Si sta preparando una offensiva di contenimento dell'islamismo radicale

Il conflitto in Siria rafforza la Turchia e stritola i Kurdi

Schegge di guerra hanno ucciso a Parigi e a Mosca

di Bz
26 / 1 / 2013

La guerra civile in Siria è scomparsa, da qualche giorno, dai monitor tv, dalle pagine dei giornali, così come i movimenti di truppe in la Turchia, oscurate dagli avvenimenti in Mali e nell'Africa sahariana, ma i preparativi per l'offensiva finale nell'area si stanno moltiplicando.

Contrasti e diffidenze tra i supporter esterni, in particolare tra Emirati arabi e Turchia, e la coalizione delle forze ribelli siriane hanno bloccato la formazione di un Governo di transizione all'estero: "Pare che non siformerà alcun governo ameno che Moaz Alkhatib non torni dal Qatar con qualcosa di sufficiente a convincere i membri della Coalizione ad appoggiare l'esecutivo", ha detto un anonimo membro dell'opposizione. "C'è un accordo sulla necessità di creare un governo di transizione ha commentato un altro membro, Ahmad Ramadan - mala maggioranza preferisce non agire ora senza avere zone sicure in cui operare e un sufficiente sostegno da parte internazionale . Se così non è, il nuovo governo nascerebbe già paralizzato".

In Turchia, continua il ponte aereo europeo, basato, principalmente in Germania, con esso sono arrivate le batterie militari Patriot che sono state, strategicamente, piazzate a ridosso dei confini con la Siria, ed è arrivato anche un contingente militare USA di incursori; a nulla sono valse le proteste anti interventiste delle associazioni civile turche.

La Turchia è attrezzata militarmente, il suo esercito è stato l'ossatura della gestione del Potere, è ben strutturato ed equipaggiato, ora si sta predisponendo per intervenire fattivamente, per conto della NATO, di cui è l'estremo gendarme in Medio Oriente, nel conflitto siriano, col compito di stoppare la penetrazione delle fazioni islamiche estremistiche, legate mani e piedi all'antagonista di sempre : l'Iran, che se sfonda in Siria, trasformandola in un proprio protettorato, incomberebbe politicamente sulla Turchia stessa e militarmente su Israele, oltre ad ottenere uno sbocco indiretto sul Mediterraneo.

La partita geopolitica è delicatissima poiché va a sconvolgere gli equilibri politico-militari nell'intera area, e tutte le volte, dalla “guerra dei 6 giorni” in poi, che qualcuno ci ha provato, direttamente o per interposta forza politico-militare, abbiamo assistito a devastazione, distruzione e morti, civili sopratutto, palestinesi in particolare, sempre trasformati in carne da macello.

La Turchia, dunque, è la base sicura da cui partire per questa offensiva di contenimento, la Turchia è stabile, ha un governo solido, ha un ottimo rapporto con l'Europa ma ha anche alcuni problemi da risolvere: il rapporto con la lobby militare interna, laica, fortemente nazionalista, atlantista con diffidenza e la questione Kurda.

Su questi punti la Turchia sembra aver ottenuto il via libera, dagli USA e dall'EU: l'islamizzazione strisciante della società civile esce definitivamente allo scoperto in cambio di un ruolo consultivo istituzionalizzato dell'esercito, proponendo si come un modello per tutti i paesi islamici moderati; la questione Kurda può essere risolta con ogni mezzo necessario.

L'eliminazione delle 3 dirigenti Kurde, compresa la cofondatrice, a Parigi, va in parallelo alla ripresa delle trattative con Ocialan per un cessate il fuoco, reale, delle milizie del PKK; così come la successiva uccisione a Mosca di Nonno Hasan, chiaccherato mafioso kurdo-georgiano, fornitore di armamenti a tutte le milizie caucasiche, nonché ai propri consanguinei combattenti, sottolinea la determinazione del Governo turco a concludere la partita, dislocando l'iniziativa su più piani, fin tanto che tutte le pedine sono in gioco e in movimento nel quadrante mediorientale.


Secondo fonti giornalistiche turche il piano, oggetto di trattativa, prevederebbe che, in una prima fase, il PKK ritiri le sue forze dal sud della Turchia e, successivamente, deponga tutte le armi ancora in suo possesso. In seconda battuta ad alcuni verrebbe concesso l'esilio in Europa, mentre per altri, stanziati perlopiù nell'area dei Monti Qandil (nord-Iraq), sarebbe prevista un'amnistia generale che permetta loro di tornare in Turchia e di reinserirsi nella vita politica del Paese. Coloro che sono incarcerati in terra turca per connivenza con il PKK dovrebbero, invece, essere progressivamente rilasciati. Infine dovrebbe essere stanziata una forza di pace nel sud del Paese che garantisca la sicurezza dell'area durante la fase di transizione. Parallelamente dovrebbero essere promosse iniziative a sostegno del riconoscimento dell'identità curda e dovrebbe essere garantito il voto popolare per i governatori locali.

Bz