Israele - Continua la protesta dei richiedenti asilo e migranti

Liberare gli arrestati,fermare le detenzioni a tempo illimitato per il pieno rispetto dei diritti dei rifugiati

7 / 1 / 2014

Al centro dell'attenzione da tre giorni la mobilitazione dei richiedenti asilo, dopo la grande manifestazione di tre giorni fa. Chiare le richieste alla base delle iniziative come scritto nell'appello tradotto da Dinamo Press: cancellare la nuova modifica della “Legge di Prevenzione dell’Infiltrazione”, fermare gli arresti, liberare tutti i richiedenti asilo e rifugiati, oltre al richiedere il rispetto dei diritti sociali e che le richieste di asilo siano esaminate in una maniera giusta e trasparente.

Dopo le manifestazioni oggi si svolge un'assemblea in cui decidere come continuare la lotta e viene rilanciato l'appello al sostegno internazionale di una mobilitazione che parla della condizione generale dei richiedenti asilo e dei migranti.

Di seguito per approfondire quello che sta succedendo gli articoli tratti da Dinamo Press, che ha tradotto l'appello alla mobilitazione, e da Nena News.

Israele, lo sciopero dei richiedenti asilo africani è a oltranza

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I migranti in lotta sono determinati a proseguire la mobilitazione fino a quando il governo non accetterà le loro rivendicazioni, mettendo fine alle leggi autoritarie e razziste a cui sono sottoposti rifugiati e richiedenti asilo in Israele.
Leggi l'appello alla mobilitazione e al sostegno internazionale (trad. italiana di DINAMOpress)
Dopo le manifestazioni di massa dell’altro ieri, nella piazza centrale di Tel Aviv, e di ieri, davanti agli edifici delle principali istituzioni internazionali e di molti Paesi europei, la giornata di oggi è stata segnata da una grande assemblea e poi da una conferenza stampa.

Continua la lotta dei richiedenti asilo africani di Israele, determinati a proseguire fino a quando il governo non accetterà le loro rivendicazioni. Intanto varie associazioni israeliane dei lavoratori, come quella degli albergatori e della ristorazione, si sono schierate a fianco degli scioperanti.

Dopo le mobilitazioni di massa dell’altro ieri, con il corteo dei 30000 confluito in una Rabin square stracolma, e di ieri, davanti agli edifici delle principali istituzioni internazionali e delle ambasciate americana e di i molti Paesi europei, la giornata di oggi è stata segnata da una grande assemblea e poi da una conferenza stampa.

I manifestanti si sono riuniti a Levinsky Park, piazza simbolo della protesta, per discutere su come proseguire la mobilitazione. Numerose forze di polizia, con cavalli e tank pieni di skunk water presidiavano la piazza. Durante l'assemblea, che durerà tutto il giorno, e' stata annunciata una nuova marcia verso Gerusalemme. Moltissimi sono stati gli interventi dei richiedenti asilo e di solidarietà, tra cui quello molto sentito di Reuven Abergel, che negli anni 70 militava tra le pantere nere israeliane: “Voi siete rifugiati, se andrete in prigione, io vi raggiungerò”

La conferenza stampa, ospitata in uno spazio della comunità eritrea, non conteneva tutti i media presenti. Mulugeta, richiedente asilo eritreo, ha ricordato come siano state le politiche israeliane di arresti di massa e di durata indefinita ad averli costretti ad una decisione tanto difficile e gravosa come lo sciopero ad oltranza. I loro lavori erano gia' duri e mal pagati, la loro comunità gia' povera, ma hanno sentito di non avere scelta. Chiede che il governo la smetta di mentire alla popolazione e di istigare odio e paura verso di loro. Chiede che gli sia data una possibilita', almeno fino a quando non sara' possibile per lui tornare a casa in sicurezza.

Zemhret, anch'egli eritreo e da 6 anni in Israele, chiede che il governo cessi gli arresti di massa e liberi i fratelli nelle prigioni in mezzo al deserto. Ricorda come in queste prigioni siano in 130 a condurre uno sciopero della fame e come questi non abbiano accesso all'assistenza medica. Moussa viene dalla Repubblica Centraficana ed e' in Israele da anni. Spiega perche' ora si rivolgono alla comunita' internazionale: il governo israeliano continua, infatti, a sostenere di garantire I diritti umani, continua a dire che in Holot hanno cibo e acqua, “ma che cosa ne e' della liberta' e della giustizia. Cosa ne e' del nostro futuro?” L'appello alle NU e alla sua agenzia per I rifugiati e' forte, chiede che non restino ancora a guardare mentre il governo di Israele continua ad umiliarli, “we have no time to wait”.

Sumaya viene dal Darfour. Secondo lei “la lotta e' stata la migliore scelta possibile. Abbiamo anche mostrato di essere una comunità che rispetta la legge”. E' stato nel momento in cui hanno visto i propri fratelli marciare dalle prigioni nel deserto verso Gerusalemme che hanno capito che il momento di agire era giunto. “Non abbiamo leader, tutti insieme abbiamo deciso di muoverci...Sappiamo di non essere soli, in tutto il mondo ci stanno supportando. Noi non chiediamo molto, solo che Israele rispetti I trattati internazionali che ha firmato, che venga a controllare se siamo rifugiati, o no, che guardi cosa sta succedendo in Sudan ed in Eritrea. Israele e'stato tra i primi a firmare la Convenzione sui rifugiati negli anni 50. Se non vogliono rispettarla, che rimuovano la firma dal trattato.”

Alla domanda se hanno guardato alla storia del genocidio degli ebrei prima di venire qui rispondono: “Si, certamente, ma quello che abbiamo trovato non ha nulla a che fare con l'ebraismo, questo governo non ha nulla a che fare con l'ebraismo”.

Dal canto suo, il governo non sembra disposto a cedere su nessun punto. Il primo ministro ha ribadito la linea dell’esecutivo, secondo cui i manifestanti non sono rifugiati (nonostante la maggior parte provenga da Paesi sconvolti da conflitti interni, come l’Eritrea, il Sud Sudan e il Darfour) ma “infiltrati africani”, cioè migranti economici in cerca di lavoro che non hanno diritto a vivere in Israele. Oltre a respingere le richieste dei manifestanti, il governo ha anche deciso di infischiarsene delle decisioni dell’Alta Corte di Giustizia, che ha recentemente condannato le misure legislative che riguardano le forme, i tempi e le procedure di detenzione, dichiarandole contrarie al diritto alla libertà individuale e alle leggi fondamentali dello Stato di Israele.

Il governo è estremamente preoccupato ed è intenzionato a tenere il pugno di ferro perché il significato della lotta dei richiedenti asilo africani va oltre le richieste di riconoscimento della protezione internazionale e di garanzia dei diritti, ma riguarda lo stesso futuro di Israele, in bilico tra opposte possibilità. Quella di uno Stato multiculturale in cui anche i non ebrei possano godere di diritti e libertà, o quella di uno stato monolitico dal punto di vista religioso e razziale, determinato a inseguire la propria sicurezza interna attraverso il genocidio dei palestinesi e la deportazione di tutti i migranti africani.

Per il 22 gennaio, i richiedenti asilo hanno lanciato un appello alla mobilitazione internazionale a sostegno della loro lotta, invitando a manifestare davanti alle ambasciate e ai consolati israeliani per aumentare la pressione sul governo di Netanyahu

Leggi anche: Continua la lotta dei migranti africani in Israele

Israele. Migranti in marcia nel deserto

* Tratto da Dinamo Press *

Israele, migranti al terzo giorno di sciopero

Migliaia di migranti in assemblea a Tel Aviv per decidere le prossime tappe del loro sciopero. Intanto il Ministero degli Interni comunica "la partenza volontaria" di decine

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dalla redazione

Roma, 7 gennaio 2014, Nena News - Terzo giorno di sciopero dei richiedenti asilo in Israele. Da questa mattina migliaia di migranti sono radunati nei giardini Levinsky a sud di Tel Aviv per discutere su come continuare la loro protesta contro le politiche migratorie del governo israeliano. Intanto nel carcere di Saharonim, nel deserto del Neghev a confine con l'Egitto, circa 130 richiedenti asilo continuano lo sciopero della fame.

"Siamo determinati a continuare questa battaglia" ha detto il ventisettenne eritreo Mongita arrivato in Israele 6 anni fa. "Combattiamo per la nostra vita - ha aggiunto il giovane - non ci fermeremo finché non saranno esaminate le nostre richieste di asilo e non cambieranno le politiche nei nostri riguardi".

Alle ore 13 italiane i migranti (principalmente sudanesi ed eritrei) comunicheranno alla stampa le prossime iniziative che intraprenderanno. Tra le ipotesi valutate oggi in piazza vi sarebbe una marcia verso il carcere di Saharonim e l'adiacente "impianto aperto" di Holot - dove i migranti devono "risiedere" in attesa che le loro richieste di asilo vengano analizzate "caso per caso" dal governo - o a Gerusalemme, sede della Knesset. Secondo il quotidiano Yediot Ahronot i migranti valutano anche la possibilità di restituire i visti temporanei in loro possesso e continuare lo sciopero generale.

Oggi, intanto, il Ministero degli Interni ha reso noto che nelle ultime settimane un gruppo di alcune decine di migranti ha deciso di lasciare "volontariamente" Israele per la Svezia. Il Ministero ha aggiunto che la "partenza volontaria" dei richiedenti asilo è stata resa possibile grazie all'intesa trovata tra il Ministro Gideon Sa'ar e il Commissariato dell'ONU per i rifugiati. Secondo l'accordo ogni migrante che "ha scelto di recarsi in Svezia " ha ricevuto da Tel Aviv una somma di denaro stimata in 3.500 dollari.

La giornata di protesta di oggi fa seguito al raduno di oltre 20.000 migranti a Kikar Rabin nel centro di Tel Aviv domenica e al corteo di migliaia di migranti che ha sfilato ieri nella zona delle ambasciate della città israeliana. Una protesta che è arrivata anche sotto gli uffici dell'Agenzia dei Rifuiati delle Nazioni Uniti dove alcuni migranti avevano incontrato personalmente il capo dell'UNHCR in Israele Walpurga Englbrech.

Tratto da Nena News

Dai migranti in lotta in Israele: Appello alla mobilitazione internazionale - Tradotto da Dinamo Press

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Alla comunità internazionale: chiediamo di sollecitare Israele a fermare la nostra detenzione e iniziare a rispettare i diritti dei rifugiati! Le recenti politiche israeliane di detenzione arbitraria per periodi illimitati e senza processo continuano a umiliare la nostra comunità. Ci rivolgiamo alla comunità internazionale in cerca di aiuto e per chiedere che si mobiliti per manifestare di fronte alle ambasciate israeliane il 22 gennaio 2014.

Nelle ultime settimane, una serie di cambiamenti politici senza precedenti nei confronti dei richiedenti asilo africani e dei rifugiati ci ha costretto a prendere misure drastiche per mostrare il nostro malcontento, la nostra frustrazione e paura.

Circa 50.000 richiedenti asilo africani e rifugiati vivono in Israele. Abbiamo subito persecuzioni, coscrizione militare forzata, dittature, guerre civili e genocidi. Invece di trattarci come rifugiati, il governo di Israele ci tratta come criminali.

I membri del governo israeliano ci hanno chiamato “cancro”, sostenendo che siamo “infiltrati” venuti per cercare lavoro. Le continue istigazioni e i ripetuti discorsi di odio verso di noi del governo hanno portato a violenze razziali e crimini di odio contro la nostra comunità.

L’11 dicembre 2013 il governo ha approvato una nuova misura nella “Legge di Prevenzione dell’Infiltrazione”, in risposta alla recente decisione dell’Alta Corte di Giustizia che capovolgeva le precedenti modifiche del testo legislativo. In quella decisione la Corte definisce la legge un “abuso grave e sproporzionato contro il diritto alla libertà personale” e stabilisce che è contraria alle leggi fondamentali di Israele. Le nuove modifiche permettono la detenzione per un anno, seguita dalla detenzione indefinita senza controllo giurisdizionale.

Ispettori dell’ “Autorità della Popolazione, Immigrazione e Frontiera” (PIBA) hanno iniziato ad arrestare e detenere centinaia di richiedenti asilo a Tel Aviv. Nell’ultima settimana di dicembre 2013, la PIBA ha annunciato il suo piano di ordinare a migliaia di richiedenti asilo e rifugiati di farsi registrare a Holot [nuova struttura detentiva costruita nel deserto del Neghev, ndt] entro 30 giorni. Nonostante le garanzie del Ministro dell’Interno che le famiglie non sarebbero state divise, decine di uomini con donne e bambini sono stati convocati. Il panico si è diffuso nella comunità di richiedenti asilo di Israele, dal momento che la autorità hanno limitato sempre più la possibilità di rinnovare i visti, lasciando che persone vulnerabili perdessero il lavoro e venissero arrestate.

Nelle ultime due settimane, migliaia di richiedenti asilo e rifugiati africani sono scesi in piazza a Gerusalemme e Tel Aviv per manifestare per la libertà, opporsi agli arresti, alla detenzione e al disprezzo per i diritti dei rifugiati. Abbiamo organizzato tre giorni di sciopero dal 5 al 7 gennaio 2014. Il 6 gennaio abbiamo manifestato davanti agli uffici di ’UNHCR [agenzia ONU per i rifugiati, ndt], Unione Africana, Unione Europea, USA, Canada, UK, Francia, Germania, Italia e Svezia per consegnare il nostro messaggio, appellandoci alla comunità internazionale affinché faccia pressione su Israele per mettere fine alle sue politiche di detenzione e deportazione e richiami questo Stato a riconoscerci come rifugiati e rispettare i nostri diritti umani.

In particolare, chiediamo al governo di Israele di:

Cancellare la nuova modifica della “Legge di Prevenzione dell’Infiltrazione”; fermare gli arresti; liberare tutti i richiedenti asilo e rifugiati.

Iniziare a rispettare i diritti dei rifugiati, incluso i diritti sociali, l’assistenza sanitaria e i benefici dello stato sociale. Esaminare individualmente le richieste d’asilo in una maniera giusta e trasparente.

Chiediamo all’UNHCR di assumersi le sue responsabilità. In particolare:

Ritenere Israele responsabile di aderire alla commissione dei rifugiati.

Monitorare il processo delle nostre richieste di asilo dall’inizio alla fine, in un modo trasparente e giusto, in adesione agli standard internazionali.

Siamo in unità e solidarietà con i nostri compagni delle comunità di richiedenti asilo e rifugiati africani che lottano per i loro diritti umani in Europa e in tutto il mondo.

La nostra condizione comune di rifugiati deve essere affrontata da una lotta unitaria e dalla richiesta a tutti i Paesi di rispettare i diritti umani e la commissione per i rifugiati delle Nazioni Unite.

Ci appelliamo alla società civile internazionale per sostenere le nostre richieste e fare pressione sul Governo di Israele affinché interrompa le sue politiche inumane e rispetti i nostri diritti di rifugiati.

Cosa puoi fare per aiutarci?

_ Organizzare manifestazioni e azioni dirette alle ambasciate israeliane e agli uffici consolari in Europa, Canada, USA e in giro per il mondo il 22 gennaio 2014.

- Inviare una lettera all’ambasciatore israeliana o al console del tuo Paese per chiedere a Israele di interrompere le sue politiche di detenzione e deportazione, riconoscendoci come rifugiati e rispettando i nostri diritti umani.

- Inviare una lettera all’UNHCR chiedendo che Israele sia obbligato a rispondere e si responsabilizzi per l’adempimento dei nostri diritti come rifugiati.

- Condividere la nostra storia e aumentare l’attenzione sulla lotta dei richiedenti asilo africani di Israele. Seguici su: Twitter @ Freedom4Refugee and Facebook @ Freedom4Refugees in Israel- International Solidarity

Se stai organizzando manifestazioni o azioni dirette, per favour faccelo sapere a [email protected].

Grazie del sostegno.

Saluti,

Comunità dei richiedenti asilo africani di Israele.

Traduzione in italiano di DINAMOpress