Ferguson - Cresce la rabbia dopo il verdetto emesso dal Grand Jury

25 / 11 / 2014

La sera di lunedì 24 novembre il grand jury della contea di St. Louis, presieduto dal pubblico ministero Robert McCulloch, dopo una consultazione durata due mesi rigetta per insufficienza di prove la condanna di Darren Willson, il poliziotto che il 9 agosto 2014 ha ucciso Michael Brown, diciottenne afroamericano di Ferguson, Missouri, sobborgo della città di St. Louis, con sei colpi d'arma da fuoco, dopo un inseguimento avvenuto in seguito all'arresto arbitrario di Brown e un amico che si trovavano ad incrociare una pattuglia della polizia camminando per il quartiere.

Questa notizia giunge a indurire un clima di tensione ulteriormente appesantito dalla notizia giunta nella mattinata di lunedì 24 novembre del decesso di Tamir Rice, un ragazzino dodicenne di Cleveland, Ohio, anch'esso afroamericano. Tamir è venuto a mancare domenica dopo essere stato colpito il giorno precedente da un colpo d'arma da fuoco sparato da un poliziotto, per non aver portato le mani in alto dopo che questi gli aveva intimato di alzarle lasciando la pistola giocattolo che teneva in mano.

Dopo mesi di azioni di protesta e resistenza organizzate da un ampio spettro di realtà attiviste e organizzazioni civili e religiose in una città divenuta simbolo di una criminale e verticistica occupazione delle istituzioni in un territorio fortemente impoverito e disconnesso dalle stesse, nonché divenuta simbolo della ingente e progressiva militarizzazione delle forze armate del paese, dimostrata durante le azioni di contenimento delle proteste, Ferguson prosegue e rilancia forte l'appello all'azione che oggi martedì 25 novembre vedrà coinvolte numerose città statunitensi.

Le rivendicazioni che hanno scandito e scandiranno le azioni di contestazione aggiungono alla denuncia della militarizzazione delle forze di polizia statunitensi la denuncia della loro razializzazione: un problema storico per cui richieste in realtà molto moderate finiscono per evidenziare le pratiche di contenimento sistematico operato su una parte consistente e altamente impoverita della società statunitense, identificata (e spesso messa in inter-conflitto, v. caso Tyvor Martin) etnicamente, la quale è peraltro sistematicamente e storicamente attiva per l'autocontrollo. Tra queste rivendicazioni si accavallano ad esempio la richiesta dell'ottenimento di una panoramica esaustiva sugli abusi sistematici perpetrati dai dipartimenti di polizia locale, inclusa la pubblicazione dei dati concernenti e la sorveglianza con pregiudiziale razziale (racial profiling, racially biased policing); o l'attribuzione dei fondi federali condizionata dall'adozione da parte delle polizie locali di specifici addestramenti operati dal dipartimento di giustizia, sotto la pervisione delle comunità territoriali che la polizia deve servire; l'avvio di udienze congressuali che investighino su discriminazioni delle comunità di colore, racial profiling, e abusi/torture perpetrati dalle forze dell'ordine in processo di “applicare la legge”; o ancora il supporto dell'approvazione del End Racial Profiling Act, che proibirebbe in termini legali l'uso dell'analisi comportamentale a finalità investigativa definita attraverso categorie razziali, etniche, nazionali o religiose, così come viene attualmente impiegata dai dipartimenti di polizia. Queste rivendicazioni si attaccano ad un più articolato discorso che connette le incarcerazioni di massa alla disoccupazione o sotto-occupazione, alle lotte sul salario minimo e sull'accesso ai posti di lavoro, nonché al diritto alla casa messo assolutamente in discussione dopo la crisi dei mutui subprime del 2008, pagata dalla società civile e nello specifico dalle comunità di colore.

Come già segnalato da alcuni attivisti nelle settimane passate, la strada e la protesta di Ferguson hanno parlato in questi mesi un linguaggio più ampio e complesso di quello articolato dalle mirate e ovvie richieste rivolte all'amministrazione Obama, e certamente un linguaggio che non verrà sovrastato dalle irate e non sorprendenti azioni di burning and looting che arroventano St. Louis. Si tratta di un linguaggio con importanti spunti per l'auto-organizzazione e rilevante anche per i dibattiti interni inter-generazionali, con alcuni dei rappresentanti spirituali o intellettuali, e tra gruppi e organizzazioni di base (grassroots movements) legati in reti di solidarietà.

Al momento (notte tra lunedì e martedì), a Ferguson i manifestanti stanno prendendo le strade e a New York tre dei ponti principali, il Manhattan bridge, Tri-Boro e Brooklyn, sono stati occupati in protesta alla decisione della corte e in supporto alle comunità del Mid-West.