Israele condanna Khalida Jarrar e con lei tutte le donne che lottano contro il colonialismo ed il patriarcato

4 / 3 / 2021

Lunedì scorso un tribunale militare israeliano ha emesso un verdetto di condanna a due anni di reclusione ai danni di Khalida Jarrar, 57 anni e con qualche problema di salute, parlamentare del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP), storico partito della sinistra palestinese e attivista femminista.

Khalida Jarrar, che dal 1989 è stata arrestata decine di volte ed è stata spesso soggetta a detenzione amministrativa (senza capi d’accusa, né processi) dalle forze d’occupazione sioniste, era già in carcere - sempre con il regime della detenzione amministrativa - dal 31 ottobre del 2019, quando 70 militari israeliani hanno fatto irruzione in piena notte nella casa della sua famiglia.

Secondo la sentenza emessa dai giudici della corte militare israeliana di Ofer, la parlamentare è colpevole di “incitamento alla violenza” e di appartenenza a una organizzazione “proibita”, ovvero il FPLP.

Khalid Jarrar è sempre stata politicamente attiva nel sostenere le lotte dei prigionieri palestinesi per la liberazione e per un trattamento dignitoso all’interno degli istituti penitenziari israeliani, dove l’isolamento è la norma per i detenuti politici. È stata, inoltre, vicepresidentessa e direttrice esecutiva della Addameer Prisoner Support and Human Rights Association

Anche durante la prigionia - con tutto il portato di sofferenza ed abbrutimento che questa comporta - ha sempre dimostrato tenacia e caparbietà. Durante la sua ultima detenzione amministrativa, ad esempio, dopo che le autorità carcerarie avevano negato ad alcune ragazze minorenni la possibilità di avere un insegnante, Khalida Jarrar si è adoperata con le altre prigioniere in modo da fornire delle lezioni all'interno del carcere per consentire il diritto allo studio a queste detenute.

L’attacco dell’ottobre 2019 è arrivato anche mentre si preparava ad insegnare Diritto Internazionale presso la Bir Zeit University, una delle principali istituzioni accademiche e il primo istituto di istruzione superiore fondato in Palestina. 

All’Ateneo è stata imposta la cancellazione del suo corso e gli studenti iscritti sono stati presi di mira per le loro attività politiche e studentesche nel campus.

Qualche mese fa, dal carcere, Jarrar ha scritto un messaggio significativo indirizzato al Festival della letteratura degli scrittori palestinesi:

«Dalla prigione israeliana di Damon situata in cima al Monte Carmel ad Haifa, porgo i miei saluti a nome mio e delle mie 40 compagne combattenti per la libertà palestinesi nelle carceri israeliane. Estendiamo il nostro saluto e il dovuto rispetto a tutti gli scrittori, studiosi, intellettuali e artisti che dicono la verità e chiedono la libertà e la giustizia di tutte le persone e che difendono il diritto delle persone all’autodeterminazione e si oppongono al dominio razzista coloniale. In questa occasione, consentitemi di inviare i nostri saluti e il nostro sostegno anche a tutti gli scrittori, studiosi, intellettuali e artisti arabi che rifiutano la normalizzazione con il sistema coloniale israeliano e che hanno rifiutato di accettare gli accordi di normalizzazione degli Emirati, del Bahrein e del Sudan con l’entità sionista. Sono posizioni come queste che rappresentano i veri legami tra il nostro popolo nel mondo arabo e danno potere a noi prigionieri dall’interno. Sebbene fisicamente siamo tenuti prigionieri dietro recinzioni e sbarre, le nostre anime rimangono libere e si librano nei cieli della Palestina e del mondo. Indipendentemente dalla gravità delle pratiche dell’occupazione israeliana e dalle misure punitive imposte, la nostra voce libera continuerà a parlare a nome del nostro popolo che ha subito catastrofi orrende, sfollamenti, occupazione e arresti. Continuerà anche a far conoscere al mondo la forte volontà palestinese che rifiuterà e sfiderà incessantemente il colonialismo in tutte le sue forme. Lavoriamo per stabilire e consolidare i valori umani e ci sforziamo di ottenere la liberazione sociale ed economica che unisca tutte le persone libere del mondo».

Nella Palestina sotto apartheid anche sanitario – con Israele, detentore del record di vaccinazioni tra i suoi cittadini, che nega la vaccinazione ai palestinesi mentre regala dosi di vaccino anti Covid-19 ai suoi alleati - qualche giorno fa e dopo quindici anni, Abu Mazen ha annunciato nuove, molto controverse, elezioni. Nel frattempo, oltre a Jarrar, sono sette i deputati palestinesi eletti attualmente detenuti nelle carceri sioniste.

La detenzione e la persecuzione giudiziaria dei leader, dei militanti e degli attivisti palestinesi è da sempre uno strumento efficace dell’occupazione israeliana nella sua strategia di colonizzazione della Palestina. Secondo la ong Addameer, a gennaio erano 4.400 i prigionieri politici palestinesi, tra cui 37 donne e 160 minori, questi ultimi sottoposti a gravi torture, come denunciato recentemente dal rapporto “Senza Difesa” di Save the Children.

Il 5 febbraio 2021 la Corte Penale Internazionale ha confermato di avere giurisdizione sulla Palestina, aprendo formalmente un’indagine per stabilire le responsabilità penali individuali per i crimini di guerra e contro l’umanità. 

Khalida Jarrar è stata tra le costituenti del comitato palestinese che ha aderito allo Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale, presentando prove sui crimini israeliani in corso.

Finora la Corte ha identificato quattro categorie principali di crimini di guerra che intende indagare: crimini commessi da Hamas e altre organizzazioni palestinesi nel contesto della guerra di Gaza del 2014 (Operazione “Margine Protettivo”), consistenti principalmente nel lancio di missili sulla popolazione civile israeliana; crimini commessi nello stesso contesto dall’esercito israeliano, consistenti principalmente nel prendere di mira e uccidere civili palestinesi e nella distruzione di edifici civili; crimini commessi dall’esercito israeliano nel contesto della “Grande Marcia del Ritorno” del 2018 a Gaza, durante la quale i cecchini hanno aperto il fuoco contro i manifestanti, uccidendo circa 200 civili palestinesi e, a causa dell’utilizzo di proiettili a frammentazione -illegali- mutilando moltissimi giovani; crimini commessi nel contesto della politica di colonizzazione del territorio palestinese, in particolare l’insediamento della popolazione civile ebraica israeliana. Probabilmente verrà indagato anche il crimine di istituzione di un regime discriminatorio (apartheid) tra coloni israeliani e nativi palestinesi, a seguito anche dei recenti rapporti di B’Tselem.

Un appello viene direttamente dal network di solidarietà con i prigionieri palestinesi Samidoun: le organizzazioni femministe, i movimenti sociali e tutte le persone di coscienza sono esortate a mettere in luce le lotte, le esperienze e la resistenza di Khalida Jarrar, Khitam Saafin (attivista e leader dell’Unione dei Comitati delle Donne Palesinesi, anch’essa attualmente in detenzione amministrativa) e di tutte le donne palestinesi, comprese quelle detenute nelle carceri israeliane, come parte delle attività della Giornata internazionale delle lotte transfemministe il prossimo 8 marzo.