La Francia in guerra va a votare

Dopo gli attentati, il Front National parte favorito grazie all'onda emotiva che ha trasformato il trauma nazionale in attacco bellico antiterrorista e lo stato d'emergenza in campagna antislamica e liberticida

7 / 12 / 2015

I fucili d'assalto e le cinture esplosive hanno ferito anche il corpo elettorale francese modificando profondamente la prospettiva politica delle elezioni regionali. La messa in gioco per il governo in carica, nei fatti,  è paragonabile a quella delle elezioni politiche. Nelle ultime tre settimane i sondaggi sono stati allarmanti: 6 regioni su 13, se confermate domenica 13 dicembre, potrebbero essere governate dall'estrema destra. Le percentuali danno come orizzonte un ampio 40% al FN, sia nel Nord-Pas-de-Calais che al sud, Provence- Alpes-Côte d'Azur. A livello nazionale il Front National è il primo partito di Francia.

Anche se l'astensionismo resta il primo partito di Francia, l'elettorato anziano potrebbe frenare l'incontenibile ascensione del FN e arginare il consumarsi progressivo della  “tradizione” degli ultimi vent'anni, cioè il voto socialista (PS). Infatti fino agli anni 90, le regioni erano governate dalle destre repubblicane, successivamente oscurate dal voto populista all'estrema destra già in occasione delle ultime elezioni europee e poi dipartimentali. Con la messa al bando del capostipite Jean-Marie Le Pen, l'estrema destra è definitivamente assimilata al paesaggio politico francese. Il FN di Marine Le Pen più radicale ha ben impiantato localmente le sue radici rispetto a quello del padre, Jean-Marie, perché normalizzato. Per semplificare: oltre la metà degli elettori ha dato un voto a destra o all'estrema destra. Per fascia di età, oltre il 60% dei più giovani ha dichiarato l'intenzione di votare per partito di Marine Le Pen.

In piena campagna elettorale, la rincorsa politica post 13 novembre focalizzata sulla risposta militare e la fallimentare legislazione securitaria e antidemocratica del PS raccoglie i suoi frutti nelle urne. Il soldato Hollande sarà salvato dai pensionati e dal popolo dell'ïle-de-France governato con la paura? A Parigi e nelle periferie il patriottismo tricolore e il coro catartico dei media alla memoria delle vittime, così  come le spille I Love Paris distribuite ai turisti mentre l'esercito pattuglia i quartieri e la polizia controlla folle di cittadini, stanno costruendo una narrazione che ha favorito pericolosamente la destra. Per la prima volta le destre sono arrivate in testa nella regione parigina con il partito dei Républicains diretto da Sarkozy.

Le classi popolari e la metà degli operai votano FN da un pezzo, la fascia sociale composta da abitanti parigini 'intra-muros' - entro il limite periferico, confine ormai trasformato dal progetto del Grand Paris, la più grande opera di speculazione immobiliare a livello europeo - resi più sensibili dalle minacce terroriste degli ultimi mesi era l'incognita politica dell'effetto-attentati.

I cittadini che ignorano il voto oppure si affidano al populismo incantatorio sono dimenticati se non ignorati dalle politiche economiche e sociali che promuovono e investono in un ciclo di piani di riqualificazione urbana a fronte dell' abbandono di servizi, con il suo corollario di centralizzazione metropolitana rispetto alle zone rurali non agricole come nelle 6 regioni dove avanza inesorabilmente il FN. Ma la Francia degli "invisibili" non è più solo quella profonda e popolare della provincia e delle periferie.

In questo clima di "crisi della democrazia", di smantellamento dei diritti e di degradazione sociale ed economica, lo stato d'emergenza e la gestione arbitraria della "sicurezza" vedono convergere il ministero dell'Interno e il ministero della difesa in una scena politica che oscilla tra l'assurdo poliziesco e la crudeltà della guerra in cui si innesca il discorso anti-migranti che investe l'intero arco politico o quasi. Discorso monopolizzato dal FN in opposizione al rischio del "totalitarismo islamico". "L' Islam al potere in Francia, la sharia al posto della Costituzione, le chiese distrutte, la musica proibita, l'epurazione religiosa", eccetera, così come la "guerra mondiale ideologica", vanno insieme ai bombardamenti francesi sui territori amministrati e dominati dallo Stato islamico.

La difesa della laicità diventa così la nuova arma frontista, un détournement annunciato da anni di leggi socialiste a difesa di un aggressivo integralismo laico. Ma la chiave di volta del discorso nazionalista che attraversa la Francia, da Nizza a Calais dove ha stravinto Marine Le Pen, è l'immigrazione "di massa".  L'evidente parallelismo demagogico con le politiche migratorie del primo ministro francese Valls sta occultando la drammatica situazione di migliaia di persone immigrate anch'esse "invisibili", umanamente dimenticate e da criminalizzare.

In una situazione di apparente confusione a destra e di evidente arretramento socialista si prospetta l'alleanza PS-Républicains da nord a sud per tentare di vincere il FN al prossimo turno elettorale. Governare un paese colpito che si ripiega su se stesso è la vera sfida che pone la vittoria del FN al governo Hollande.