La questione migratoria in Francia

Un nuovo articolo della rubrica “Le Père Duchesne: uno sguardo sulla Francia”.

19 / 1 / 2023

La rubrica “Le Père Duchesne: uno sguardo sulla Francia” deve il suo nome al personaggio Père Duchesne, che nella mitologia popolare francese rappresentano “l’uomo del popolo” che denuncia abusi e ingiustizie commesse dai potenti. Non è un caso che molti giornali nati durante la Rivoluzione Francese si chiamassero in questo modo. Sulla scia di questa tradizione prende il nome questa rubrica di Global Project dedicata alla politica interna francese, ai movimenti sociali e alle manifestazioni che avvengono in Francia. La rubrica è curata da Athénaïs Athénaïs Gauthier Hagry che sta svolgendo nella nostra redazione uno stage nell’ambito dell’European Solidarity Corps.

Omar Sy, uno degli attori più amati dai francesi, è stato di recente protagonista di un'inchiesta sulla questione dell'immigrazione. Questa arriva pochi mesi dopo le polemiche sulla Ocean Viking, un'imbarcazione umanitaria arrivata con 230 migranti in Francia lo scorso novembre. E i politici francesi – come addadute altre volte - stanno speculando sulla vita di queste persone.

Da alcuni mesi, nel più grande silenzio, si è affermata una politica anti-immigrazione più rigida di prima. Gérald Darmanin, ministro dell'Interno francese, ha deciso di alzare il tiro e la sua nuova proposta di legge dovrebbe essere votata nelle prossime settimane, nonostante le numerose denunce sulla mancanza di controllo della materia, provenienti dalle associazioni che si occupano di migranti.

Il Ministro dell'Interno ha recentemente rivelato alcuni contenuti della futura legge, che mostra una totale mancanza di conoscenza del tema. In primo luogo, vuole introdurre un permesso di soggiorno temporaneo per attirare i professionisti sanitari stranieri a riempire il vuoto che esiste in Francia in questo settore. Questa proposta è semplicemente inappropriata se l'obiettivo di Darmanin è quello di rallentare l'arrivo dei migranti sul suolo francese. Infatti, incoraggiando i professionisti della salute a venire in Francia, contribuiamo alla « fuga dei cervelli » e all'impoverimento in termini di capacità di sviluppo dei Paesi d'origine, il che potrebbe potenzialmente aumentare la povertà e la necessità di migrare verso la Francia o altri Paesi europei.

Oggi sono più di 5.000 gli operatori sanitari stranieri che esercitano in Francia, con contratti brevi e sottopagati[1], ma soprattutto con l'incognita dell'espulsione. Questi professionisti sono già obbligati a superare l'EVC (Épreuves de Validation de Compétences)[2] e a completare un corso di formazione biennale per convalidare le loro competenze al fine di poter esercitare di diritto.  Nel 2022, il 61% dei candidati non ha superato il concorso. È evidente che il permesso di soggiorno temporaneo aumenterà "l'ansia dell'incertezza sul proprio futuro" come afferma Brahim Zazgad, presidente di Supadhue[3]. Barbara Filhol, del sindacato CGT per la salute e l'azione sociale, vede "una logica da Kleenex, li usiamo e poi li buttiamo".

Per il diritto d'asilo, le prospettive non sono certo più rosee. Il Ministro dell'Interno vuole accelerare i tempi di trattamento delle domande, il che ha spinto Delphine Rouilleault, direttore generale di France Terre d'asile, ad affermare che "Se da un lato possiamo condividere il desiderio di accelerare questi processi, dall'altro non possiamo che temere che l'obiettivo finale sia quello di poter effettuare un maggior numero di esecuzioni degli obblighi di lasciare il territorio francese (OQTF)[4]. E Rouilleault non sta avanzando teorie cospiratorie perché in una circolare del 17 novembre, Darmanin ha chiesto ai prefetti di far rispettare con più fermezza gli OQTF e di rafforzare le capacità di detenzione. Ma il ministro degli Interni sembra dimenticare, o preferisce che l'elettorato dimentichi, che per l'esecuzione degli OQTF la Francia deve ricevere un lasciapassare consolare dal Paese di origine.

Inoltre, Darmanin vuole che "ogni permesso scaduto comporti l'esame della situazione dello straniero per l'emissione di un OQTF e l'espulsione se necessario" e "l'uso della coercizione per prendere le impronte digitali e le fotografie degli stranieri che soggiornano illegalmente o che vengono controllati" quando attraversano la frontiera. Infine, vorrebbe che la polizia di frontiera avesse la possibilità di "ispezionare visivamente i veicoli privati" al confine.

Per far passare le sue nuove misure, il ministro sta cercando l'appoggio del partito di destra Les Républicains (LR): egli stesso afferma "tutto ciò che i LR hanno sempre chiesto sull'immigrazione, noi lo proponiamo" nell'intervista pubblicata su Le Figaro.  Al contrario, il presidente del partito LR, Eric Ciotti, vede in queste misure una "regolarizzazione massiccia". Un altro deputato di LR, Pierre-Henri Dumont, sembra concordare sul fatto che questo testo ha il potenziale per diventare una "una trappola per bassi salari". Darmanin ha cercato di controbattere affermando che "se la destra vuole, sarà sua cura modificare i criteri per i permessi di soggiorno" e renderli più severi.  Per "bilanciare" questo progetto di legge, il ministro degli Interni ha unito le forze con il ministro del Lavoro, Olivier Dussopt, anch'egli ex membro del partito socialista. Questo dimostra che avere un retroterra politico « di sinistra » non impedisce di usare i migranti per catturare consensi nell'elettorato di destra.

Va ricordato che qutte queste nuove misure sull'immigrazione, sono presentate da un uomo che ha mandato le imprese incaricate dallo Stato a smantellare la « Giungla di Calais » e che venerdì 6 gennaio ha annunciato la creazione di altre otto brigate di gendarmeria[5] nel dipartimento Nord-Pas-de-Calais (il dipartimento dove l'immigrazione è considerata più problematica). Una delle ragioni addotte da Darmanin è che "qui c'è molta violenza contro le donne, che probabilmente merita più investigatori e più risorse della gendarmeria". Proprio sul tema della violenza di genere ricordiamo anche che il ministro degli Interni è stato accusato di stupro e abuso di debolezza[6] da due donne, anche se sostiene di non aver "mai abusato della debolezza o dell'integrità di nessuno". Tranne forse quelle degli immigrati..

Cosa c'entra Omar Sy in tutto questo?  Il suo nuovo film, Tirailleurs, parla della Prima Guerra Mondiale e in un'intervista al quotidiano Le Parisien si è parlato di guerra. Durante l'intervista, Omar Sy ha dichiarato: "Una guerra è un’ombra oscura sull’umanità, anche quando si trova dall'altra parte del mondo. Ricordiamo che l'uomo è capace di invadere, di attaccare civili e bambini. Sembra che abbiamo dovuto aspettare l'Ucraina per renderci conto di questo. Lo vedo da quando ero bambino. Quando è lontana, pensi che laggiù siano dei selvaggi e che da noi non possa più succedere”. L'articolo è stato pubblicato sui social network, ampiamente ripreso e criticato dall'estrema destra, che ha estrapolato i commenti dell'attore dal contesto e ha affermato che si stava prendendo la libertà di criticare gli aiuti forniti agli ucraini.

Rivelando una tendenza al razzismo, a considerare i figli della migrazione come stranieri anche se hanno la nazionalità francese, Omar Sy rivendica che queste critiche siano innanzitutto legate alle suo origini africane. Il razzismo gioca certamente un ruolo nella narrazione mediatica francese, e si riflettono sulle politiche migratorie. Basti pensare al fatto che i Paesi dell'Unione Europea accettino senza difficoltà i rifugiati ucraini, ma con più difficoltà quelli provenienti dalle zone di conflitto in Africa.

Tra tutti i problemi che la Francia sta affrontando, l'immigrazione non è certo il più urgente, nemmeno in termini di sicurezza nazionale. Anzi, possiamo supporre che sia il razzismo il vero problema di ordine pubblico, dopo il recente attacco al centro culturale curdo di Parigi del 23 dicembre 2022, ad opera di un uomo che aveva già commesso crimini a sfondo razziale dal 2017. Quest'uomo è stato infatti condannato per aver ferito dei migranti in un campo nel 2021 e ha già scontato un anno di detenzione preventiva. È il nostro sistema giudiziario, l'incarcerazione, le ricorrenti violenze della polizia durante le manifestazioni che necessitano da subito terreni di roforma. E forse sono necessarie anche leggi migliori per proteggere dal razzismo, dal sessismo e dalla xenofobia. 



[1] Il minimo è di 1.300 netti senza reperibilità

[2] Épreuves de Validation de Compétences (EVC): Esame di Validazione delle Competenzie

[3] Brahim Zazgad, psichiatra a Laon, nell'Aisne, e presidente dell'Unione dei medici dell'Unione non europea (Supadhue).

[4]  La decisione di espellere o obbligare a lasciare il territorio francese è presa dal prefetto, in particolare in caso di rifiuto del rilascio del permesso di soggiorno o di soggiorno illegale in Francia. Obbliga a lasciare la Francia con mezzi propri entro 30 giorni.

[5] Gendarmeria: Forza armata francese incaricata di missioni di polizia, soprattutto nelle aree rurali e periurbane e sulle vie di comunicazione.

[6] L'abuso di debolezza nella legislazione francese si verifica quando una persona approfitta della vulnerabilità di un'altra persona per indurla a fare qualcosa di contrario ai suoi interessi. L'aggressore è consapevole dello stato di debolezza e ignoranza della vittima. È molto simile alla circonvenzione di incapace in Italia.