Google riconosce la Palestina. Via dal motore la scritta Territori Palestinesi

L'azienda si difende: «Nome approvato dall'Onu». Israele: «Decisione sorprendente»

3 / 5 / 2013

La Palestina c'è.  Almeno su Google.

Il motore di ricerca ha cambiato l'intestazione sotto il logo della homepage della versione locale del sito: al posto di «Territori palestinesi» ora è scritto «Palestina».

Una decisione che arriva cinque mesi dopo il voto al Palazzo di Vetro che riconobbe l'Anp come Stato «osservatore non membro», con un voto che ha visto 138 stati a favore, 9 contrari, 41 astenuti. E che Israele non ha apprezzato.

«Sorprendente», l'ha definita il portavoce del ministero degli Esteri israeliano, Yigal Palmor.

«APPROVATO DALL'ONU» - Il cambiamento è avvenuto il 1 maggio, ha precisato un portavoce di Google, Nathan Tyler, che difende la scelta dell'azienda: «Cambiamo il nome "Territori palestinesi" in "Palestina" in tutti i nostri prodotti - ha scritto in un comunicato - .

Per attribuire i nomi dei Paesi consultiamo una serie di fonti e di autorità.

In questo caso ci atteniamo all'Onu, all'Icann (garante dei nomi per i domini internet) e all'Iso (Organizzazione internazionale per la standardizzazione), oltre ad altre organizzazioni internazionali», ha spiegato il portavoce.

«DECISIONE PRIVA DI IMPORTANZA» - Non una mera questione di termini, ma una presa di posizione.

Anche se Israele la liquida come priva di importanza: «Google non è un'entità politica o diplomatica, per cui possono chiamare tutto con qualunque nome.

Non ha significato diplomatico, né politico», ha tagliato corto Palmor. Che invita polemicamente a interrogarsi «sulle ragioni dietro questa scelta» che arriva da «un'azienda privata» e che irrompe sul terreno della «politica internazionale in maniera controversa».

LE REAZIONI -Elias Groll, giornalista della rivista americana Foreign Policy, scrive che «il cambiamento è ovviamente minimo, ma che «nel contesto politico del Medio Oriente, la decisione di Google può essere brandita come una vittoria dai difensori dello Stato palestine».

Le reazioni in rete vanno dalle critiche al clamore suscitato da un così piccolo cambiamento, a manifestazioni di allegria.

Martin Eiermann, condirettore della rivista tedesca The Europoean twitta: «Un piccolo passo verso la creazione di uno Stato palestinese. Oggi: cambia la semantica di Google». Piccoli passi.

Come l'uso ormai diventato comune tra le autorità palestinesi - dopo il voto di novembre - di usare la dicitura «Stato di Palestina» per la corrispondenza diplomatica.

O come la dicisione di emettere francobolli ufficiali.

«ORA GOOGLE MAPS» - Il consigliere del presidente palestinese Mahmoud Abbas per Internet e le telecomunicazioni, Sabri Saïdam, ha salutato la mossa di Google, che «va nella direzione giusta» e la definisce «un risultato positivo del voto delle Nazoni Unite».

«Ora - ha detto all'Afp - speriamo che Google Maps inizi anche a mostrare al mondo i territori confiscati da Israele».

Google Palestine