Ferguson - Un incendio distrugge il memoriale di Michael Brown

Si riaccendono le polemiche, tanti i manifestanti per le strade della città

24 / 9 / 2014

La rabbia è dilagata per le strade di Ferguson quando martedì un incendio ha distrutto uno dei due memoriali sulla strada dove Michael Brown è stato ucciso, un luogo che è diventato sacro per molti a Ferguson, ma che è anche diventato per molti a livello nazionale un simbolo forte della disparità razziale e l’interazione che vi è tra le minoranze e la polizia.

La dinamica “dell’incidente” non è così chiara, ma un fatto del genere ha alimentato subito il risentimento, ancora fresco, di tutti coloro che non si danno pace per quanto accaduto circa un mese fa, e cercano chiarezza denunciando l’atteggiamento della polizia che non ha ancora preso provvedimenti apparenti nei confronti di chi sparò contro Michael Brown.

L’atteggiamento della polizia ha spesso suscitato scalpore a Ferguson – una città in cui più di due terzi dei residenti della città sono neri, ma quasi tutti i funzionari dell'amministrazione pubblica e gli agenti di polizia sono bianchi; così come il sindaco e il capo della polizia – ma la vicenda che ruota intorno al giovane afro-americano rimarca per l’ennesima volta la disparità del rapporto tra popolazione bianca e nera.

Nelle settimane successive tantissime persone si sono riversate per le strade della città, chiedendo giustizia per il fatto in sé ma anche per il trattamento che il corpo del giovane ha subito dopo la sparatoria, rimanendo per più di quattro ore sotto il sole alla mercé di tutti.

Anche per questo motivo i due memoriali hanno assunto un simbolo importantissimo, e la profanazione di uno di questi ha toccato la sensibilità di molte persone. L’incendio e la conseguente protesta è stato un promemoria delle tensioni che si sono verificate quest’estate.

Nell’immaginario comune dei manifestanti è come se qualcuno avesse profanato una tomba ed immediatamente si è puntato il dito contro la polizia adducendole la responsabilità dell’accaduto; ma anche se così non fosse, le si imputa di non aver avuto la giusta prontezza di intervenire sul campo e di esser rimasti fermi a guardare.

I due memoriali sono stati messi il giorno dopo che Brown è stato ucciso: il primo, non danneggiato dal fuoco è al centro di Canfield Drive, dove Brown è caduto dopo essere stato colpito da circa sei colpi del poliziotto Darren Wilson; il secondo si trova a pochi metri di distanza, attorno ad una palo della luce circondato  da peluches, disegni, fiori e candele.

C’è chi crede che il memoriale abbia preso fuoco per le candele, ma la maggior parte è propensa  a pensare che sia stato qualcuno ad appiccare l’incendio.

Il capo della polizia di Ferguson  ha dichiarato via e-mail che l’accaduto lo ha "addolorato", che la polizia è intervenuta prontamente ma che solo l’intervento dei vigili del fuoco è stato decisivo per spegnere le fiamme.

A prescindere da chi sia la colpa, ci sono dei fattori della vicenda  che meritano la giusta attenzione: il primo è che il memoriale è stato immediatamente ricomposto e che quel luogo è ormai da tempo diventato una sorta di mecca per i sostenitori e manifestanti; il secondo è che la vicenda del 13 agosto ha toccato nel profondo gli abitanti di Ferguson, rafforzati da tutta la solidarietà ricevuta dall’esterno,  e che qualsiasi evento lo riporti alla memoria suscita un grande fervore.

Rispetto a quest’ultimo punto è evidente che l’uccisione di Michael Brown ha fatto ulteriormente emergere lo stato di segregazione che si vive negli Usa; inoltre la popolazione nera, ancora ferita dall’accaduto e memore della propria condizione sociale, non lascerà mai passare sotto il silenzio la gravità di quanto accaduto, ma soprattutto di quanto tutto ciò sia strettamente interconnesso alla discriminazione razziale che vi è in America tutt’ora e che non da segni di cedimento.