Francia - Elezioni cantonali, le destre avanzano e i socialisti perdono pezzi

Un primo turno con astensione oltre il 49, 82% conferma la predominanza di un diviso ma solido centro destra, l'ascesa del Front national e la sconfitta del PS.

24 / 3 / 2015

Il PS ha perso un quarto dei cantoni e il governo socialista di Valls è stato sanzionato in questo primo turno di elezioni che di solito non mobilizzano (55,68% di astensione alle precendenti cantonali) ma nelle quali i partiti hanno fatto un importante investimento. Una netta vittoria per l'UMP (centro-destra) e l'accaparramento di indiscusso consenso per la destra radicale di M.me Le Pen.

In attesa del secondo turno di domenica 29 marzo, l'alleanza delle destre arriva in testa e il presidente UMP, Sarkozy, intenzionato a non fare accordi sia a livello locale che nazionale con il FN rivolge agli elettori una calorosa sollecitazione a "mobilitarsi" verso l'alternanza di governo fra due anni. Con l'invito, dove non ci sono candidati del centro destra disponibili, ad astenersi dal votare FN o PS dato che "non esistono percorsi comuni o scelte condivise" con queste due forze politiche. Sarkozy si è rivolto agli elettori "esasperati" che hanno votato il Front National  per rassicurali sull'impossibile alternativa di un programma "simile a quello dell'estrema sinistra per il quale il FN si è felicitato dopo la vittoria alle elezioni in Grecia".

La novità sarebbe il grande ritorno di Sarkozy, capace di tenere insieme il suo partito e dirigerlo fino alla vittoria delle presidenziali del 2017. Ma la metà dei francesi non è andata a votare mentre il FN diventa il secondo partito in Francia con uno storico 26% alle elezioni locali.

L'estrema destra rinforza la sua presenza nei territori e parteciperà al secondo turno nei numerosi dipartimenti  che già amministra dalle ultime elezioni municipali. 

Al sud della Francia, il FN oltrepassa il 30% ovunque e al nord sarà presente al secondo turno in 37 cantoni su 41, praticamente in quelli persi dal PS, oltre a vincere in numerosi cantoni con una maggioranza che oscilla tra il 51 e 53% facendo "sloggiare" i socialisti, commento di Marine Le Pen. Ma i socialisti minimizzano la disfatta, "non così catastrofica", costretti di conseguenza a far blocco a sinistra, insieme a EELV (Verdi) precipitati all'1,9% (alle ultime elezioni cantonali erano all'8,2%), al Front de Gauche (6,5%) e al PCF (Partito Comunista). Il primo ministro Valls si presenta anche lui rassicurante e contento che "il Front national non sia la prima forza politica in Francia".

In realtà, ciascuno a suo modo esulta: il Front national "sfonda", l'UMP "sconvolge" e il PS, malgrado l'assenza in 500 cantoni al secondo turno e l'accorato appello a votare "nell'interesse generale" per il centro-destra contro il FN dove non c'è candidato socialista, si accontenta di un "risultato dignitoso" . Certo, il FN con un 26% non è il primo partito di Francia come trionfalmente preannunciato da M. Le Pen, però è una forza politica che, nonostante non abbia il monopolio dell'opposizione ai socialisti, si è installata e si radicalizza nel paesaggio politico francese spaccando di fatto il bipartitismo. In questa situazione che precede il secondo turno elettorale non è ancora possibile supporre delle alleanze "tripartitiche" considerando che ciascuno dei tre partiti, UMP, FN e PS, pur non potendo pretendere la maggioranza esclusiva, non prevede accordi possibili.

Se le modalità elettorali favoriscono il bipartitismo, gli elettori  invece non vedono più una destra contro una sinistra: un voto su quattro è infatti finito al Front national. Una siinistra che arriva a malapena ad un terzo dei voti è indubbiamente debole, solo nelle cantonali del 1992 era riuscita ad ottenere, al primo turno, un risultato inferiore al 40%. Senza dimenticare che sia alle elezioni municipali che a quelle europee nel 2014 la sinistra aveva perso significativamente. 

Alle porte di Parigi, il "9-3", Seine-Saint Denis, bastione storico della sinistra e astensione al 63,18%, è minacciato dalla destra che potrebbe vincere proprio nei cantoni che hanno visto passare, uno dopo l'altro, i programmi di rinnovo urbanistico destinati alle banlieues. Nelle zone dove il 50% della popolazione è di origine straniera e c'è il tasso di disoccupazione più elevato di Francia, tutti i partiti presentano candidati immigrati, compreso il Front national che paradossalmente ha favorito l'astensionismo di chi "preferisce non andare a votare per non rischiare di fare una sciocchezza e votare FN", come racconta un militante comunista.