Negli ultimi giorni della campagna elettorale Rohani ha strizzato l’occhio all’opposizione assicurando che darà la libertà ai prigionieri politici.

Iran, il viola ha vinto sul verde

L'elezioni aprono nuove possibilità

16 / 6 / 2013

A quattro anni dalle proteste per la presunta frode elettorale delle ultime elezioni, il paese ha scelto uno degli otto candidati come successore di Mahmoud Ahmadinejad, mentre, circa 300mila poliziotti, insieme ai militari della Guardia della rivoluzione islamica, sorvegliano l’ordine pubblico.

Viene dato l’annuncio della vittoria al primo turno di del leader islamico moderato Hassan Rohani.

Ce l’ha fatta col 50,68% dei voti, superando di un soffio la soglia necessaria del 50% che gli ha consentito di evitare il ballottaggio. Il sindaco di Teheran, Mohammad Baqer Qalibaf, è arrivato secondo (staccatissimo) con il 16,56%. Percentuali inferiori per Saeed Jalili, terzo, e Mohsen Rezai. Altissima l'affluenza alle urne, pari al 72,7%. Subito dopo l'annuncio della vittoria di Rohani, a Teheran sono scattati caroselli di auto che suonavano i clacson.
«È la vittoria dell'intelligenza, della moderazione e del progresso sull'estremismo», ha detto Rohani. Il successore di Mahmud Ahmadinejad ha sbaragliato i candidati del fronte conservatore, segno che l'elettorato è rimasto deluso dalla forte repressione delle proteste e dalle denunce di brogli dopo le presidenziali del 2009.

Negli ultimi giorni della campagna elettorale Rohani ha strizzato l’occhio all’opposizione assicurando che darà la libertà ai prigionieri politici. Tra le sue promesse più applaudite c’è l’eliminazione delle parole “repressione e radicalismo” che sono stati parte della quotidianità iraniana nell’era di Ahmadinejad. Oltre che all’Occidente accennando ad una moratoria nel piano nucleare  iraniano, lo ha affermato con la credibilità di colui che è stato il mediatore durante la trattativa internazionale sull’arricchimento dell’uranio, trattativa interrotta con la vittoria di Ahmadinejad alle precedenti elezioni.

Il suo colore è il viola e il simbolo sventolato dai suoi sostenitori è una chiave che ha pure mostrato in tivù per sottolineare di poter aprire le porte alla soluzione dei problemi dell'Iran. Il suo desiderio è quello di ristabilire migliori relazioni internazionali, attraverso una costruttiva interazione col mondo, per portare a un allentamento delle sanzioni internazionali anti-nucleari che piagano l'economia iraniana.

Riuscirà ad avviare un percorso progressista e di apertura sul piano delle libertà dei cittadini, sotto l’occhio vigile dei Guardiani della Rivoluzione e della guida spirtuale islamica Khamenei,: le folle esultanti che sono scese in piazza, dando vita a interminabili cortei strombazzanti, sembrerebbero di buon auspicio, così pure la difficile situazione internazionale che si sta determinando in tutta l’area geopolitica Medio Orientale.

Il coinvolgimento dell’Iran nel conflitto siriano è sempre più intenso, infatti gli Hezbolllah libanesi sono a tutti gli effetti la longa manus politico militare iraniana nella terra dei cedri, che si è  da sempre schierata affianco ad Assad, ma ora è impegnata con uomini e mezzi nei combattimenti per la riconquista di Homs, città nevralgica per la sopravvivenza politica del Regime siriano: un diverso atteggiamento iraniano potrebbe modificare sostanzialmente i rapporti di forza militari tra ribelli ed esercito regolare. Così vale per la questione curda interna all’Iran stesso ma, molto di più, nei rapporti con la Turchia e l’Iraq. Quindi potremmo azzardare che per un’apertura alle libertà democratiche, la situazione internazionale dell’area gioca a favore di Rohani e degli iraniani.
In politica estera, il programma dello schieramento moderato-riformista prevede un’apertura verso l’Occidente, in particolare nei confronti degli Stati Uniti, con l’obiettivo di risolvere la questione nucleare.  
Rohani è capo del centro di ricerca del Consiglio per i pareri di conformità, una specie di Corte costituzionale presieduta da Rafsanjani, da cui è appoggiato: pur anziano, l'ex presidente è ancora una potenza politico-economica che secondo alcuni sondaggi avrebbe potuto vincere a mani basse queste elezioni, se non fosse stato escluso dai Guardiani della costituzione, formalmente per questioni d'età. In linea con quanto fatto da Rafsanjani e Khatami, Rohani potrebbe formare un esecutivo trasversale e pluralista.

Al tempo stesso strizza l'occhio a chi in Iran ambisce a maggiori libertà sociali, anche per le donne, evocando una carta dei diritti civili e quindi una sfida per gli ambienti conservatori. Da buon centrista alla Rafsanjani, il religioso ha anche solide credenziali di rivoluzionario anti-Shah, di protagonista nella guerra degli anni Ottanta contro l'Iraq e di rappresentante del leader Khamenei nel Supremo consiglio di sicurezza nazionale di cui è stato segretario per 16 anni.

Ma non scordiamoci che Rohani è, prima di tutto, un leader religioso islamico che ha nella teocrazia il fondamento della sua pratica politica.