Gezi is coming: per non dimenticare

Ad 1 anno da Gezi tutte/i fuori nelle strade e nelle piazze

29 / 5 / 2014

Il 27 maggio sera, alle 22.00 di un anno fa, la polizia faceva irruzione nel Parco Gezi sgomberando con violenza brutale le tende dei manifestanti e manganellando chi era lı' a contestare pacificamente il nuovo piano urbanistico previsto per piazza Taksim e Gezi Park.

Proprio in quell' occasione il governo guidato dall' AKP di Erdoğan ha svelato la sua vera natura: da quei giorni una politica invasiva, basata su un controllo sempre pıu' penetrante, permeata su una repressione strategica e caratterizzata da una violenza spregiudicata si é abbattuta sulla Turchia.
Quella che era una istanza locale si é trasformata in una rivendicazione globale, travalicando i confini dello stato nazione e parlando un linguaggio semplice e diretto, determinato e agguerrito, volto ad una semplice richiesta: diritti e liberta'.
Quella piazza trasformatasi in agora' é riuscita a capovolgere i rapporti di forza e si é riapproriata di quell' antico significato (agora' in quanto luogo della democrazia per antonomasia) dando vita a forum e dibattiti, seminando il germe della creativita' e della socialita', della critica e del confronto.
Una vera e propria rivoluzione del pensiero (in termini di modifica del quotidiano essere) che ha inesorabilmente contaminato il futuro avvenire. 
Una trasformazione pero' che é stata rincorsa, di pari passo, da una serie di eventi politico-istituzionali che hanno caratterizzato un quadro sempre piu' complesso, ricco di contraddizioni, violenze e speculazioni. 
L'inchiesta di corruzione che ha coinvolto il governo a dicembre, le elezioni amministrative tenutesi a fine marzo (incluso il "tentato sabotaggio"), la modifica dell' apparato giuridico (ormai sottomesso al potere politico), la modifica del MIT ( l' intelligence governativa cui sono stati aumentati i poteri), ed ancora le continue censure e pressioni nei confronti della stampa e dei giornalisti, le accuse e le denunce contro architetti, avvocati e medici solo perché sostenevano i manifestanti, la censura di youtube, ed in piu' la forte repressione ai funerali di Berkin Elvan, l' impossibilita' di esprimere il proprio dolore per la strage di Soma (301 morti bianche), le dieci vittime assassinate dalla polizia nel corso delle mobilitazioni, la continua militarizzazione delle piazze e l'uso sproporzionato della violenza su chiunque.
Il tutto in uno scenario che vede sullo sfondo le future elezioni presidenziali di agosto e l'ennesimo copione che l'attuale Primo Ministro Recep Tayyp Erdoğan sta costruendo al fine di assicurarsi la vittoria di una sua scontata candidatura. 
Ed allora pronti a rimarcare il nazionalismo turco contro le "sporche mani degli stranieri che tentano di minare la pace in Turchia perché desiderosi di una Turchia debole", ed ancora tutti contro i "provocatori curdi ed aleviti" colpevoli di essere minoranza in un mondo in cui minoranza vuol dire essere diversi.
Continua dunque la costruzione di questo immaginario basato sull'idea di flotte di stranieri di associazioni (legali e non) che arrivano per protestare contro i turchi a Gezi cosi' come continua la costruzione di un nemico da abbattere. 
Ed il cerchio si chiude proprio con la polarizzazione delle differenze etniche e religiose. Una sceneggiatura che ahimé gia' conosciamo.
Il tutto in un contesto in cui la repressione giuridica infligge le sue condanne (attualmente sono 255 gli indagati, compresi 6 stranieri sotto processo) ma solo ai manifestanti ed in cui la polizia, impunita, ha iniziato ad utilizzare pallottole vere nelle manifestazioni di piazza. 
Nella giornata di ieri, mentre 47 sospettati sono stati arrestati per i fatti di Gezi, la piattaforma Taksim Solidarity (nata dai forum in occasione di quelle giornate di protesta) ha lanciato la call (chiamata): "We're out there in the streets in the squares" intitola il loro comunicato, alla riconquista di meydanı (la piazza del popolo).
Botta e risposta dunque in un clima di tensione sempre maggiore.
La giornata del 31 Maggio dopo un anno di pesanti vicissitudini acquista un sapore diverso, un sapore di liberta' in quella che fu', in quella che é, in quella che sara' la giornata della resistenza.
31 maggio Her yer Taksim, her yer direniş!
(Ovunque Taksim, ovunque resistenza)

Comunicato Taksim Solidarity

WE’RE OUT THERE IN THE STREETS, IN THE SQUARES!

Il 27 maggio 2013 l'incessante attacco ai nostri spazi di vita – specialmente a Taksim Square e Gezi Park – da parte di un governo che ignora tutti gli standard etici, tecnici e legali per imporre i propri progetti, si è trasformato in una violenza illegittima. La richiesta portata avanti da Taksim Solidaritydi una “città vivibibile e di percorsi di urbanizzazione giusti”si è incontrata con la richiesta di milioni di cittadini di avere libertà e democrazia. Tutto questo ha esteso le nostre battaglie ad ogni angolo del paese il 31 maggio 2013, dando a questo una dimensione universale.

Alimentata dalla intelligenza creativa dei giovani, dall'abbraccio delle loro madri, dalla forza dei lavoratori, dalla voce vibrante delle donne e dal forte grido LGBT, la resistenza di gezy ha lasciato un segno permanente e degno nella storia sociale, urbana e democratica del nostro paese.

Nonostante ciò il governo, impaurito da questa resistenza e solidarietà esemplare, ci criminalizza come “Geziciler”; e attraverso politiche che incoraggiano la violenza della polizia coperta da ingiustizie e impunità, mantiene il paese polarizzato per nascondere la propria corruzione, la propria mano omicida e la propria criminalità.

Fino ad oggi tutte le piazze, i parchi, i quartieri e le città sono sotto assedio: hanno cercato di impedire che portassimo il lutto per i minatori morti a Soma, che manifestassimo il 1 maggio, che fossimo nelle strade l'8 marzo, fino a impedire i funerali dei nostri giovani uccisi dalle violenze della polizia.

Ma si dovrebbe ben sapere che nonostante queste sporche politiche di violenza ed ingiustizia, che sono un segno della disperazione e codardia di quelli che sono al potere, in tutta la nostra dignità con tutti i nostri valori e colori che ci rendono quel che siamo, con la nostra determinazione, volontà e creatività ovunque c'è vita, noi siamo là e siamo nelle strade.

Per ricordare al mondo che non abbiamo abbandonato le nostre rivendicazioni e vittorie, come Taksim Solidarity saremo nelle strade a Taksim!

Milioni di noi,con tutti differenti linguaggi, voci e colori, saremo insieme nelle strade!

Saremo là con i nostri “pochi alberi”, con i nostri desideri, le nostre idee, la nostra volontà di vivere delle vite con dignità, con le nostre speranze, la nostra resistenza, saremo daperttutto fuori nelle strade, nelle piazze.

Siamo in quelle strade che ci volete vietare per paura che ci ribelliamo contro i vostri massacri e la vostra corruzione. Perchè avete paura che noi reclamiano le nostre città, i nostri valori comuni e la natura e gli spazi che avete saccheggiato.

Noi, lavoratori, disoccupati, precari, migranti, studenti, la gente che voi ignorate .. saremo nelle strade, nelle piazze!

Non vogliamo stare in silenzio, non vi obbediamo. Rifiutiamo ogni giorno con più forza di lavorare in fabbriche, miniere, cantieri,palazzi insicuri e senza tutele. Non abbiamo fiducia nei vostri media truccati. Non abbiamo fiducia in tribunali che voi usate per punirci.

Saremo ovunque, saremo nelle strade, saremo nelle piazze.

Ci saremo con quello che produciamo nelle case, fabbriche, giardini, forum dei nostri quartieri. Ci saremo con i nostri colori. Ci saremo con tutto quello che produciamo contro quello che voi distruggete, con la nostra giustizia.

Saremo ovunque, saremo nelle strade,saremo nelle piazze.

Noi, ETHEM, ALİ İSMAİL, MEHMET AYVALITAŞ, MEDENİ, HASAN FERİT, AHMET, ABDULLAH, MEHMET İSTİF, FADİME ANA, BERKİN ELVAN, UĞUR KURT, AYHAN YILMAZ e tutte le vite distrutte a Soma, noi saremo fuori e nelle strade.

Da Wall Street a Sintagma, da Puerta Del Sol a Taksim, noi saremo fuori e nelle nostre strade.

Il 31 maggio, saremo nelle strade, nelle piazze!

Saremo nelle piazze a Ankara, İzmir, Antakya, Eskişehir, Bursa, Adana, Mersin, Diyarbakır.

In ogni angolo del paese noi saremo nelle strade!

Per liberare le nostre piazze, i parchi, le strade, gli spazi di vita e per liberare le nostre vite, noi saremo fuori nelle strade!

Taksim Solidarity

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