Egitto nel caos: è stato d'emergenza

Si parla di 300 morti. Arrestati leader del movimento islamista. Sostenitori di Morsi incendiano tre chiese coopte e attaccano edifici governativi.

15 / 8 / 2013

La polizia è intervenuta all'alba del 14 agosto al Cairo per sgomberare i sostenitori dell’ex Presidente Mohamed Morsi. I gruppi di protesta erano accampati di fronte alla moschea di Rabaa al Adawiya e a piazza Nahda.

Ad annunciarlo è la TV di Stato egiziana: da oggi per un mese il Paese è in stato di emergenza. 

Il Governo ha imposto anche coprifuoco notturno per 30 giorni al Cairo e in 10 province egiziane e ha ordinato all'esercito di ristabilire l'ordine.

La sanguinosa repressione di ieri negli accampamenti dei Fratelli Musulmani viene rivendicata dal Governo; anche se a livello politico la prima "vittima" è il vicepresidente e leader delle opposizioni a Morsi, Mohammed El Baradei, che ha annunciato le sue dimissioni.

“Dopo l’applicazione dello stato di emergenza – dice il Ministro degli Interni, Mohamed Ibrahim – e il mandato del presidente all’esercito di collaborare con la polizia, noi in totale accordo con le forze armate, non autorizzeremo nessun presidio nel Paese. Costi quel che costi”.

Continua a salire il bilancio dei morti: secondo gli ultimi dati ufficiali le violenze hanno provocato almeno 278 morti e oltre 2 mila i feriti in tutto il Paese. 

Un numero di vittime in costante crescita, assalti a uffici governativi e a chiese cristiane.

Secondo diverse agenzie di stampa, questa mattina la polizia ha attaccato i due sit-in dei sostenitori dei Fratelli Musulmani, in Al-Nahda Square e alla moschea di Rabaa Al-Adawiya: i poliziotti hanno circondato i manifestanti e lanciato gas lacrimogeni.

E poi ancora tensioni, manifestazioni e scontri come al Cairo anche ad Alessandria, dove i sostenitori di Morsi hanno bloccato alcune arterie stradali, le auto sono state date alle fiamme e la stessa biblioteca della città ha subito un attacco.

A Luxor, gli scontri si stanno svolgendo in piazza Abu Haggag: i sostenitori di Morsi hanno attaccato alcuni negozi e incendiato auto della polizia. 

A Giza presa di mira una stazione di polizia.

I manifestanti hanno lanciato contro la chiesa di Mar Gergiss delle bombe incendiarie. Date alle fiamme anche due chiese nella provincia di El-Menia.

L'agenzia di stato Mena ha riportato la notizia di un incendio appiccato dai sostenitori del deposto presidente Morsi contro una chiesa copta a Sohag, città nel centro del Paese. 

I blitz delle forze di sicurezza contro i manifestanti al Cairo hanno innescato una reazione a catena, che a macchia d’olio sta infiammando tutto il Paese.

Ancora presto per dire se si tratti della “rivoluzione globale”, minacciata dagli integralisti di Jamaa Islamiya vicini a Morsi; certo è però che il contagio di rivolta e violenze rispecchia il precipitare della situazione ben al di là del Cairo, con coprifuoco ordinati in undici governatorati e la provincia di Fayoum, alle porte della capitale, che conta già decine di morti.