Egitto - Scomparso il giornalista Shady Zalat, arrestato senza capo d'accusa

24 / 11 / 2019

La polizia egiziana ha fatto irruzione ieri mattina, al Cairo, nella casa dove il giornalista 37enne Shady Zalat vive con la moglie e la figlia, senza un mandato e arrestandolo senza spiegazioni. I quattro "ufficiali della sicurezza" in borghese non si sarebbero qualificati né avrebbero mostrato un mandato di arresto, mentre ad aspettarli fuori ci sarebbe stato un commando armato, secondo le testimonianze raccolte.

Nell'irruzione sono stati sequestrati i laptop di Shady e della moglie ed una serie di documenti di lavoro. Pochi minuti dopo l’arresto gli agenti sono rientrati nell'appartamento, visibilmente agitati, in cerca del cellulare del giornalista.

Da ieri mattina non si hanno più notizie di Shady. Gli agenti che hanno effettuato l’arresto avevano inizialmente comunicato alla famiglia che il giornalista sarebbe stato trattenuto in stato di fermo presso il commissariato di Giza. Ma quando Hassan al-Azhari, l’avvocato di Mada Masr, si è recato in loco per parlare con lui è stato informato che Shady non si trovava lì. Shady Zalat è scomparso e nessuno sa dire dove si trovi.

La moglie riferisce che Shady era preoccupato, perché da giorni aveva visto delle persone aggirarsi attorno alla loro abitazione ed alla sua automobile.

Se si tenta di visualizzare l’account twitter (@Abozikas), attraverso il quale Zalat comunicava molte delle notizie, si scopre che questo è stato sospeso e non è più accessibile.

Shady pubblica dal 2014 i suoi articoli d’inchiesta su Mada Masr, una delle pochi voci indipendenti in Egitto che denuncia la corruzione della politica e gli abusi della polizia nel paese nordafricano. Nel marzo del 2017, in particolare, aveva pubblicato un’inchiesta sulle gravissime violazioni dei diritti umani, quali l'uso eccessivo della forza da parte delle forze di sicurezza, gli omicidi extragiudiziali, le torture e la repressione delle libertà civili.

Proprio dal 2017 il portale web di Mada Masr è censurato e dunque inaccessibile nel paese. Dal maggio di quell'anno, infatti, le autorità egiziane hanno bloccato almeno 513 siti web, tra cui portali informativi e di organizzazioni per i diritti umani, si legge su un report di Amnesty International.

Mada Masr è un progetto editoriale affascinante: un’agenzia media indipendente creata da giovani giornalisti, fondata da un gruppo prevalentemente composto da donne, nata dall’incontro di un gruppo di giornalisti rimasti disoccupati a causa della crisi politica e finanziaria. I primi articoli vengono pubblicati in concomitanza delle rivolte popolari del 30 giugno 2013 che portarono alla destituzione del presidente Mohamed Morsi, attraverso l’utilizzo dell’esercito.  Il nome “Mada” sta ad indicare un’antica parola araba che significa “prendere una posizione”; infatti è dal 2013 una delle poche (se non l’unica) voci di inchiesta indipendente sui crimini e sulla corruzione del regime di al Sisi. “Attraverso il nostro giornalismo, ci preoccupiamo di testimoniare agli eventi e raccontarli, nel tentativo di creare un resoconto veritiero sull'Egitto dopo il 2011 - si legge nella descrizione del progetto Mada Masr – dando voce ai senza voce”.

Da quando è al potere, Abdel Fattah al Sisi ha imposto in Egitto un regime autoritario senza libertà di stampa: moltissimi attivisti e politici sono stati arrestati, centinaia di siti internet sono stati bloccati e qualsiasi forma di protesta è stata duramente repressa. A causa della profonda crisi economica nella quale il governo ha spinto il paese, l’onda di dissenso sta montando negli ultimi due anni, anche in risposta all'aumento del prezzo dei beni alimentari e della benzina.

Dal 2017 una serie di leggi ed emendamenti hanno trasformato il sistema giudiziario egiziano in uno strumento repressivo da utilizzare contro chiunque manifesti dissenso. La tortura sta diventando un metodo estremamente diffuso per estorcere confessioni che determineranno condanne al termine di processi fantoccio.

Lo scorso 20 ottobre le manifestazioni di piazza che chiedevano le dimissioni del presidente sono sfociate nell’arresto di oltre 4000 persone tra attivisti, professori universitari, avvocati, giornalisti ed oppositori politici.

Dal 2014 in Egitto sono state emesse oltre 1891 condanne a morte, spesso al termine di processi iniqui o addirittura extragiudiziali, almeno 174 delle quali sono state poi eseguite.

L’Italia, nonostante l’omicidio di Giulio Regeni nel febbraio del 2016, continua a intrattenere relazioni internazionali e siglare accordi economici e commerciali con l’Egitto, molti dei quali aventi come oggetto la vendita di armi e lo sviluppo di nuovi sistemi software per lo spionaggio dei cittadini.

Nel comunicato di Mada Masr si legge che “Shady non ha fatto altro che usare le parole per riferire le notizie. Il suo arresto segna l'ennesima escalation nella repressione contro il giornalismo in Egitto.”

La testata giornalistica egiziana ha lanciato l’hashtag #FreeShady per chiedere l’immediata scarcerazione del suo collaboratore, indicando nel governo egiziano il responsabile della sparizione del giornalista.