I gilets jaunes di Rungis: «non votiamo, lottiamo!»

25 / 5 / 2019

Mentre sono in corso in tutta la Francia le manifestazioni dell’Atto XXVIII dei gilets jaunes, traduciamo e pubblichiamo questo documento del Collectif Gilets jaunes Rungis Île-de-France in cui si spiega, con lucidità e chiarezza, perché il movimento non voterà alle elezioni europee di domani. Due attivisti del Collettivo di Rungis saranno ospiti a un dibattito che si terrà al Festival di Sherwood il 1 luglio (nei prossimi giorni maggiori info).

Venerdì 17 maggio, Emmanuel Macron, Presidente della Repubblica, ha parlato ancora una volta di noi. Come al solito, parla di noi con l’obiettivo di zittirci.

Tuttavia, da oltre sei mesi, noi esistiamo. Siamo usciti dal bosco, dalla rassegnazione.

Sono sei mesi che il Presidente vuole che torniamo a casa, che ci calmiamo e rientriamo nei ranghi.
Ma nonostante le nostre differenze, nonostante la nostra eterogeneità (o forse grazie ad essa, in una certa misura?), siamo ancora qui.

(Macron) ha dichiarato di aver «fornito ai francesi le risposte sulle cause che hanno messo in moto questo movimento».

Due possibilità, una risposta: a) Macron e' stupido; b) Macron pensa che siamo stupidi noi.

È la risposta B, naturalmente. Macron non è stupido, è semplicemente avido di potere e come ogni buon capo, come ogni borghese, cerca soprattutto di preservare i suoi privilegi, quelli della classe proprietaria. Tuttavia, la nostra richiesta principale è stata chiara fin dall'inizio: «MACRONDÉMISSION».

Macron aggiunge che per «coloro che continuano oggi a manifestare, non c'è più alcuno sbocco politico». Chiede «calma», incoraggia tutti a «recuperare il corso della propria vita» ed a «esprimere le proprie divergenze di opinione (...) nei tempi previsti dalla democrazia, quelli del voto». Ma se non abbiamo più uno "sbocco politico", perché dovremmo votare? Hmm?

Lo diciamo dall'inizio del movimento: non vogliamo un cambio di personale politico, non vogliamo sostituire Macron con Le Pen o Mélenchon o chiunque altro. Vogliamo qualcos'altro. Non abbiamo bisogno di un capo, di un leader, non vogliamo dei rappresentanti, degli opportunistici burattini carrieristi che fondinoun nuovo partito. Si è detto fin dall'inizio: il nostro movimento è fuori dalla politica istituzionale, fuori dai partiti, fuori dai sindacati, non vogliamo diventare "parti sociali" del potere che servono solo a rafforzare l'immagine democratica del sistema e a preservare l'ordine stabilito.

Le liste etichettate come «Gilets jaunes» per elezioni europee sono solo un puro tentativo di recupero da parte della politica. Sono tentativi di metterci in riga, proprio come i sedicenti rappresentanti dei gilets jaunes che comunicano le manifestazioni in prefettura. Tutto ciò è finalizzato al ritorno alla normalità attraverso qualcosa di diverso dal metodo poliziesco: si cerca di mantenere l'ordine semplicemente cambiando qualche testa.

Ma non vogliamo che qualche briciola sia lasciata cadere a malincuore dal potere politico, vogliamo una rivoluzione sociale. Un cambiamento profondo, che supera noi stessi tanto quanto Macron (colui che vorrebbe che ci limitassimo a dialogare con i suoi subordinati, a creare liste elettorali, a perpetuare il sistema contro cui lottiamo…)

Un changement profond, qui nous dépasse tout autant que Macron (lui qui voudrait qu’on se contente de dialoguer avec ses sous-fifres, qu’on crée des listes électorales, qu’on perpétue le système contre lequel on lutte…).

Exploité·e·s et dominé·e·s ici et à l’autre bout du monde par les mêmes politicien·ne·s, les mêmes capitalistes, nos perspectives de changement social ne sont pas « simples », car il y a tout à renverser, ici comme ailleurs. Nos solutions n’entrent pas dans les cases légales du système et on a bien compris que le pouvoir nous mettrait des bâtons dans les roues à chaque initiative autonome, à chaque moment qui sort de son contrôle. Mais on ne lâchera pas l’affaire : assemblées, occupation de ronds-points, construction de cabanes, manifestations, actions de toutes sortes, nous vivons désormais à travers la lutte contre ce système basé sur les inégalités sociales, mais nous vivons aussi l’entraide, l’auto-organisation, l’expérimentation sociale. 
Nous sommes le présent et le futur.

Siamo sfruttati e dominati qui e dall'altra parte del mondo dai medesimi politici, dai medesimi capitalisti, le nostre prospettive di cambiamento sociale non sono "semplici", perché c'è tutto da invertire, qui e altrove. Le nostre soluzioni non si inseriscono nelle scatole legali del sistema e abbiamo capito da tempo che il governo avrebbe ostacolato qualsiasi iniziativa autonoma, qualsiasi momento che sfugga al suo controllo. Ma non ci arrenderemo: assemblee, occupazione di rotatorie, costruzione di presidi fissi, manifestazioni, azioni di ogni tipo; stiamo vivendo la lotta contro questo sistema basato sulle disuguaglianze sociali, ma viviamo anche attraverso l'aiuto reciproco, l'auto-organizzazione e la sperimentazione sociale.

Noi siamo il presente e il futuro.

Il 26 maggio non voteremo.

Abbiamo cose migliori da fare!

Maggio 2019, Paname, 
Collectif Gilets jaunes Rungis Île-de-France