Ecuador - Continua la rivolta e Moreno fugge a Guayaquil

8 / 10 / 2019

Non è servito nemmeno lo stato d’eccezione a fermare le proteste dei cittadini e dei movimenti ecuadoriani contro il “paquetazo”, il pacchetto di misure economiche emanato dal governo di Lenin Moreno su indicazione de Fondo Monetario Internazionale. 

Particolarmente tesa la situazione nelle comunità indigene in resistenza: nei giorni scorsi la CONAIE ha annunciato la mobilitazione permanente e emanato il suo “stato d’eccezione”, avvertendo le forze dell’ordine che non sarebbero state accettate invasioni nei loro territori. E così è stato: a Nizag, nel cantone di cantone di Alausí, Chimborazo, la comunità indigena ha “arrestato” una cinquantina di soldati, che saranno liberati solo quando il presidente farà marcia indietro. A Guaranda, piccola cittadina nel cuore delle Ande soprannominata “la Roma delle Ande” per i sette colli che la circondano, i movimenti cittadini e indigeni hanno assaltato e occupato la sede del governo provinciale.

Gli stessi movimenti indigeni sono in marcia da giorni verso la capitale Quito per partecipare il 9 ottobre alla nuova giornata di sciopero nazionale. Nella serata di lunedì almeno 20 mila persone sono arrivate in una capitale militarizzata come non mai e sono riuscite ad entrare in città, facendosi largo tra reparti antisommossa e blindati che cercavano di ostacolarne l’arrivo. Le forze dell’ordine infatti in questi giorni sono scese nelle strade con tutti i mezzi disponibili e addirittura coi blindati, utilizzando migliaia di gas lacrimogeni. Un uso della forza esasperato, legittimato dallo stato d’eccezione emanato dal presidente Moreno per i prossimi due mesi; ma anche questo non è bastato a sedare la rivolta. Anzi, movimenti e cittadini sono passati dalla resistenza al contrattacco riuscendo addirittura  a prendere possesso di alcuni blindati, che sono stati poi incendiati e resi inutilizzabili. 

Ecuador

La repressione dello Stato è stata fino a questo momento molto dura e le organizzazioni di difesa dei diritti umani hanno contato al momento cinque persone morte, centinaia di feriti e di arrestati. Ma sono tutti dati difficili da confermare perché i media ufficiali cercano di nascondere la rivolta trasformandola in isolati atti vandalici e nascondendo invece tutte le violenze di militari e polizia. È solo grazie all’utilizzo dei social da parte dei manifestanti e dei media indipendenti che è possibile osservare la realtà delle proteste. Il centro di tutto è naturalmente la capitale Quito, ma continuano in tutto il paese le manifestazioni di rifiuto del “paquetazo”.

Stante la situazione di sommossa popolare, lunedì sera il presidente Moreno è fuggito in elicottero a Guayaquil, dove ha spostato momentaneamente la sede del governo. In diretta televisiva Moreno, accompagnato dal vicepresidente Otto Sonnenholzner, dal ministro della Difesa Oswaldo Jarrin e da alcuni militari, ha ribadito che non farà marcia indietro e che dietro alla rivolta ci sarebbero Maduro e Correa che starebbero tentando un colpo di stato.

La mossa di Moreno potrebbe voler dire due cose: da una parte potrebbe significare che il governo si sta preparando a reprimere nel sangue la manifestazione di domani, ma dall’altra potrebbe anche essere il segnale delle difficoltà del presidente che nelle prossime ore potrebbe anche cadere, qualora la rivolta diventasse impossibile da fermare.