Dalla Tunisia verso Blockupy Frankfurt

9 / 4 / 2013

Dopo quasi due settimane di intensissimo lavoro la Carovana Liberté et Démocratie fa il suo rientro in Italia dalla Tunisia.

Un’esperienza che ha avuto nel portale indipendente Globalproject.info un fondamentale strumento di narrazione ed approfondimento: circa 50 articoli prodotti, che hanno consentito di entrare con profondità nelle diverse questioni messe a tema, centinaia di interviste ai tanti protagonisti incontrati ed una quantità enorme di materiale multimediale di diverso tipo.

La Carovana, oltre ad aver consentito a tutt* i partecipanti di arricchirsi dal punto di vista umano e culturale, costituisce un rilevante crocevia sul piano politico, in grado di determinare nuovi strumenti di lettura della fase che stiamo vivendo e stimoli importanti nella costruzione di un’agenda dei movimenti sociali che possa realmente essere significativa.

In primo luogo la questione dello spazio euromediterraneo, che si sta definendo sempre più come spazio meta-geografico in grado di trasformarsi in un interessante laboratorio politico, all’interno del quale si produce un piano reale di confronto e di azione comune tra movimenti. Tutto questo ovviamente deve misurarsi con un panorama ricco di specificità, che al loro interno contengono dinamiche molteplici ed ancora molto difficili da comprendere in maniera complessiva.

La situazione del mondo arabo in generale e della Tunisia in particolare non la scopriamo certo adesso, ma la Carovana ci ha dato modo di toccare con mano le contraddizioni, di penetrare dentro le tensioni sociali di un Paese che, ad oltre due anni dalla cacciata di Ben Alì, si presenta come tutt’altro che pacificato.

La Tunisia presenta un estrema polverizzazione sociale, frutto di un aumento continuo dei tassi di disoccupazione, in particolare tra le donne ed i laureati, e di un abbassamento costante dei livelli di benessere.

Le manifestazioni di apertura e chiusura del Forum Mondiale sono state lo specchio delle tensioni politiche e sociali presenti nel Paese, e più in generale in tutta la regione araba. La componente salafita, che abbiamo già più volte descritto come altamente minoritaria ma sempre in grado di provocare ed impossessarsi della scena mediatica, rappresenta sicuramente un elemento di instabilità, soprattutto per il suo ambiguo rapporto con Ennahda, il partito dell’Islam moderato maggioritario all’interno dell’assemblea Costituente.

Gran parte delle tensioni presenti nel Paese sono inoltre il frutto di una continuità, dal punto di vista delle politiche economiche e finanziarie e degli assetti sociali, dell’attuale governo con la dittatura di Ben Ali. Una continuità che se da un lato vede un forte rapporto di interdipendenza economica con l’Europa della Troika e della BCE, dall’altro ha visto emergere una governance islamica che, qui come altrove, agisce in maniera assolutamente funzionale al mantenimento delle strutture esistenti.

All’interno di questo panorama ci sono tanti altri aspetti interessanti, che riguardano i movimenti dal basso e la loro capacità di produrre una reale trasformazione complessiva.

Da Tunisi a Sidi Bouzid riscontriamo un quadro estremamente ricco ed articolato di soggetti che operano nella direzione del cambiamento: mediattivisti, writers, artisti di ogni genere, collettivi di donne, movimenti di disoccupati e laureati, attivisti sociali, membri della miriade di associazioni nate in Tunisia dopo la caduta di Ben Ali, esperienze sindacali.

In questo momento per tutte queste realtà si sta ponendo il problema di come pesare realmente nel processo di cambiamento epocale che si è aperto nel Paese, riuscendo a costruire percorsi collettivi e forti, capaci di dare corpo alla costruzione di un'alternativa sociale complessiva.

L’elemento che più colpisce parlando con queste persone, ed in generale interloquendo con la gente, è che il termine “rivoluzione” è diventato un topic comune, uno sfondo reale all’interno del quale è nata una nuova quotidianità. In Tunisia ci rendiamo conto in maniera evidente che la rivoluzione è un processo e non un momento, che siamo di fronte ad un “tempo di rivoluzioni”, nel quale sono protagonisti soprattutto i tanti giovani che due anni fa sono scesi in strada ed hanno avuto il coraggio di sfidare e destituire un dittatore che sedeva da oltre vent’anni sul trono del potere e che oggi continuano a pensare, desiderare, esprimersi, lottare.

Ma l’esistenza di un “tempo di rivoluzione”, si coglie soprattutto nella possibilità di costruire un’area di d’azione collettiva e moltitudinaria tra le due sponde del Mediterraneo, che sia immediatamente in grado di esprimere un’alternativa.

Per questa ragione l’euromediterraneo da elemento geografico e culturale si trasforma in uno spazio politico, all’interno del quale diventa centrale l’agire in forma di coalizione, sperimentando nuove forme di organizzazione politica in grado di operare dentro la contemporaneità per trasformare l’esistente.

La Carovana ci ha permesso di vivere direttamente la forza e la potenzialità di muoversi come movimenti avendo l'euromediterraneo come orizzonte comune fatto di rivendicazioni e desideri, che viaggiano da nord a sud nella molteplicità dei conflitti con al centro i temi della libertà, di un reddito per tutti contro lo sfruttamento della finanza, della difesa dei beni comuni.

L’esperienza tunisina ci ha insegnato che l’alternativa all’austerity, alla dittatura della finanza, alle politiche della Troika non è un’utopia, ma una dimensione di possibilità che possiamo praticare insieme.

Per questo con lo spirito e le modalità della coalizione che vogliamo aprire un percorso pubblico di discussione e di lotte territoriali che ci traghetti verso Blockupy Frankurt, la due giorni di mobilitazioni contro la Bce organizzata nella città assiana il prossimo 31 maggio e 1 giugno.

Perché la Tunisia “ce n'est q'un debut”. Ci vediamo a Francoforte.

Per un euromediterraneo di diritti e dignità.

In coalizione Associazioni Ya Basta Emilia Romagna, Marche, Nordest, Perugia

Adesioni: Associazione Sport alla Rovescia Palestra Popolare TPO (Bologna), Polisportiva Assata Shakur (Ancona), Palestra Popolare Rivolta (Marghera), Polisportiva Independiente (Vicenza), Aut Side Social Football (Rimini), Polisportiva Ackapawa (Jesi), Polisportiva San Precario (Padova), Hic sunt leones Football Club (Bologna)

Partecipa Progetto Melting Pot Europa