Egitto. Alzo zero contro i manifestanti

Un bagno di sangue nella notte tra venerdì e sabato.

28 / 7 / 2013

Un bagno di sangue nella notte tra venerdì e sabato - il secondo in venti giorni - con l'acuirsi degli scontri fra sostenitori dell'ex presidente deposto Mohamed Morsi e le forze dell'ordine precipita sempre piu' l'Egitto in una spirale di violenze e ritorsioni. La guerra è per strada, è nelle dichiarazioni dei fronti contrapposti e anche nei numeri delle vittime: 66 secondo il ministero della Sanita', oltre 150 secondo la Fratellanza, che ha accusato forze dell'ordine e cecchini di aver volutamente sparato sui manifestanti per uccidere. Accusa respinta dal ministro dell'Interno Mohamed Ibrahim e dal procuratore generale, che a loro volta hanno addossato ai pro Morsi la responsabilità di aver sparato per primi sulla polizia.

Aldilà delle versioni nettamente contrapposte dell’esercito e quelle dei Fratelli Mussulmani che non lasciano nessuno spazio alla mediazione e al compromesso, è evidente come il Governo con l’appello ai suoi sostenitori a scendere in piazza in contrapposizione ai movimenti islamici che hanno per riferimento i Fratelli Mussulmani segna l’inizio di una sorta di resa dei conti e un tentativo di stabilizzazione dell’assetto attuale di governo, che per evitare lo strutturarsi di una guerra civile diffusa, da luogo ad un bagno di sangue come deterrente per l’intero popolo egiziano.

Così si possono spiegare la presenza di cecchini sui tetti dei palazzi a ridosso della spianata della moschea da dove sono partiti gli spari, così si possono spiegare gli spari ad alzo zero della polizia nelle strade, che ha usato anche fucili da caccia caricati a palettoni.

Le invocazioni alla moderazione del vicepresidente e a lungo leader dell'opposizione Mohamed el Baradei, che ha condannando "l'uso eccessivo della forza" contro i manifestanti, sono parole al vento che sono usate esclusivamente per coprire l’operato del governo davanti agli occhi preoccupati degli Usa e dell’UE.

Nonostante l'ultimatum dei militari scadesse oggi, il ministro ha riferito che la data di uno sgombero della grande piazza davanti alla moschea di Rabaa el Adaweya non e' stata decisa e che la speranza e' che i militanti islamici l'abbandonino di loro volonta' per evitare altri spargimenti di sangue. Speranza pressochè vana, visto che gi esponenti dei Fratelli musulmani hanno ribadito che rimarranno li' dove sono.

Nella sua conferenza stampa, il ministro ha assicurato che un'eventuale operazione di sgombero della piazza sara' fatta in un quadro di legalita' e che verra' decisa dopo avere conosciuto la valutazione della procura. L'esito delle prime indagini condotte non si e' fatto attendere e il procuratore generale ha attribuito ai sostenitori di Morsi l'intera responsabilita' delle violenze e dell'uso di armi da fuoco. Rivolte, ha detto, contro le forze dell'ordine che tentavano di impedire ai manifestanti di bloccare un dei principali ponti della città.