Gran Bretagna - Occupazioni e sciopero generale: torna la mobilitazione nelle università inglesi

2 / 12 / 2013

Torna a mobilitarsi l'università inglese, con l'occupazione di alcuni campus e lo sciopero generale del personale accademico ed amministrativo indetto per il 3 dicembre, il secondo nell'arco di un mese. Procediamo con ordine. Mercoledì 20 novembre gli studenti dell'università di Birmingham hanno occupato alcuni locali del campus. Le richieste sono quelle che da alcuni anni, più precisamente da quando la svolta neo-liberista si è fatta più marcata, vengono agitate dal corpo studentesco: una università più democratica, la valorizzazione dell'istruzione e non del profitto e migliori salari e condizioni di lavoro per il personale accademico e non accademico. Dopo otto giorni di occupazione e dopo un ingiunzione di sgombero caduta ovviamente nel vuoto, il 28 ottobre gli occupanti vengono sgomberati da un nutrito gruppo di poliziotti coadiuvati da venti guardie private (nella università sottomesse al mercato anche l'ordine pubblico viene privatizzato). La mobilitazione contro la marchetizzazione, per usare un neologismo direttamente derivato dalla lingua inglese, dell'istruzione non si ferma e la prevista manifestazione indetta per martedì 3 dicembre, in concomitanza dello sciopero generale, e lanciata durante l'occupazione avrà luogo in ogni caso. Sarà un momento importante per capire se la protesta ha avuto modo di radicarsi.

Nel frattempo, il 27 novembre, gli studenti della Sussex University, che già avevano occupato per diverse settimane la primavera scorsa, occupano alcuni locali del campus. In particolare, viene occupata Bramber House, che è l'edificio dove Chartwells, la compagnia privata a cui è stato appaltato il servizio mensa, sta operando. Gli obiettivi dell'occupazione sono simili a quelli della precedente e non molto dissimili da quelli di Birmingham: le condizioni di lavoro all'interno dell'università e la privatizzazione ed esternalizzazione di alcuni servizi accademici. Anche per questa occupazione, come per la precedente gli studenti possono contare sull'importante sostegno dei docenti che in una lettera ad alcuni quotidiani inglesi, l'Independent ed il Guardian, sottolineano la comunanza di interessi tra la mobilitazione degli studenti e quella del personale universitario e fanno pressione sul management affinché apra il dialogo con gli studenti sui temi della esternalizzazione, della rappresentanza e della democrazia interna, e sul tema dei salari.

Se queste occupazioni sono stati i momenti più importanti di una mobilitazione che sembra diffondersi, altre iniziative si sono tenute a Leeds, Sheffield, York, Brighton, Londra e Manchester e sembrano un buon viatico per lo sciopero generale di martedì, il secondo nell'arco di un mese. La rivendicazione principale riguarda il salario. In particolare, il fatto che il personale universitario negli ultimi quattro anni ha visto un taglio del 13% dei loro salari. Della triplicazione delle tasse universitarie, che sono passate da poco più di £3.000 a £9.000 all'anno, circa €11.000, sembra averne beneficiato soprattutto il management se è vero che 2,500 managers e dirigenti della scala più alta guadagnano più di £100.000 e che in questi anni non hanno mai smesso di devolversi lauti emolumenti. Così, mentre i vice-chancellors, una figura più o meno equivalente al rettore, guadagnano mediamente più di £250.000, più di 10.000 dipendenti hanno salari al di sotto del minimum wage, £6,31 all'ora, ed aumenta l'utilizzo di contratti casuali e di personale, anche docente, pagato ad ore.

Se questa è la situazione, non stupisce che gli studenti sostengano le rivendicazioni dei lavoratori dell'università, lanciando l'appello affinché non vengano forzati i picchetti, e a loro volta questi appoggino le occupazioni. Un ulteriore segnale positivo che indica come a differenza della mobilitazione del 2010 contro l'aumento delle tasse universitarie, condotta in quasi totale solitudine dagli studenti, questa volta sembra esserci maggiore consapevolezza sulla comunanza degli obiettivi.