La Macedonia in bilico tra nazionalismo e corruzione

12 / 5 / 2015

Nel fine settimana scorso in Macedonia è andata in scena una vera e propria guerra urbana fatta di colpi di arma da fuoco e bombe a mano. Un gruppo armato composto da circa 50-70 persone, secondo le fonti governative, ha attaccato la città di Kumanovo nel nord del paese fronteggiandosi con la polizia e l'esercito per circa 36 ore. Si registrano 8 morti tra le forze dell'ordine e 14 tra gli assalitori mentre i feriti sono 37. L'intero quartiere di “Divo Naselje”, il teatro della battaglia, è stato evacuato e gli abitanti sono rientrati solo dopo due giorni trovando le loro case crivellate da proiettili.

I terroristi fanno parte, stando alle fonti della polizia, dell'Esercito della Liberazione Nazionale, imparentato con l'UCK del Kosovo. Quest'ultimo è stato protagonista degli scontri armati avvenuti nel 2001 tra gli albanesi e i macedoni che hanno portato il paese sull'orlo di una guerra civile risoltasi poi con l'intervento dell'Occidente e gli accordi di Ohrid, occasione in cui il governo macedone si impegnò a garantire il miglioramento dei diritti dei cittadini di etnia albanese che compongono il 25% della popolazione. Questi diritti riguardarono il riconoscimento dell'albanese come lingua co-ufficiale, l'aumento della partecipazione degli albanesi nelle istituzioni governative, nella polizia, e nell'esercito. In compenso la minoranza albanese accantonò le pretese separatiste e riconobbe tutte le istituzioni macedoni. Secondo il Ministero degli Interni, tra i leader del gruppo armato di Kumanovo, ci sono alcuni volti storici dell'UCK kosovaro che sui media hanno rivendicato l'attacco visto nell'ottica della creazione del grande Stato albanese.

Per comprendere meglio i fatti dell'ultimo fine settimana, è necessario soffermarsi sulla delicata situazione politica macedone. Da giorni infatti si susseguono manifestazioni contro il governo conservatore di Nikola Gruevski, alle quali partecipano in forma compatta sia gli slavo-macedoni che la minoranza albanese. Martedì 5 maggio migliaia di persone hanno protestato nel centro di Skopje cercando di assaltare la sede del governo. Ci sono stati scontri pesantissimi con lanci di lacrimogeni e idranti della polizia e decine di arresti. La manifestazione è stata lanciata in seguito alla rivelazione di informazioni sull'uccisione di un giovane di 22 anni nel 2011. Per l'omicidio è stato condannato un poliziotto, che secondo le notizie ufficiali avrebbe agito mentre era fuori servizio. Le intercettazioni pubblicate pochi giorni fa però rivelano che il poliziotto era in uniforme e che le autorità macedoni avrebbero operato per insabbiare tutta la vicenda. Questa notizia è stata la goccia che ha fatto traboccare un vaso che vacillava già da tempo.

Da febbraio di quest'anno il capo dell'opposizione socialdemocratica Zaev sta accusando, attraverso la pubblicazione di intercettazioni, il premier Gruevski e i servizi di sicurezza di aver illegalmente spiato più di 20 mila cittadini macedoni. Nel corso degli ultimi cinque anni sarebbero stati intercettati politici, leader delle opposizioni, attivisti di ONG, uomini d'affari, giornalisti, leader religiosi e magistrati. Il partito di Zaev, inoltre ha accusato, il Capo del governo di corruzione diffusa, di abusi di potere, di pressioni su magistratura e media, brogli elettorali, e di molti altri reati. Il partito nazionalista di Gruevski VMRO, è già da molto tempo al centro delle polemiche, anche fuori dai confini, per aver impresso una svolta poliziesca e autoritaria al proprio esecutivo. I media sono sottoposti a una censura fortissima e i giornalisti indipendenti sono spesso minacciati di morte.

Non è un caso quindi se subito dopo i fatti di Kumanovo, tanti in Macedonia non hanno creduto alla versione ufficiale del Governo ma hanno subito pensato che Gruevski volesse creare tensione e destabilizzare la situazione nel Paese per riportare l'ordine dopo le grandi manifestazioni di piazza che certamente lo hanno messo in difficoltà. Infatti da sempre i governi che si sono succeduti alla guida del paese hanno alimentato e utilizzato le divisioni etniche per guadagnare consenso e mantenere il potere. Da sabato sta girando in rete una video-intervista a un normale cittadino di origini albanesi, girata a Kumanovo negli stessi momenti in cui avveniva la battaglia, che accusa il governo e i poteri forti del paese di creare artificialmente le tensioni e gli scontri etnici quando invece la realtà dimostra la pacifica convivenza tra le persone. L'uomo riceve un abbraccio da un altro cittadino slavo-macedone mentre dietro la folla applaude.

Quale sia la verità sui fatti del fine settimana non ci è dato sapere e non è il caso di sbilanciarsi, ma c'è un dato fondamentale in questa vicenda. E' probabilmente arrivato il momento in cui, nonostante la propaganda governativa, i cittadini macedoni lasciate da parte le divisioni etniche hanno deciso che il nemico comune da combattere è il sistema di potere corrotto e autoritario che ha spadroneggiato in Macedonia per più di 20 anni. La manifestazione annunciata per il prossimo 17 maggio ci farà capire se è davvero così.