat. Ed è riuscita pienamente: ha radunato diverse decine di migliaia di persone, che hanno collassato l'aeroporto bloccandolo totalmente in diversi punti, in mezzo a violenti scontri con Mossos d'Esquadra e Policía Nacional spagnola, nel corso dei quali un giovane ha perso un occhio per un proiettile di gomma dei nacionales, armamentario il cui uso è stato vietato nel 2014 in Catalogna grazie alle lotte di chi gli occhi ce li ha persi nel corso degli anni. Intanto, le persone che sono andate in aeroporto hanno fatto implodere la quotidianità di un lunedì a Barcellona, riempiendo i mezzi pubblici a vagonate e, quando la circolazione è stata interrotta in alcuni punti dai Mossos, decidendo – molto semplicemente – di andare a piedi, bloccando così anche le superstrade e le statali in direzione El Prat. In città, nel frattempo, a seguito di generici appelli di Tsunami a mobilitarsi (ma senza una coordinazione stretta, in questo caso), le persone hanno bloccato le strade per interi quartieri, arrivando a tagliare tutte le strade laterali al passeig de Gràcia dei palazzi di Gaudí e dei negozi di lusso, principale arteria del centro della città. Nel pomeriggio la popolazione si è andata radunando a plaça Catalunya, una parte per dirigersi a piedi verso l'aeroporto e un'altra per rimanere, finché non è arrivata una nuova convocazione per le 19.30 dall'altro grande attore politico delle mobilitazioni di questi giorni: i CDR, i Comitati di Difesa della Repubblica nati per l'organizzazione del referendum in ogni quartiere e in ogni paese della Catalogna, nel settembre del 2017. In questo caso, si sarebbe trattato di andare a plaça Sant Jaume, sede tanto del municipio quanto della Generalitat. La massa di gente, che è arrivata a toccare le diecimila presenze mentre era ancora in corso la convocazione all'aeroporto (sospesa alle 21), è rimasta ore in via Laietana, davanti al famigerato commissariato della Policía Nacional entrato nella storia per diffusione e intensità delle pratiche di tortura che ebbero luogo lì dentro durante il franchismo. La concentrazione di Laietana è stata poi sciolta con cariche estremamente violente appena dopo la mezzanotte, proprio dalla polizia spagnola, dopo che i cordoni dei Mossos avevano ceduto in alcune strade laterali, permettendo al flusso di manifestanti di sfondare.

Martedì, dopo un'altra mattinata di tagli di strade in tutta la città, a Barcellona hanno convocato alla Delegación de Gobierno spagnola tanto ANC e Òmnium, i due soggetti dell'indipendentismo pacifista di massa che da anni sono attori politici centrali in Catalogna, quanto i CDR. La manifestazione di ANC e Òmnium è stata attaccata con una violenza inaudita, come non si era mai visto prima. E la popolazione si è difesa alzando barricate per tutto l'Eixample.

Mercoledì la terza mattinata di blocchi stradali in ogni quartiere, soprattutto nelle principali arterie della città, e, la sera, i CDR hanno convocato una manifestazione sotto la consegna di portare rotoli di carta igienica, che si è diretta nei pressi del consiglio degli Interni della Generalitat, e che, un'altra volta, è stata repressa nel sangue con attacchi violentissimi di Mossos (che a Tarragona hanno investito due persone) e Policía Nacional, che hanno sparato salve e proiettili rispettivamente di schiuma viscoelastica e gomma ad altezza facce.

Entrambi i giorni, manifestazioni cittadine come quelle di Barcellona sono state convocate negli altri tre capoluoghi di provincia catalani (Girona, Lleida, Tarragona) e in diverse altre città, e nei capoluoghi entrambi i giorni ci sono stati diversi episodi di violenza poliziesca. Fino a questo momento, si parla di centinaia di persone rimaste ferite in tutta la Catalogna. A Barcellona sono state incarcerate quattro persone arrestate nella serata di martedì, per le quali il processo per direttissima ha decretato prigione senza cauzione.

Nel frattempo, cinque marce moltitudinarie partite mercoledì mattina da Tàrrega, Girona, Tarragona, Vic e Berga stanno bloccando le principali vie d'accesso a Barcellona: è lì che sono dirette, con arrivo previsto il venerdì dello sciopero generale convocato dalla Intersindical-CSC. Tsunami annuncia inoltre un'altra manifestazione moltitudinaria a Barcellona per sabato 26.

 

Insomma, in Italia non ce ne si sta accorgendo, ma in Catalogna un nuovo soggetto politico sta rompendo la normalità e sta muovendo centinaia di migliaia di persone che hanno perso ogni paura. Ci sono degli errori interpretativi diffusi nell'analisi dall'Italia dell'indipendentismo di movimento: viene considerato da diversi soggetti, per riduzione al conosciuto operata anche da certa stampa e con buona pace di ogni rigore analitico e di ogni valutazione del contesto, una declinazione politicamente minoritaria di un movimento nazionalista borghese qualsiasi, quando non vi sono riscontrabili le due tendenze che per Anthony W. Marx identificano i nazionalismi borghesi, ovvero l'esclusivismo e il corporativismo[10]. Per capirlo meglio, dobbiamo analizzare la composizione della massa sociale che compone i diversi contesti preesistenti di lotta, a partire dalla riflessione politica di fondo che la muove. I quartieri di Barcellona possono essere un campione d'analisi ben indicativo della situazione nei movimenti della città, movimenti che spesso hanno un ruolo fondamentale nella mobilitazione della popolazione, quartiere per quartiere.

E in questo caso c'è un tessuto preesistente corposo di azione comune nelle lotte, di cui ora porteremo un esempio. In una città piagata dalla gentrificazione, dal turismo di massa, dalla speculazione immobiliare globale e dagli sfratti, la lotta per la casa è una presenza costante da anni nell'agenda politica quotidiana, e negli ultimi mesi si sta imponendo sempre di più al centro dell'agenda politica dell'indipendentismo di movimento. La lotta del Raval contro i fondi speculativi, ad esempio, ha ottenuto un successo enorme nella prima metà di luglio, quando i movimenti di vicinato – di tutta la città, nel giro di poco tempo – hanno portato a casa un accordo in posizione di forza con il fondo speculativo Blackstone per salvare la permanenza del vicinato di Hospital 77, resistendo per due settimane a uno sfratto con data aperta attraverso la partecipazione popolare e la continua organizzazione di situazioni d'incontro per il quartiere. La lotta per la casa non è certamente l'unico degli ambienti di movimento che si sono consolidati a partire da una quotidianità di pratiche condivise, ma è un esempio fondamentale per illustrare la creazione di queste ultime, il tessuto di condivisione che porta persone di ogni provenienza sociale e geografica a farsi movimento. E queste ultime, come abbiamo già visto abbondantemente con la difesa collettiva dei quartieri con il referendum del 2017, fan barri, come si dice in catalano. Fanno quartiere. E con chi si lotta per una causa comune si arrivano a condividerne di più, e si lotta insieme su ogni fronte.

Poi c'è la rabbia comune verso chi ha picchiato indiscriminatamente gente che stava semplicemente votando, il 1° ottobre 2017, e, scavando pochi centimetri più giù, verso un regime del '78 che è stato disegnato dal franchismo, che è una monarchia per decisione franchista (Ley de Sucesión en la Jefatura del Estado, 1947), in cui è presente l'unico tribunale speciale per reati politici dell'Unione Europea (l'Audiencia Nacional, erede giuridico diretto del Tribunal de Orden Público franchista), e i cui rapporti di potere politico e socioeconomico sono difesi e perpetuati da chiunque non lo metta in discussione. Ciò significa tutti i partiti che agiscano entro una dimensione di organizzazione territoriale spagnola, dalle destre al PSOE a Podemos e alle sue ultime scissioni, ma qui non ci si dimentica che i partiti indipendentisti liberali abbiano sostenuto governi e stretto accordi fino all'altro ieri con i loro omologhi spagnoli.

Anche verso il governo Torra il sentimento si sta facendo sempre più negativo. Il successore di Puigdemont che doveva portare a termine il mandato dell'1-O ha perso qualunque velleità di mostrarglisi fedele, e lo stesso vale tanto per il PDeCat come per ERC, i due partiti indipendentisti liberali, di spettro politico neoliberista il primo e socialdemocratico il secondo. E se la questione dei Mossos che l'1-O vennero rivendicati da alcune persone come “la nostra policia” per il semplice fatto di non aver preso parte alle operazioni di repressione massiva contro i seggi è stata molto limitata e ingigantita nelle percezioni dall'uso mediatico e – per quanto riguarda gli ambienti di movimento – dalla ricerca di giustificazioni per le resistenze psicologiche ad appoggiare una causa con chiare ragioni d'identificazione, in questi giorni si sta assistendo a una reazione popolare gigantesca alla pressione dei Mossos, che gestiscono ancora la maggior parte dell'ordine pubblico. La pressione politica che viene dalla strada perché si dimetta il consigliere degli Interni, Miquel Buch, è enorme e risoluta. Ma sulla questione ordine pubblico sta attuando anche con sempre maggiore presenza (uscendo ben al di fuori del perimetro di quella che sarebbe la loro giurisdizione, teoricamente limitata alle installazioni del governo spagnolo) la Policia nacional. Mercoledì sono arrivati oltre mille effettivi della Guardia Civil[11], e Anonymous Catalonia sostiene attraverso il suo canale Telegram che sarebbe in preparazione l'invio di truppe di terra dell'esercito. In tutto ciò, dopo il via con l'attacco a una manifestazione di solidarietà a Madrid mercoledì pomeriggio, è uscito dalle fogne il fascismo spagnolista, che ha attaccato compagne a Lleida, Manresa e, con particolare ferocia, Tarragona.

Il 10-N, in tutto ciò, ci saranno le elezioni generali, e una repressione dura come quella che si sta vivendo (o come quella che potremmo vivere nei prossimi giorni) potrebbe essere una strategia di Sánchez per sommare voti, data la discesa nei sondaggi tanto della componente podemita ed expodemita quanto delle destre, dove cresce il PP nonostante l'assenza di Casado dal dibattito pubblico ma Ciudadanos affonda e si contende la stessa quantità di seggi con Vox. Ma di questi calcoli elettoralisti, la popolazione catalana ormai non se ne fa più niente.

La parola chiave per intendere la strategia di Tsunami, che gli altri soggetti delle mobilitazioni intendono e fanno propria, è degoteig. Gocciolio, delle persone che arrivano all'obiettivo tattico e rapidamente si muovono verso altri: El degoteig constant i prolongat fa el Tsunami, scrivevano nel loro canale Telegram lunedì 14 alle 15:25, mentre sempre più gente stava arrivando all'aeroporto e sempre più gente bloccava l'intera Barcellona. Ma anche sgocciolamento, delle energie di forze repressive limitate nei numeri, prima di tutto. Si tratta di azioni di disobbedienza civile nonviolenta (come Tsunami rivendica ripetutamente) diluita nello spazio e nel tempo, che sta prendendo un ritmo sempre più costante. Al di là delle mobilitazioni più massicce che vengono convocate dai soggetti politici di cui abbiamo parlato finora (Tsunami, CDR, ma anche ANC e Òmnium), l'intera Catalogna dalla mattina di lunedì 14 è piena di piccole azioni mobili di blocco delle infrastrutture, in ogni angolo, compiute da numeri esorbitanti di persone. Si tratta di una gigantesca esperienza di clandestinità di massa, come fu anche il referendum, ma praticata al di fuori della sua retorica pacifista a oltranza, tenendo ben presente il confine tra violenza – rifiutata apertamente in ogni momento, in ogni comunicato, in ogni rivendicazione – e diritto all'autodifesa e alla disobbedienza.

La rivoluzione dei sorrisi è finita. Lunedì 14 ottobre è stata condannata per sedizione un'intera società. La risposta di questa società? Che sedizione sia.



[1]Ángela Martialay, Sentencia del procés: El Supremo acuerda condenar de forma unánime por sedición a los líderes del 1-O, “El Mundo”, 12 ottobre 2019, https://www.elmundo.es/espana/2019/10/12/5da16fe4fdddfffca98b47d3.html

[2]Jesús Rodríguez, Josep Comajoan, Sara Blázquez, Nou detencions al Vallès i Osona en un macrooperatiu de la Guàrdia Civil contra “moviments independentistes”, “Directa”, 23 settembre 2019, https://directa.cat/nou-persones-detingudes-a-sabadell-mollet-i-cerdanyola-en-un-macrooperatiu-de-mes-de-500-guardies-civils-vinguts-des-de-madrid/

[3]Gemma Garcia, Victor Serri, “L'operació de la Guàrdia Civil respón a una estratègia política que acaba trencant vides”, “Directa”, 2 ottobre 2019, https://directa.cat/loperacio-de-la-guardia-civil-respon-a-una-estrategia-politica-que-acaba-trencant-vides/

[4]Juan José Fernández, Dos de los CDR detenidos reconocen la compra y manipulación de sustancias explosivas, “El Periódico”, 25 settembre 2019, https://www.elperiodico.com/es/politica/20190925/miembros-cdr-detenidos-abogado-oficio-declaracion-guardia-civil-7651561

[5]Organizzazione antirepressiva della sinistra indipendentista di movimento dei Països Catalans che offre supporto legale e giuridico a persone detenute e incausate per la partecipazione ad azioni e mobilitazioni politiche.

[6]ACN, Alerta Solidària atribuye las confesiones de los CDR a la presión “ilegal” de la Guardia Civil, “La Vanguardia”, 25 settembre 2019, https://www.lavanguardia.com/politica/20190926/47646438802/alerta-solidaria-defensas-cdr-detenidos-confesiones-presion-guardia-civil.html

[7]ACN, Alerta Solidària denuncia que almenys dos dels set CDR empresonats estàn en règim d'aïllament, “El Punt Avui”, 11 ottobre 2019, http://www.elpuntavui.cat/politica/article/17-politica/1679709-alerta-solidaria-denuncia-que-almenys-dos-dels-set-cdr-empresonats-estan-en-regim-d-aillament.html

[8]https://mobile.twitter.com/imGeheimen/status/1184178826739367939?s=09

[9]https://app.tsunamidemocratic.cat/

[10]Anthony W. Marx, The Nation-State and Its Exclusions, “Political Science Quarterly”, 117, 1 (2002), pp. 103–107.

[11]Luís Rendueles, Vanesa Lozano, Interior deja a los antidisturbios en Cataluña hasta el 1-N, “El Periódico”, 15 ottobre 2019, https://www.elperiodico.com/es/politica/20191015/interior-antidisturbios-cataluna-1-n-mil-guardias-civiles-sentencia-proces-7683040