La Povertà infantile in Egitto cresce. Chi potrebbe aiutare è soggiogato.

19 / 1 / 2018

L’articolo originale è stato pubblicato su Al-Monitor da Walt Curnow il 9 Gennaio 2018. Walt è un giornalista Freelance con base al Cairo dal 2014, è editor per al-Ahram weekly, Egypt Independent e corrispondente di ABC news. Traduzione per Global Project a cura di Claudio Aceto.

Nei giorni precedenti al Natale Copto, che avviene il 7 Gennaio, Ezzat Naem, il fondatore e direttore dell’associazione Spirit of the Youth, sta impacchettando vestiti. Regali per i bambini del quartiere del Cairo Manshiyat Nasr. L’organizzazione di Naem, fondata nel 2004, sta cercando di insegnare ai bambini del quartiere come differenziare i rifiuti in maniera più igienica e sicura, oltre che a leggere e a scrivere.

Un sobborgo sulle colline di Moqattam, Cairo Est, Manshiyat Nasr è la casa degli Zabaleen, i netturbini del Cairo che raccolgono e riciclano la spazzatura della città, considerati tra i più poveri del Paese.

«All’incirca il 60% dei bambini non fanno parte del sistema educativo, non hanno un’educazione formale» spiega Naem al giornale. «L’opportunità di andare a scuola è fuori discussione perché vanno con i loro padri a raccogliere spazzatura nelle palazzine e nei negozi. Quando ritornano è troppo tardi per andare a scuola».

«Loro non giocano come gli altri ragazzi» dice Naem. «Non possono divertirsi, quindi non hanno diritto alla sfera del divertimento o a qualcosa di divertente, eccetto quando vanno in chiesa. Quindi perdono automaticamente molti dei loro diritti dell’infanzia».

Tra gli Zabaleen, i bambini spesso cominciano a lavorare come netturbini tra i 7 e gli 8 anni, per contribuire al sostentamento della famiglia e sopperire allo scarso reddito dei genitori. Per i ragazzi, lavorare significa svegliarsi con papà intorno alle 4 di mattina, raccogliere rifiuti dagli appartamenti del Cairo e ritornare a casa intorno alle 11 di mattina.

Dopo che uomini e ragazzi ritornano, donne e ragazze cominciano il loro turno, differenziando la spazzatura durante l’orario scolastico. Lavorando tra le masse di rifiuti scelgono cosa può essere riciclato e cosa viene dato ai loro porci (la grande maggioranza degli Zabaleen sono cristiani ndt).

Lo scopo dietro l’associazione the Spirit of Youth è sia ambientale che educativo. In primis, garantire un’educazione gratuita ad alcune fasce più vulnerabili e ai bambini del quartiere. Inoltre, l’associazione li educa anche a come riciclare i rifiuti in maniera sostenibile e sicura. Centinaia di loro si iscrivono al programma.

Il lavoro tra i rifiuti è spesso rischioso per i bambini. «Si prendono delle infezioni» conferma Naem. «Si tagliano e si feriscono, per esempio quando l’ago di una siringa li buca mentre raccolgono i rifiuti. Ecco perché l’Epatite C è molto diffusa qui».

«Un bambino su tre in Egitto vive al di sotto della soglia di povertà» rivela il report “Understanding Child Multidimensional Poverty in Egypt” (Capire le Varie Forme della Povertà Infantile in Egitto), pubblicato dall’UNICEF nel dicembre 2017 in coordinamento con il ministero egiziano della solidarietà sociale e l’agenzia centrale per la mobilità e la statistica.

Il rapporto fa notare come la povertà economica sia cresciuta esponenzialmente in Egitto nell’ultimo decennio. Si stima che, nel 2000, il 16.7% della popolazione vivesse al di sotto della soglia di povertà. Nel 2015 quella percentuale è salita al 27.8%. Secondo il rapporto, la violenza contro i bambini, la malnutrizione e lo scarso accesso ai servizi sanitari sono i tre principali fattori che contribuiscono alla povertà poliforme che affligge i bambini Egiziani.

Moussa, un ragazzo di vent’anni che ha celato il suo cognome al giornale, frequenta la scuola di Naem e ha potuto godere dei servizi educativi offerti dalla scuola. È infatti uscito dal circolo della povertà e ora fa il panettiere nel quartiere. Ha aggiunto che l’educazione ricevuta dall’associazione era molto meglio di quella che riceveva nella scuola pubblica dello stesso quartiere.

«Il problema è che il governo ha pure un pessimo modo di insegnare», Moussa ha suggerito al giornale. «Cattivi insegnanti che vengono alle mani con i ragazzi senza un motivo. Non sono riuscito ad imparare l’alfabeto in arabo. Ho imparato tutto alla scuola con il signor Ezzat».

Citando un altro fattore che relega i bambini alla povertà, Bruno Maes, il portavoce dell’UNICEF in Egitto, sottolinea che: «maggiori cambiamenti sociali, comportamentali e culturali sono necessari in Egitto per garantire che tutti i bambini siano protetti e per eliminare la violenza come una delle cause maggiori che contribuiscono alla povertà».

Mentre Moussa ha detto che non ha mai subito una violenza fisica, ha anche detto che è stato esposto a molti altri tipi di pericoli. «Soltanto nel corso di quest’anno abbiamo perso tre bambini perché sono stati travolti da una macchina in strada, uno la scorsa settimana» ha aggiunto.

Mentre il rapporto dell’UNICEF punta il dito contro le mancanze del governo nel risolvere il problema della povertà, mancanze decennali, nota anche che al momento il governo stia facendo degli sforzi per alleviare le sofferenze. In questo senso, come parte di un piano quinquennale, l’UNICEF e il governo mirano a contrastare la povertà concentrandosi sullo sviluppo dei bambini, sulla malnutrizione e l’eliminazione della violenza contro i bambini. L’UNICEF consiglierà e assisterà il governo su come migliorare questi indicatori.

Rientra tra gli sforzi del governo per combattere la povertà anche il programma Takaful and Karama (Solidarietà e Dignità). Il programma prevede di stanziare 320 lire egiziane (18$) di base per ogni famiglia più incrementi che vanno dalle 60 lire egiziane (3.4$) alle 100 lire egiziane (5.7$), in relazione all’età del figlio. L’inclusione nel programma è garantita, a patto che il bambino frequenti la scuola.

I critici all’approccio del governo lo accusano di agire per ragioni politiche, per questo credono che le misure si riveleranno presto inefficienti.

Amro Ali, professore di sociologia, crede che la mancanza di inclusione politica sia nociva al processo di miglioramento. «Lo Stato non permette a voci alternative di offrire alcun tipo di consiglio. Questo significa che le sole azioni permesse servono la visione del regime».”

Spiega inoltre: «lo Stato semplicemente non ascolta – non solo non ascolta gli esperti o i poveri. La mentalità del governo non capisce il concetto di politica o di messa in discussione».

Come esempio lampante, l’associazione di Naem, Spirit of the Youth, al momento è in difficoltà finanziarie dopo che un finanziatore privato ha ritirato la sua disponibilità, a metà del 2017, a causa di una nuova legge contro le ONG e l’incapacità dell’associazione, per questo, di attrarre altri fondi.

La nuova legge passata contro le ONG prevede che le organizzazioni riceventi donazioni dall’estero eccedenti 10,000 lire egiziane (566$) debbano avere la pre-approvazione del governo. Il mancato adempimento può trasformarsi in cinque anni di carcere o una multa da un milione di lire egiziane (56,600$).

Naem, almeno fin ora, non è stato in grado di ottenere l’approvazione di alcun tipo di fondo, così la scuola non riesce a far spazio a tanti studenti. Prima che il partner privato si ritirasse, la scuola ospitava circa 120 bambini nel programma. Ora i bambini iscritti nel programma sono 20-30.

«Dal 2011, il governo è impaurito dalle ONG, pensa che portino instabilità in quanto rendono consapevoli le persone di cosa sia la giustizia sociale», spiega Naem. «Noi all’associazione abbiamo una certa consapevolezza di cosa sia la salute pubblica; vacciniamo i bambini e diamo guanti a chi lavora con la spazzatura. Adesso i nostri fondi sono stati bloccati perché il nostro stupido governo non è in grado di distinguere tra le ONG che aiutano le persone (fa riferimento a gruppi locali che in Egitto forniscono istruzione, corsi, assistenza sanitaria ndt) e quelle per i diritti umani (fa riferimento a gruppi di supporto legale ad attivisti o a gruppi che combattono per le varie forme di libertà individuale ndt)».

Mentre il governo egiziano si focalizza sul combattere la povertà infantile – per esempio con il programma Takaful, o con UNICEF – il modo ostinato in cui perseguita le ONG è controproducente e revoca ai bambini la possibilità di avere un’istruzione adeguata.  

[Immagine di copertina: REUTERS/Amr Abdallah A girl plays in the Eshash el-Sudan slum in the Dokki neighborhood of Giza, south of Cairo, Egypt, Sept. 2, 2015.]