Egitto - Gli egiziani a Morsi: "Non ti vogliamo"

Si preannuncia un week end di proteste e

28 / 6 / 2013

Sta per avvicinarsi l'anniversario del primo anno di governo di Morsi e la piazza si prepara alla protesta.

Nel quotidiano The Nation in un lungo articolo di Sharif Abdel Kouddous si racconta il clima nel paese e ve ne proponiamo alcuni stralci.

Il sito Nena News descrive lo scenario in cui si terranno manifestazioni pro e contro il governa e racconta come
un uomo è morto e altre trenta persone sono rimaste ferite durante scontri nella provincia di Sharqiya, nel Nord del Paese.

DAL NENA NEWS

Roma, 28 giugno 2013, Nena News - Sta per iniziare un fine settimana difficile in Egitto, per le numerose manifestazioni pro e contro il presidente Mohammed Morsi, al potere da un anno, che si svolgeranno in un clima di sempre maggiore tensione tra i suoi sostenitori e i suoi oppositori. Ieri sera un uomo è morto e altre trenta persone sono rimaste ferite durante scontri nella provincia di Sharqiya, nel Nord del Paese.

Oggi saranno i Fratelli Musulmani, i sostenitori di Morsi, a scendere in piazza per una manifestazione "a oltranza" che precede di due gironi quella indetta dall'opposizione, dal Fronte di salvezza nazionale, per chiedere le dimissioni del capo di Stato ed elezioni anticipate. La petizione lanciata dagli avversari del presidente, la campagna "Tamarod", ha raccolto 15 milioni di firme. Le manifestazioni si annunciano numerose e partecipate: il rischio di scontri è alto e c'è il timore che questo fine settimana apra una fase di tensioni prolungate. Al Cairo e in altre città è stato schierato l'esercito.

Gli egiziani paiono nettamente divisi tra i sostenitori e gli avversari di Morsi. Lo stesso presidente, nel discorso per il primo anniversario del suo mandato, ha parlato di una "polarizzazione politica che minaccia di paralizzare e gettare nel caos l'intera nazione". Ma l'opposizione è determinata a chiedere le sue dimissioni, accusandolo di volere instaurare un regime autoritario, non laico, tradendo la rivoluzione del 25 gennaio 2011, che ha portato alla cacciata del presidente Hosni Mubarak dopo quarant'anni al potere.

Il primo anno di mandato di Morsi, eletto in votazioni considerate democratiche, è stato caratterizzato da scontri di piazza e una stagnazione economica che non ha risparmiato nessun ceto e ha ingrossato le file dei suoi rivali. Dopo la fine del regime di Mubarak, l'Egitto ha rivelato la sua spaccatura interna, la contrapposizione tra due Paesi, o idea di Paese, diversi: gli egiziani che hanno votato i Fratelli Musulmani (banditi dalla scena politica sotto Mubarak) che vogliono una nazione più tradizionalista e conservatrice, e quelli che invece hanno stili di vita laici e si sentono minacciati da un partito che si ispira all'Islam nel fare politica.

Lo scontro è inevitabile e rischia di essere violento; e le Forze armate si ripropongono come mediatrici tra i contendenti: sono pronte a intervenire per ristabilire l'ordine ed evitare che l'Egitto scivoli in un "conflitto incontrollabile", e anche per tornare in scena.

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DA THE NATION

"L'Egitto è in tensione per il 30 giugno. L'anticipazione del primo anniversario dell'insediamento di Morsi sta arrivando in un clima per certi versi febbrile, visto che milioni di persome si stanno preparando a scendere in piazza per richiedere le dimissioni del presidente. La paura di un regolamento di conti tra chi protesta e chi sostiene il presidente, gha fatto sì che la gente facesse incetta di viveri e benzina.

I militari e la polizia stanno schierando le loro forze e mettendo barriere di ferro attorno ai luoghi pubblici.

Un anno fa molti egiziani hanno sperato che il nuovo presidente, eletto democraticamente, avrebbe rappresentato un punto di svolta dopo decenni di governo autoritario e un periodo di transizione turbolenta. Invece da quando Morsi è al potere il caos politico è aumentato, l'economia declina e la vita quotidiana è diventata molto più dura per gli egiziani.

Il paese è tormentato da scarsità di benzina e diesel, molte volte manca l'elettricità, il prezzo del cibo, delle medicine e dei beni primari è in continuo aumento, la moneta ha perso valore e le famiglie sono sempre più impoverite. La disoccupazione aumenta, il turismo continua ad essere in calo. Aumenta l'insucurezza e la criminalità.

Ahmed El-Noubi, di 58 anni, proprietario di un negozio afferma. " Dopo un anno di governo dei Fratelli Musulmani la gente non li può più tollerarer. Si sta risvegiando l'opposizione in piazza".

La frustrazione è palpabile. In questo anno di Morsi ci sono state oltre 9.400 manifestazioni, secondo il Cairo-based International Development Centre, più che ovunque nel mondo.

Il sentimento anti-governo dovrebbe culminare il 30 giugno. Una data costruita a partire da una petizione, con milioni di firme, che invita a rivoltarsi: "Tamarod, Arabic for “rebel.”

La campagna è stata iniziata da giovani, legati al movimento d'opposizione Kefaya, fondato nel 2005, per ottenere le riforme politiche sotto Mubarak. il discorso era semplice e si richiedevano vere elezioni presidenziali: .. non ti vogliamo perchè i poveri sono ancora poveri, perchè non vogliamo vivere dell'elemosina dell'estero". Da quando è iniziata Piazza Tahir il primo maggio, l'organizzazione ha continuato a muoversi, raccogliendo milioni di firme ... "


“.... La campagna Tamarod si è concentrara sul fallimento politico, sociale ed economico dell'attuale governo", dice Mahmoud Badr, che afferma di essere sorpreso dallaa partecipazionealla petizione.

Gli egiziani non sono nuovi al fatto di raccogliersi intorno a petizioni da firmare in modo massiccio: lo hanno fatto dopo la prima guerra mondiale e lo ha fatto recentemente anche la National Association for Change, fondata dall'avvocato Mohammed El Baradei, che ha lanciato una campagna nel 2010 firmata da migliaia di persone che richiedeva al presidente Mubarak riforme ed elezioni politiche pulite. 

Adesso gli organizzatori della Tamarod campaign sperano in una ribellione nel loro paese ed hanno già pronta, insieme agli altri oppositori, la road map post Morsi con una il capo della Supreme Constitutional Court come capo di governo provisorio ed un piccolo gabinetto di ministri.

Gli organizzatori della protesta vogliono puntare sulla piazza. così come già succcesso con la caduta di Mubarak".

L'articolo di The Nation continua dicendo che anche parte dei vecchi sostenitori del regime di Mubarak pensano di usare la protesta per far cadere il governo dei Fratelli Musulmani ma non sarà facile un cambio di governo visto l'appoggio di cui ancora gode Morsi.. Ed infatti l'articolo ricorda le grosse manifestazioni pro-Morsi del 21 giugno scorso e le manovre fatte dai Fratelli Musulmani in politica interna ed estera per mantenere il potere.

The Nation descrive una situazione in cui c'è molta tensione per la data del 30 giugno e la previsione di possibili scontri tra sostenitori ed oppositori del governo, ricordando anche l'assalto alla sede della campagna Tamarod che c'è stato poco tempo fa ed anche gli assalto alle sedi dei Fratelli Musulmani. 

Altra preoccupazione, segnalata nell'articolo, è quella su un possibile ruolo di repressione dell'esercito.

Noi vogliamo far crescere la protesta, come contro Mubarak, dichiarano al giornalista i rappresentanti di Tamarod e facciamo appello ad un sit-in davanti al Palazzo Presudenziale. per farlo crescere la protesta fino ad arrivare ad uno sciopero generale e alla disobbedienza civile.

Vai all'articolo integrale di the Nation