In Cile vince il cambiamento

17 / 5 / 2021

Il processo di cambiamento iniziato il 18 ottobre 2019 con il salto dei tornelli della metro da parte degli studenti delle superiori ha fatto ieri un altro importante passo in avanti: nelle elezioni per eleggere i rappresentanti che redigeranno la nuova Costituzione, le liste indipendenti e di opposizione hanno sfiorato i due terzi degli eletti, lasciando alla lista di governo e a quella dei partiti della “concertazione” solo una ridotta rappresentanza che non avrà la forza di influenzare troppo la nuova Costituzione.

È innanzitutto la vittoria dell’esigenza di cambiamento che in questi due anni e mezzo si è espressa nelle piazze e che ha resistito alla repressione violenta dello Stato. Una vittoria che viene da lontano e che ha le radici del suo successo nella capacità di costruire dal basso una comunità nuova, una comunità che chiede rispetto per le minoranze etniche, per i diritti civili e che è stanca della profonda disuguaglianza che impera nel paese. 

Dei 155 seggi disponibili, solo 39 sono andati alla lista dei partiti di governo Vamos por Chile e 28 alla lista della “concertazione” Apruebo. Alle opposizioni vanno invece la maggior parte dei seggi: la lista Apruebo Dignidad, composta dai partiti del Frente Amplio, dal Partito Comunista e dal Frente Regionalista Verde Social, ha ottenuto 28 seggi; la Lista del Pueblo con istanze che provengono direttamente dall’estallido social del 2019 ha ottenuto 24 seggi mentre l’altra lista indipendente, Nueva Constitucion, 11 seggi; infine, 17 seggi sono andati ai rappresentanti delle varie popolazioni indigene e i restanti 13 voti a candidati che non appartengono a nessuna delle liste precedenti.

A lato dell’Assemblea Costituente si è votato anche per eleggere governatori e sindaci di molte città. Di sedici regioni, la coalizione di governo ha vinto solo in due, lasciando a Frente Amplio, Unidad Constituyente, Indipendenti ed Ecologisti e Indipendenti il resto delle regioni. Stesso copione anche per quanto riguarda i sindaci delle maggiori città, a cominciare dalla capitale Santiago dove si è imposta Irací Hassler, femminista e comunista. Una débâcle che lo stesso presidente Piñera ha ammesso: «la cittadinanza ha dato al Governo e a tutte le forze politiche tradizionali un messaggio forte e chiaro. Non siamo sintonizzati con le richieste e con i desideri della popolazione».

Queste elezioni hanno dunque espresso chiaramente il pensiero di una popolazione stanca di un regime politico corrotto e violento che fonda le sue basi ideologiche nel periodo nero della dittatura di Pinochet. Il fatto che a oltre trent’anni dalla fine del regime sia ancora in vigore quella Costituzione è la riprova che il sistema politico, nonostante una facciata democratica che ha permesso per esempio un’alternanza di governi di destra e sinistra, è completamente permeato da quei valori anti democratici espressi dalla dittatura. 

La nuova assemblea costituente avrà quindi l’onere di provare a sradicare quelle radici anti democratiche su cui si fonda lo stato: una prova tutt’altro che scontata nonostante l’esito delle elezioni: proprio l’alternanza di governo vista in questi trent’anni ha messo in chiaro che dei partiti politici, anche quelli più di sinistra, non c’è da fidarsi completamente e che se è vero che quella che si prospetta di fronte è una grande possibilità di cambiamento, è altrettanto vero che è prematuro cantare vittoria, che le insidie, gli ostacoli e i tranelli sono sempre dietro l’angolo.

Lo sanno bene le organizzazioni di base che in questo anno e mezzo hanno messo anima e corpo nel processo di cambiamento. Lo sa bene chi ha intrapreso la strada del voto e della rappresentanza convinto che solo con una presenza importante di “gente del popolo” a presidiare le istituzioni fosse possibile intervenire efficacemente nel processo, lo sa bene chi in queste elezioni ha deciso di astenersi (ha votato circa il 40% degli aventi diritto), considerando queste elezioni la solita farsa concessa da istituzioni corrotte. 

La Coordinadora 18 de Octubre per la libertà dei prigionieri politici della quale fa parte anche l’ACES (l’assemblea degli studenti delle superiori tra le protagoniste dell’estallido), in un recente comunicato ha messo in guardia dalla farsa elettorale in atto: «l’attuale processo elettorale nasce con l’obiettivo di placare la protesta sociale. […] Indipendentemente da ciò che succeda questo fine settimana, lanciamo un appello a continuare a manifestare nelle strade, esigendo le rivendicazioni che hanno riempito le strade, dal momento che questa è stata sempre la nostra unica garanzia. Invitiamo i nostri vicini, che hanno optato per un’altra via, a continuare a incontrarci nella lotta di strada e a consolidare la forza che abbiamo lì, la quale ha dimostrato essere l’unica capace di guidare i cambiamenti di cui abbiamo bisogno».

La vittoria del cambiamento è dunque un passo avanti importante verso la costruzione di un nuovo Cile più degno, dove non ci sia spazio per le discriminazioni e le disuguaglianze. Ma ancora una volta questo processo di cambiamento andrà protetto e difeso, nelle aule dove si redigerà la nuova Costituzione ma soprattutto in quelle piazze che hanno sfidato la violenza del potere e hanno permesso a tutte e tutti di arrivare fin qui.