In Paraguay vince Cartes e il paese svolta a destra

26 / 4 / 2013

Il 21 aprile 2013 il Paraguy è andato alle urne per eleggere il presidente, il suo vice, definire la composizione delle due camere, i governatori e i rappresentanti delle istituzioni locali. Oltre 2,8 milioni gli aventi diritto, in un paese in cui circa il 40% dei sei milioni di abitanti vive in povertà. Chi sta peggio è soprattutto la popolazione indigena (17 comunità, circa 1,6 milioni di persone) che si batte insieme ai contadini poveri per ottenere una riforma agraria. L'obbiettivo è sembrato possibile con l'elezione dell'ex “vescovo dei poveri” Fernando Lugo, che ha interrotto 60 anni di potere del Partito Colorado, nel 2008. I grandi interessi in gioco (multinazionali del transgenico come Monsanto, imprese minerarie, oligarchie e latifondo) hanno però fatto barriera, trovando sponda nella stessa variegata coalizione di Lugo (dal centrosinistra ai liberali). A capo della fronda, il suo vice Federico Franco, del partito liberale, il 12 giugno 2012, su 43 senatori, 39 hanno deposto l'ex vescovo, considerandolo “inadatto” a governare. Il massacro di Curuguaty, in cui morirono 17 persone fra indigeni  che tentavano di rientrare in possesso delle proprie terre e poliziotti, ha fornito il pretesto principale. Lugo ha peraltro accettato la decisione evitando di mettersi alla testa delle proteste suscitate, all'interno del paese e all'estero, dal “golpe parlamentare”.Con l'elezione di Horacio Cartes del Partido Colorado, domenica 21 aprile, a nuovo presidente del Paraguy con il 45,8% dei voti contro il 36,9% del suo rivale del Partido Liberal, Efrain Alegre, Il Paraguy svolta a destra e riporta al potere, dopo una parentesi di 5 anni l'Associazione Nazionale Repubblicana, meglio conosciuta come Partido Colorado. 

La precisazione è importante, dal momento che i colorados nel corso della loro storia sono riusciti a rappresentare tutto e il contrario di tutto. Il partito è nato sostanzialmente liberale e liberista nel 1887, come eredità del ceto politico che aveva governato il paese dal 1870, dopo la fine del regime dei Lopez in seguito al disastro della guerra della triplice alleanza. Poi è diventato ultranazionalista, nostalgico dei Lopez e del loro socialismo di stato, dopo essere stato deposto dalla rivoluzione degli storici rivali liberali nel 1904. E' rimasto sospeso tra fascismo, alleati e attrazione per il modello caudilista di Peron e Vargas dopo essere tornato al potere nel 1948. Tra il 1947 e 1962 diventa addirittura partito unico del regime. Tra il 1954 e 1989 governa sotto la dittatura del generale Alfredo Stroessner, inquietante personificazione del tiranno tradizionale latinoamericano, protettore di esuli nazisti e al contempo amico di Peron e Menem, nonché inserito nel blocco antisovietico. All'epoca c'erano anche colorados anti Stroessner, compresa la famiglia del vescovo Fernando Lugo. 

Tra gli oppositori del regime vi era anche Andres Rodriguez, il generale che nel 1989, appoggiato dagli USA, tolse di mezzo il consuocero Stroessner con un golpe “democratico” e pose fine a quell'imbarazzante anacronismo dittatoriale. Il Partido Colorado, liberista stile Consenso di Washington con Juan Carlos Wasmosy, diviso al suo interno nella cruenta faida tra gli oviedisti di Raul Alberto Cubas Grau e gli antioviedisti di Luis Angel Gonzales Macchi, diviene addirittura filo Chavez con la presidenza di Nicanor Duarte Frutos. Salvo poi fare campagna elettorale contro il pericolo chavista nel 2008, quando, dopo 68 anni, è estromesso dalla coalizione tra i liberali e le sinistre guidata dal vescovo Lugo.Sono numerose le sfide che dovrà affronatre il neo presidente, uno degli imprenditori più potenti del paese che, pur non avendo una grande esperienza politica (è iscritto al Partido Colorado dal 2009), ha promesso una guerra senza quartiere alla corruzione, uno dei problemi endemici del paese.Cartes, 56 anni, è indubbiamente un personaggio molto discusso. La presidente del suo partito, Lilian Samaniego, è addirittura arrivata ad accusarlo di avere nessi con il narcotraffico. Già nel 2000, le autorità avevano trovato in una delle sue proprietà un aereo con targa brasiliana con a bordo un carico di cocaina e marijuana: all'epoca Cartes aveva negato qualsiasi suo coinvolgimento nella faccenda e nessuna accusa formale gli è mai stata rivolta. Né è stato incriminato per successive denunce che lo avevano coinvolto nel riciclaggio di denaro. 

L'appuntamento elettorale di domenica ha avuto anche il compito di restaurare la reputazione internazionale del paese. I vicini sudamericani hanno imposto come condizione alla riammissione del Paraguy negli organismi regionali Unasur (Unione delle Nazioni Sudamericane) e Mercosur (Mercato Comune del Sud), espulso per l'allontanamento di Lugo, lo svolgimento di nuove elezioni. Ma il Mercosur, formato anche da Brasile, Uruguay e Argentina, ha approfittato della sospensione del Paraguay per approvare l'ingresso del Venezuela nel blocco, dal 2006 osteggiata dal congresso paraguaiano. Cartes ha già chiesto il reintegro del Paraguay nei due forum, ma la sua elezione non mette fine alle sfide a livello internazionale. Il Paraguay è un paese senza sbocco sul mare, che dipende in larga misura dagli scambi commerciai con i vicini Brasile, Uruguay e Argentina. Pertanto, sostengono gli analisti, il rinnovamento delle relazioni con questi paesi diventa di vitale importanza per dare slancio all'economia.Le proiezioni ufficiali per il 2013 parlano per il Paraguay di una crescita del 13% grazie al boom agricolo, e in particolare alla produzione di soia: Cartes, da uomo d'affari qual è, non può permettersi di deludere le aspettative. Inoltre Cartes dovrà combattere la povertà, che nel paese colpisce quasi il 40% della popolazione. L'ultima grande sfida che spetterà a Cartes è quella della terra, la stessa che è costata a Lugo la presidenza. La strage di Curuguaty, su cui le autorità stanno ancora indagando, è stata originata da un'operazione di polizia finalizzata allo sfratto di un gruppo di contadini da alcuni terreni da loro rivendicati. Per quanto riguarda la politica interna ed estera il programma del nuovo presidente prevede più poteri all'esercito piuttosto che alla polizia e una maggiore presenza di consiglieri militari USA, come vorrebbero i piani del Pentagono per tuttu l'America Latina.La destra è tornata a vincere e il panorama non è roseo tuttavia il Paraguay si sta liberando della sua seconda pelle, la paura. I giovani stanno riprendendo la parola e c'è una situazione esplosiva sul piano sociale. Molti giovani sono andati a Cuba e in Venezuela per formarsi politicamente e poi tornare qui a lavorare, in questo momento oltre 800 studenti sono all'Avana e altrettanti a Caracas. Sono loro il futuro del Paraguay.

Fonti:  Limes      -     Atlasweb     -      il Manifesto