Francia - Migranti perseguitati dalla polizia

Le forze dell'ordine continuano ad infierire sugli accampati, per dissuadere la permanenza e negare l'accoglienza ai migranti

11 / 1 / 2017

Dopo la denuncia, sabato 7 gennaio, di MSF (Médecins sans frontières), testimone a Parigi delle violenze e degli abusi polizieschi nei confronti degli immigrati abbandonati a sé stessi in strada, alcune associazioni solidali ed i collettivi a sostegno di rifugiati, richiedenti asilo e migranti hanno nuovamente occupato la Halle Pajol nel 18 arrondissement, come già successo nell'estate 2015. 

Un’iniziativa volta a contrastare pubblicamente l'accanimento poliziesco e mediatico che c’è contro chi arriva e tanta di restare in Europa oppure di passare in Inghilterra. L'accampamento è stato smantellato in piena notte, lasciando all'addiaccio chi non trova posto nel Campo umanitario aperto dalla sindaca Anne Hidalgo lo scorso 10 novembre, dopo lo sgombero definitivo della "jungle" di Calais.

In seguito alla distruzione della bidonville a Calais, MSF utilizza un mezzo mobile per assistere i migranti nei pressi del Centro di La Chapelle a Parigi (400 posti), che è saturo dalla data della sua apertura. Nell'ultima settimana una decina di persone sono state soccorse perché in stato di assideramento, come denunciano appunto diverse associazioni

Situazione simile a quella di Calais, dove i migranti si ri-accampano sparsi, senza alcun riferimento, nascondendosi o evitando di attirare l'attenzione per non subire le vessazioni della polizia. 

Le condizioni di vita di chi arriva a Parigi sono umanamente intollerabili.

A Parigi, la polizia impedisce qualsiasi accampamento in strada, e la municipalità ha installato barriere di metallo e cemento o reti in ogni spazio adattabile a riparo. Succede ogni giorno - in seguito alla decisione presa e gestita insieme sia dal Comune che dalla Prefettura - che arrivino decine di nuovi migranti (un centinaio circa) in una città che non offre alcuna struttura di accoglienza in grado di far fronte concretamente ai bisogni e alle necessità amministrative di chi varca il confine con senza documenti in cerca di un rifugio e di un aiuto. 

Polizia o CRS, corpo speciale anti-sommossa della gendarmeria, attaccano con manganelli e lacrimogeni, distruggono sistematicamente le tendopoli più o meno affollate, confiscano i beni personali e di prima necessità, impediscono ogni forma di aiuto, in particolare quelli organizzati. Ogni volta (una trentina di smantellamenti in un anno e mezzo) la nettezza urbana passa subito dopo e raccoglie tutto ciò che resta di utilizzabile, piumini, cappotti, coperte e sacchi a pelo, scarpe e in qualche minuto decine di persone, compresi donne, bambini e ragazzi minorenni, si ritrovano senza niente per proteggersi dal freddo e dalla pioggia. 

I migranti raggruppati nelle vie adiacenti al Centro di Emmaüs-Solidarité della Chapelle, dove vanno per chiedere un posto letto o entrare nella lista delle strutture "di accoglienza", vengono regolarmente caricati dalla polizia. Le persone che stanno in fila per ore dall'alba non possono neanche restare sedute e vengono costrette a rialzarsi con minacce e aggressioni perché riposarsi viene considerato un gesto che - secondo i criteri di gestione dell'ordine pubblico - potrebbe intenzionalmente trasformarsi in occupazione stanziale di un luogo pubblico. 

La perseveranza di abitanti e di militanti nel soccorrere e animare una sorta di accoglienza temporanea, ma indispensabile, deve fare i conti anche con lo stato d'emergenza che da oltre un anno giustifica ogni intervento poliziesco o amministrativo, sia locale che nazionale, contro i migranti e contro chiunque esprima in strada o in piazza la volontà di difendere diritti, dignità e libertà. Al comunicato stampa di MSF il nuovo ministro dell'Interno ha risposto difendendo l'operato della polizia che "mette al sicuro le persone vulnerabili" e rispolverando la vecchia formula: usare la forza per fare del bene.