Erdogan impone delazione e rappresaglia

Manifestanti in piazza contro il pugno di ferro usato dalle forze dell'ordine a giugno durante le rivolte anti-governative e a sostegno di un giovane in coma dopo essere stato colpito alla testa.

2 / 8 / 2013

Tornano le proteste contro la politica repressiva di Erdogan a Istanbul, dove ieri la polizia turca ha disperso con gas lacrimogeni una manifestazione vicino a piazza Taksim. Si torna a protestare contro il pugno di ferro usato dalle forze dell'ordine a giugno durante le rivolte anti-governative e a sostegno di un giovane in coma dopo essere stato colpito alla testa. Secondo i media locali, i manifestanti sono stati bloccati dalla polizia che ha usato cannoni ad acqua, oltre ai lacrimogeni per disperderli.

Il clima pesantemente repressivo, da caccia alle streghe e al sovversivo, è confermato dalla gravissima iniziativa annunciata dalla polizia turca, quella delle "cassette della delazione": il progetto prevde l'installazione in tutti i quartieri di "cassette delle lettere" nelle quali i cittadini potranno denunciare anonimamente "comportamenti illeciti" dei vicini. Il progetto per una delazione di massa, da ministro dell’informazione di orwelliana memoria è riferito da Radikal ed è un deciso salto in avanti verso la costruzione di un vero e proprio Stato di Polizia. 

La proposta è cominciata a circolare all'indomani di un discorso di Erdogan, nel quale il premier ha invitato i simpatizzanti del suo partito islamico Akp a denunciare i vicini che partecipano alle proteste con le "caceroladas" - ossia sbattendo una pentola contro l'altra - per "inquinamento sonoro". 

Come se ciò non bastasse da alcuni giorni circolano voci ufficiose che verranno prese misure amministrative nei confronti degli studenti che hanno partecipato al movimento di Occupy Gezi Park: dopo il pugno duro contro la protesta dei giovani con l’uso di gas e proiettili, con condanna della stessa UE, ora sul dissenso in Turchia cala secondo l'opposizione la vendetta del premier Erdogan.

Decine di arresti per terrorismo, settanta giornalisti defenestrati, avvocati incriminati, indagini fiscali contro il gruppo industriale Koc ritenuto favorevole ai manifestanti: Erdogan ha più volte denunciato un complotto dietro le proteste, accusando le lobby del tasso di interesse, la stampa internazionale, potenze estere, l'opposizione, e promesso che alla fine avrebbe 'presentato il conto. Ed è quello che secondo le ong dei diritti umani il governo di Ankara ora sta facendo.

La Federazione Internazionale dei Diritti Umani ha parlato di ''crescente e inquietante repressione dei manifestanti e della società civile''. L'ultimo segnale del giro di vite contro il dissenso è stato l'annuncio da parte del Kyk, l'ente pubblico incaricato di aiutare finanziariamente gli studenti meno abbienti, che per i giovani che scendono in piazza e contestano non ci saranno borse di studio. In una circolare resa pubblica questa settimana il Kyk ha precisato che chi si impegna in attività di ''resistenza, boicottaggi, occupazioni, scritte o dipinti (in spazi pubblici), canta slogan o cose analoghe'' ed ''è coinvolto in azioni di anarchia, terrorismo'' non potrà ottenere aiuti, perchè queste azioni costituiscono una ''violazione del diritto all' educazione''. Il premier Erdogan ha più volte denunciato come ''vandali'' e ''terroristi'' i giovani scesi in piazza negli ultimi due mesi per chiedere più democrazia e libertà.