Germania - La foresta di Hambach che resiste

31 / 8 / 2018

Sei anni sono passati dall’inizio dell’occupazione della Foresta di Hambach, nella Renania. Come nella ZAD francese, anche qui attivisti e attiviste hanno deciso di spostarsi fisicamente nell’ecosistema che difendono, senza però riprodurre un habitat che non le appartiene. La lotta per Hambach non riguarda la permanenza dell’uomo nella foresta, ma degli alberi e degli animali che animano quell’ecosistema. 

Chi da anni si batte contro la RWE, Rheinisch-Westfälisches Elektrizitätswerk, lo fa anche abitando i boschi che il gruppo energetico intende distruggere e sabotando i disboscamenti. Sono decine le case sugli alberi costruite in questi anni, in perfetta simbiosi con il quartiere che le ospita, e centinaia le persone che ogni giorno lavorano per ostacolare l’azione della RWE: i cunei metallici posti all’interno dei tronchi, che impediscono alle motoseghe di tagliare gli alberi, e il piazzamento di manichini, sia a terra che sui rami, che rallentano le operazioni allertando forze dell’ordine sono solo alcune delle pratiche che gli occupanti di Hambach hanno messo a punto e perfezionato in questi anni di resistenza. 

Una resistenza gravemente minacciata da una settimana, da quando cioè la RWE ha annunciato di voler avviare una nuova procedura di disboscamento da concludersi tra il 22 agosto e il 22 settembre. La foresta, che originariamente occupava 5.500 ettari, è ormai ridotta a un decimo della sua estensione, avendo ceduto alla miniera di lignite ben 4.500 ettari. Ulteriori operazioni, come quella in corso, porteranno inevitabilmente all’estinzione di numerosissime specie. Già a luglio il movimento Ende Gelände aveva diffuso un appello per una mobilitazione internazionale a fine ottobre proprio ad Hambach, un appuntamento che ripete quello dello scorso 5 novembre, quando oltre 5.000 manifestanti coordinarono una serie di azioni di disobbedienza civile bloccando i lavori di estrazione per un’intera giornata (qui tutti gli articoli). 

La vittoria dello scorso anno, quando gli occupanti avevano ottenuto per vie legali di bloccare qualsiasi operazione per la stagione 2017, non ha tuttavia avuto valore duraturo, e il 24 agosto scorso gli operai e gli ingegneri RWE sono entrati nell’ultimo lembo di terra boschiva. Ad accompagnarli, un incredibile dispiegamento di forze dell’ordine armate, tra le altre cose, di bulldozer da demolizione e elicotteri. Da ormai una settimana continua la strenua resistenza al grido di HambiBleibt – Hambi resiste –, anche se parecchie abitazioni sono state distrutte, decine e decine di attivisti e attiviste arrestate e, in alcuni casi, condannate per direttissima. Una delle tecniche vigliacche adottate dalla polizia consiste nel sequestrare qualsiasi bene, ivi compresi i serbatoi d’acqua, le riserve di cibo, il denaro inviato da privati a sostegno, gli abiti impermeabili. Il tutto nel tentativo di far desistere per fame, sete e freddo. 

Erano probabilmente queste le priorità tedesche mentre un raduno di 6.000 neonazisti sconvolgeva per due giorni Chemnitz.

Nonostante ciò, nonostante la minaccia costituita dalle forze dell’ordine e la vulgata che la stampa tedesca maistream sta diffondendo (un ritratto distorto degli occupanti come selvaggi e bombaroli), la chiamata dalla Foresta di Hambach sta funzionando, e ogni giorno nuove persone arrivano a dare il proprio sostegno, non senza essere prima stati perquisiti e identificati dalla polizia. L’opposizione di tutte queste persone sta funzionando: dopo oltre una settimana dalla data annunciata, le operazioni di disboscamento non sono ancora partite.

Negli stessi giorni, la rete di Ende Gelände insieme a Code Rood è stata protagonista di un’altra azione per la giustizia climatica. A Groeningen, nei Paesi Bassi, si è tenuta una massiccia mobilitazione contro la più grande riserva di gas naturale d’Europa, durante la quale non sono mancate le dimostrazioni di solidarietà al movimento per l’Hambacher Forst.