Gli zapatisti e l’invasione dell’Ucraina

15 / 3 / 2022

La traduzione per globalproject.info, a cura di Lorenzo Faccini, dell'articolo di Raùl Zibechi - originariamente pubblicato su La Jornada  - rispetto all'ultimo comunicato zapatista.

Il comunicato dell’EZLN “Non ci sarà paesaggio dopo la battaglia”, del 2 di Marzo, fissa la posizione zapatista rispetto all’invasione russa dell’Ucraina, in forma concisa e pungente, sostenuta sull’etica politica che caratterizza il movimento.

A differenza di buona parte della sinistra latinoamericana (partiti, governi e intellettuali), l’EZLN condanna l’invasione, rifiuta Putin, il gran capitale di “ambedue i lati” e si colloca al fianco dei popoli di Russia e Ucraina. La parte più importante del primo punto del comunicato è che non prende la parte di nessuno Stato, una cosa usuale nello zapatismo, ma si pone sempre con i “los de abajo”. In seguito, rifiuta l’argomento di Putin di “denazificare” l’Ucraina. Su questo punto entra in contrasto con coloro che credono che si possa sradicare il nazismo dall’alto, in punta di cannone, accettando l’argomento che l’invasione abbia questo obiettivo quando non è altro che un atto imperialista.

Nella nostra geografia abbondano coloro che appoggiano a bassa voce la Russia con due argomenti che non osano discutere: credono che ci sia un certo parallelismo tra la Russia attuale e quello che è stata l’Unione Sovietica e, dall’altro lato, sostengono la peregrina idea di appoggiare tutto quello che si oppone all’imperialismo degli Stati Uniti.

Come hanno evidenziato alcuni analisti, in America latina sopravvive una simpatia non espressa apertamente per la Russia e in particolare per Putin. Anni fa uno di loro comparò il discorso del presidente della Russia nell’ottobre 2014, con quello di Lenin nella stazione Finlandia nell’aprile del 1917, al ritorno dall’esilio.

Simili comparazioni dimostrano la piccolezza dei cosiddetti intellettuali sostenitori del progressismo.

Semplificano la realtà, insinuano continuità tra i due capi e offuscano la visione di una parte delle organizzazioni dal basso sostenendo, al di fuori di qualsiasi considerazione etica, che tutto quello che va contro il nemico deve essere appoggiato.

I punti quattro e cinque del comunicato riassumono l’opzione politica dello zapatismo. Non seguono i grandi mezzi di comunicazione né gli “esperti” per definire la politica, ma scelgono il cammino di “domandare a coloro che, come noi, si impegnano nella lotta per la vita in Ucraina e Russia”. Li definiscono come “familiari in resistenza e rebeldia”, il che ci dice che sentono come fratelli e sorelle coloro che lottano in qualsiasi geografia.

Sostengono e incoraggiano coloro che rifiutano la guerra, le persone che ripudiano le frontiere e gli stati nazionali e si mantengono fermi nelle loro convinzioni. “Resistere è persistere ed è trionfare”, conclude il quinto punto. Di conseguenza, esprime un appello a coloro che in Ucraina resistono all’invasione della Russia.

Questo punto ha sollevato critiche in diverse geografie. Non poche insistono sul fatto che appoggiare la resistenza sia come incoraggiare i nazisti, poiché il denaro inviato potrebbe essere deviato al mal gobierno di Zelensky o alle squadre fasciste che operano in Ucraina.

Questa forma di analizzare il mondo ha profonde ripercussioni nei movimenti antisistemici.

In qualche modo è erede dell’idea che esista un nemico principale contra il quale serva qualsiasi tipo di alleanza per sconfiggerlo. Tuttavia, questa è la forma di agire propria degli stati e dei governi, che non agiscono in base all’etica ma per la convenienza e l’interesse. 

La cosa più grave è che lascia da parte gli esseri umani di carne e ossa che resistono, dal basso e a sinistra, a qualsivoglia oppressione, da dovunque venga. Si dirà che coloro che resistono in Ucraina e Russia sono una minoranza e che fanno il gioco della destra, come sono soliti dire i difensori del progressismo.

In primo luogo, la dignità e l’etica non si misurano in numeri. In questi giorni cominciano ad apparire notizie di collettivi e persone che resistono nelle città dell’Ucraina e che i grandi media non mostrano. Sono queste persone e questi collettivi coloro che dobbiamo appoggiare, senza fare i conti, senza pensare a quanti siano, perché quello che ci guida non è se appaiono nei servizi della televisione ma semplicemente l’etica.

Rispetto all’argomento di “fare il gioco della destra”, si tratta della più grossolana e strisciante idea tra le molte perverse che circolano nel mondo. Vuol dire, né più né meno, che tutta l’azione umana deve aderire ai calcoli sull’aspettativa dei profitti e delle possibili perdite. Non è questa, per caso, una forma profondamente capitalista di vedere la vita?

Al contrario, la politica di difendere la vita e sostenere chi la difende, lasciando da parte qualsiasi calcolo di interesse, il farsi guidare dall’etica e da null’altro che essa, indebolisce il sistema perché non entra nel gioco profitto/perdita, che è uno dei tentacoli principali dell’hidra capitalista.

Una politica guidata dall’etica può condannarci alla solitudine. Però se confidiamo nella nobiltà della gente comune, raggiungeremo l’energia e il valore necessario per continuare a navigare contro la corrente.