Atene, Salonicco, Patrasso, sono immerse nello smog, a causa della
combustione della legna, visto che i soldi per il riscaldamento
tradizionale sono finiti. Dodici ore di lavoro vengono pagate, sempre
più spesso, quattrocento euro al mese, e, per il 2013, le previsioni
dicono che l'economia continuerà a decrescere di oltre il 4%. Come è
ormai noto a tutti, la Grecia si trova ad affrontare il quinto anno di
crisi, in una recessione che ha fatto contrarre il proprio pil del 20%
e con una disoccupazione che tocca, ormai, l'incredibile percentuale
del 27% in generale, nel segmento giovanile siamo ad oltre il 50%.
Le manifestazioni e le proteste di strada si sono diradate ed
affievolite, sono ritornati gli spari contro sedi di partiti e
associazioni di Governo e qualche attentato dinamitardo.
Quello che fa discutere, oggi in Grecia, è qualcosa che non è
passato sulla nostra grande stampa di opinione, ma che lì è
l'argomento all'ordine del giorno, sono le notizie che hanno rimesso
in movimento le proteste in piazza.
Vediamo di che si tratta.
Alcuni giorni fa É‚livier Blanchard, direttore del settore
ricerche del Fondo Monetario Internazionale, in una sua analisi molto
dettagliata, ha ammesso che le previsioni dello stesso Fmi, sulla
reazione alle misure di austerità, da parte di Grecia e Portogallo,
sono state sbagliate, in modo macroscopico.
Blanchard ci dice, ora, che gli esperti del "Fondo", che
avrebbero dovuto rimettere in sesto l'economia del paese, hanno
commesso un errore fondamentale: pensavano che ogni punto di spesa
pubblica tagliato, avrebbe provocato una contrazione del Pil dello
0,5%. E questo è stato il " moltiplicatore" di cui si è
tenuto conto, nella preparazione del piano di austerità da imporre
alla Grecia.
In realtà - sempre a detta del FMI - la decrescita è stata
mediamente del 1,5%, tre volte più del previsto: la cura imposta ha
distrutto l'economia ellenica, anziché aggiustare i suoi conti e il
suo indebitamento.
Ma anche questo aspetto la storia economica della Grecia si tinge di
giallo.
L'intera vicenda ha preso il via dalle accuse di Zoe Georganta,
presunta gola profonda dell'ufficio di statistica, la donna lavorava
alle dipendenze di Andréas Georgious, capo dell'istituto di
statistica ellenico (Elstat) e la scorsa settimana, nel corso di una
trasmissione radiofonica, ha dichiarato che nel 2009, l'ufficio di
statistica greco ha gonfiato il deficit pubblico dal 12,5% al 15,4%,
aggiungendo al calcolo anche i debiti delle aziende partecipate.
Secondo la sua versione, peraltro, il rosso poteva essere rapidamente
riportato sotto il 10%, e che del trucco sarebbero stati a
conoscenza il primo ministro George Papandreou e il ministro delle
Finanze George Papaconstantinou, entrambi socialisti del Pasok, che
l'avrebbero avallato.
Ora la Procura di Atene ha aperto un'inchiesta e questi potenti personaggi politici isono formalmente indagati con l'accusa di aver gonfiato le cifre del deficit pubblico del 2009 per rendere più semplice, con la paura dell'indebitamento fuori controllo, l'imposizione delle ricette lacrime e sangue dell'Unione europea e del Fondo monetario internazionale.
La realtà supera la fantasia di Petros Makaris e del suo alterego il commissario Charitos.