Francia - "I nostri sogni non entreranno nelle vostre urne"

Notti insonni per il governo, la mobilitazione contro la legge sulla riforma del codice del Lavoro continua giorno e notte nelle piazze francesi.

5 / 4 / 2016

32, 33, 34 marzo, un risveglio dal grande sonno dell'emergenza con licei, università, comitati di lavoratori precari e disoccupati, mondo associativo e sindacati che organizzano 'campus' diffusi e assemblee per costringere il governo a rinunciare, come in passato, alle leggi che precarizzano ulteriormente le condizioni di lavoro ed eliminano le garanzie minime di protezione dei lavoratori per favorire "la crescita" dei capitali finanziari.

La battaglia che si è intensificata in questo ultimo mese sta diventando un incubo per la ministra El-Khomri ed il primo ministro Valls il cui obiettivo è quelle di trovare un accordo in sintonia con il Medef, confederazione dell'industria francese, grazie alla mediazione sindacale.

Nel contesto attuale in cui vive il paese con uno stato d'emergenza permanente in un nodo di tensioni che attraversano l'intera società francese, la riforma del lavoro coerente con le politiche economiche europee arriva come una pietra incandescente lanciata con l'aumento dei salari ai funzionari pubblici per ammorbidire le asperità elettorali, che si presentano ad un anno dalle prossime elezioni presidenziali.

Finita l'ebrezza dell'unità nazionale post-attentati il bitume delle strade di Parigi e delle altre città di Francia si è coperto del sangue dei manifestanti, la maggior parte di loro sono liceali.

Dopo la terza giornata di lotta, centinaia di persone, a Parigi, presidiano giorno e notte Place de la République per ottenere il ritiro della "legge sul lavoro", un movimento cittadino che si è costituito come Nuit Debout, osservato a vista da CRS e dall'amministrazione municipale che non esita a sgomberare la piazza ogni mattina all'alba senza molto successo visto che il popolo della "notte" rivendica la veglia efficacemente sostenuta da migliaia di persone che si danno il turno per occupare la piazza.

La "Convergenza delle lotte" che aveva dato il via ai presidi si è espressa in questi giorni andando oltre i propositi dei collettivi che l'hanno promossa il 9 marzo scorso: In piazza si vuole riscrivere integralmente la Legge, si discute di reddito, di lavoro, di guerra alla povertà e alla miseria sociale, di femminismo e di ecologia, dei diritti all'abitare, alla salute, all'educazione, di democrazie e di rivoluzione. Le assemblee durano qualche ora ogni giorno a partire dalle 18 in presenza di "citoyens indignati" di ogni età, lavoratori precari, disoccupati, studenti e professori, pensionati, migranti… anche militanti delusi di partiti o di sindacati.

Qualcuno utilizza come simbolo il pesce del 1° aprile, prima notte di occupazione della piazza, qualcun altro procede per commissioni, moltissimi si rendono disponibili a gestire l'accoglienza e la logistica dell'occupazione in piazza o della comunicazione; c'è una sorta di servizio d'ordine ma anche chi, particolarmente conviviale, offe il caffè ai troppi poliziotti che perimetrano l'area animata dalle attività in corso.

L'aspetto informale non deve tradire la determinazione, nonché l'intenzione dichiarata, di organizzarsi per contrastare le operazioni sia da parte del governo che presenta false soluzioni, che delle forze dell'ordine la cui presenze incombe minacciosa e si rivela esplicitamente provocatoria e violenta nei confronti delle azioni organizzate dagli studenti universitari e nei licei.

Un'inchiesta sugli interventi polizieschi si è imposta grazie alle testimonianze registrate e alle denunce in seguito alle giornate che hanno scandito la mobilitazione a livello nazionale.

I fatti hanno coinvolto molti poliziotti, gruppi di CRS e numerosi studenti minorenni in balia di sevizie nei commissariati, aggressioni fisiche e armate, con manganelli, tiri di flashball e ogni altro strumento di guerra il cui uso è ormai reso possibile dal decreto che aumenta i poteri e l'arsenale militare in dotazione delle forze dell'ordine: dalla Bac (Brigata anti-criminalità) la cui presenza è sempre più invasiva nei cortei, ai CRS, corpo di gendarmeria antisommossa, e all'esercito che pattuglia e dispone di ampia manovra e di controllo delle aree di transito ostacolando la mobilità dell'intera popolazione.

Questa violenze sono ordinaria amministrazione nei quartieri e davanti ai licei in particolare e non hanno a che vedere con lo stato d'emergenza. Considerando che l'apparato giudiziario protegge sistematicamente la polizia e tradizionalmente favorisce l'impunità di fronte a dei crimini e delitti commessi dagli agenti, si può facilmente supporre che la serie di violenze perpetrate in questi giorni restino, come in passato, nel limbo dell''immunità', cioè siano impermeabili alla giustizia che caratterizza l'uso (sproporzionato) della forza da parte dello Stato francese.

Ma gli studenti non si sono lasciati intimorire e non hanno esitano a reagire e rispondere ai colpi.

Le prossime mobilitazioni sono previste dal 5 al 9 aprile.