Francia - Avignon Calling

Inizia il Festival di Avignone tra scioperi, blocchi e occupazioni. La lotta degli intermittenti francesi è una lotta immediatamente europea che accomuna tutti movimenti contro la fase post-austerity del semestre italiano.

2 / 7 / 2014

 Dal 4 luglio inizierà il Festival di Avignone. Un grande evento  che rappresenta una delle massime espressioni del settore culturale e turistico della Francia, facendo convergere flussi di persone sia a livello di pubblico che a livello di forza-lavoro. Non è un caso, del resto, che proprio questo settore sia quello più produttivo di tutto il Paese, sul quale la valorizzazione capitalista si dimostra più visibile.

Quest’anno, tuttavia, non sarà lo stesso festival, dove non si potrà che assistere agli spettacoli teatrali francesi e internazionali di alta qualità. Il 4 luglio infatti non sarà semplicemente la première del Festival: sarà anche il giorno in cui verrà costruito lo sciopero precario da parte di tutti quegli intermittenti, disoccupati e lavoratori interinali chi si stanno opponendo all’applicazione del nuovo modello sulla previdenza sociale (accordo Unédic del 22 marzo). Sarà quindi la première delle azioni, dei blocchi e degli spazi di discussione attorno ai nodi dell’austerità, della competitività e del mercato del lavoro in Europa. 

Dopo aver ricevuto l’invito da parte della Coordination des intermittents et des précaires durante l’assemblea dei movimenti paneuropei del 29 giugno, abbiamo deciso di salire ad Avignone durante queste giornate di mobilitazione. Perché Avignone è Europa, ma non in un banale senso geografico. 

Il nefasto accordo sull’assurance chomage si inscrive nella stessa direzione delle politiche del semestre italiano di presidenza dell’Unione Europea: abbassamento dei costi del lavoro, aumento dell’orario lavorativo, restrizione nell’accesso e nella percezione dei sussidi sociali, ricatto dei contratti precari. In altre parole, il dispositivo governamentale che, usando retoricamente la riduzione della disoccupazione, vuole diffondere la forma precaria dello sfruttamento per gonfiare ancora di più i profitti padronali. Per tutto questo Avignone ha un portato immediatamente europeo, perché è un momento dove la produzione della ricchezza è iniqua e viene fatta sulle spalle di tutti quei lavoratori che la garantiscono, dai tecnici agli attori delle compagnie fino agli interinali della ristorazione. Quest'anno il festival sarà un laboratorio di sperimentazione per applicare quella drastica ristrutturazione dei diritti sociali che disciplinerà le vite di milioni di persone. Che differenze c'è tra un festival dove lavorano  - per il profitto di pochi - i molti che non si potranno permettere di avere un sussidio di disoccupazione o di intermittenza, e un'esposizione sostenuta dai contratti precari e dal volontariato come Expo2015?

L'intermittenza nel settore dello spettacolo in Francia è il più grande laboratorio di sperimentazione delle politiche neoliberiste, lo è per l'ideologia del padronato Medef come lo è per l'insieme delle politiche sul lavoro europee: mettere a regime manageriale  la società intera, arrivare a rendere conforme al modello imprenditoriale, concorrenziale, le stesse relazioni interpersonali. Un' etica in cui ciascuno è "imprenditore di sé stesso" facendosi carico interamente di tutti i rischi economici e sociali della propria attività lavorativa, investendo compulsivamente tutto il suo tempo di vita quotidiana,   giorno e notte, "producendo sé stesso"  per un "meritato" reddito diretto o indiretto, ma soprattutto in lotta contro tutti gli altri come lui/lei per ottenere un impiego.    

Con gli "Intermittents" il progetto  dal 2003 non è quello pubblico di ridurre il deficit  ma è quello di costruire questo individuo adatto al capitalismo di oggi ed a quello che si prefigura. 

Nonostante le figure politiche siano cambiate, la riforma Unedic del 2014, riproduce e conserva integralmente questa prospettiva. 

Il governo che ha firmato l'accordo dietro il paravento della "cultura" porta avanti una visione della società che va ben al di là di una politica culturale. Ora, in Francia, la creazione e la qualità della produzione artistica è indissociabile da una politica di indennizzo-disoccupazione per TUTTI: disoccupati, interinali stagionali e precari sia in CDD che in CDI.  

Questo punto è centrale, discriminante fondamentale nella proposta del "Nuovo Modello" che regola sia il lavoro che la protezione sociale del lavoro intermittente. 

Quattro principi strutturano in Nuovo Modello della Coordination dei Intermittents et des Précaires, annualizzazione dei diritti sociali, 507 ore di lavoro contrattuale in 12 mesi come condizione di indennizzo-disoccupazione, messa a livello dei salari e delle prestazioni sociali, retribuzione o reddito minimo giornaliero.  Questi quattro punti cardinali sono complementari e indissociabili perché permettono una messa in comune concreta dell'assicurazione di disoccupazione per gli intermittenti dello spettacolo. Ma questo nuovo modello è anche una base reale e aperta per tutte le forme precarie di lavoro perché presenta un'alternativa alla mancanza di reddito. 

Invece di reagire semplicemente agli attacchi culturalmente reazionari, le lotte degli intermittenti hanno posto sul tavolo della politica una critica sociale del lavoro.  Il terreno del conflitto  non è stato quello di separare l'ambito della cultura, renderlo un'eccezione anche come settore economico ma di coinvolgere nello stesso percorso postini, ferrovieri e studenti,  e tutte le altre categorie professionali.

Nel cuore di questa lotte c'è lo spirito di creare un nuovo rapporto tra i soggetti sociali e tra le persone, tra la scena e il suo pubblico.

Ma Avignone è Europa anche per un altro motivo. La mobilità della forza-lavoro continentale converge necessariamente su eventi di questo genere. Camerieri, barman, receptionist, attori teatrali, musicisti, tecnici costituiscono quelle categorie di lavoratori transnazionali che per necessità migrano all'interno dell'Europa, alla ricerca di migliori condizioni di vita e professionali. Se da una parte questa trasversalità è frutto della divisione interna della forza-lavoro, differenziata da paese a paese proprio per rilanciare la competitività, dall'altra rende ancor più visibile il discorso della governance europea che accomuna i milioni di precari, intermittenti, lavoratori autonomi e dipendenti del continente. 

E a partire da questo, è quindi possibile intravedere non solo un'Europa della mobilità e della competitività a Avignone, ma anche un'Europa scandita dal tempo delle lotte: gli scioperi, i blocchi, le rivendicazioni sociali per un reddito sganciato dalla prestazione lavorativa e un' (auto)organizzazione non tradizionale, sono i segni che riescono ad unire le tantissime esperienze costituenti che vanno dall'Italia alla Spagna, dalla Germania alla Grecia, fino all'Est e al Nord Europa. Essere solidali con la lotta degli intermittenti francesi non significa dare un sostegno esterno, a partire da una materialità della nostra vita che è a loro estranea.  Significa  capire che siamo tutti potenzialmente in mobilità, stretti nella morsa tra l'accettazione del lavoro precario e la ricerca di un welfare più solido; significa voler costruire, insieme tra tanti e diversi, le condizioni di possibilità affinché, ovunque ci si trovi, venga garantita un'estensione dei diritti e una vita degna libera da qualsiasi ricatto. 

Saremo quindi ad Avignone perché la lotta degli intermittenti è anche la nostra, perché crediamo fino in fondo che l'unico modo per ribaltare le politiche devastanti del capitalismo finanziario sia creare nuove relazioni, opportunità di organizzazione e mobilitazioni comuni sul piano europeo. E' da qui che inizieremo a costruire il nostro semestre, attraverso tutte le date lanciate e condivise da tutte le comunità ribelli: quello della Comune dell'Europa! 

#OnsevoitàAvignon 

http://www.cip-idf.org/rubrique.php3?id_rubrique=21