FEMMINICIDIO - Mentre il paese piange la morte della 23enne Amanat, il branco uccide Femminicidio • ancora vicino a Calcutta: una donna di 45 anni violentata e ammazzata da otto vicini di casa INDIA · La morte della giovane stuprata due settimane fa spi

Cosa c'è di sbagliato nei nostri uomini?

2 / 1 / 2013

di Marina Forti

Per la prima volta la violenza sessuale è discussa in modo pubblico. E anche i pregiudizi sessisti Cortei e veglie a New Delhi, Mumbai e altre città. C'è chi urla «impiccateli», chi chiede rispetto
Migliaia di persone, donne e uomini di ogni età, hanno riempito ieri le vie di New Delhi e di altre città indiane per commemorare la giovane donna violentata e massacrata di botte il 16 dicembre scorso nella capitale indiana. Lei, la giovane che alcuni giornali in cerca di un nome hanno soprannominato Amanat (in lingua urdu significa «tesoro»), non è sopravvissuta all'aggressione: è morta nella notte tra venerdì e sabato nell'ospedale di Singapore dove era stata trasferita nell'estremo tentativo di salvarle la vita. Ma non c'è stato molto da fare. Gli aggressori avevano usato una spranga di ferro non solo per picchiare lei e l'amico con cui viaggiava, ma anche per stuprarla, prima di gettarla fuori dall'autobus, nuda e con la testa e il ventre lacerati. La notizia della morte, giunta ieri mattina, ha spinto migliaia a partecipare a manifestazioni protesta, cortei, veglie funebri a New Delhi, Mumbai, Calcutta, Bangalore e altre città. Nella capitale già al mattino un corteo di studentesse e studenti della Jawaharlal Nehru University, una delle grandi università del paese, ha raggiunto la fermata degli autobus dove la ragazza e il suo amico erano inconsapevolmente saliti sul'automezzo che si è rivelato una trappola mortale (ci sono state molte polemiche nelle ultime due settimane sulla mancanza di controlli nel sistema di trasporti privati, dove può succedere che una compagbnia sia abusiva o che il personale scorrazzi con l'autobus fuori servizio, come nel caso in questione). Proteste pacifiche quelle di ieri, dopo gli scontri visti la scorsa settimana nella capitale dove la polizia aveva fatto ampio uso di lacrimogeni e idranti per disperdere i dimostranti. Anche ieri in effetti le barricate di polizia isolavano la zona governativa di New Delhi, l'intero centro era presidiato fin dal primo mattino da migliaia di agenti in tenuta antisommossa, dieci fermate del metrò chiuse per sicurezza, alcune strade chiuse al traffico. Ma per una volta la polizia ha controllato senza disperdere la folla che per tutto il giorno ha riempito Jantar Mantar, un grande viale con giardini vicino al parlamento spesso usato per pubbliche manifestazioni. Anche il governo è stato più sollecito di due settimane fa. «E' il momento di un dibattito spassionato e una ricerca dei cambiamenti critici necessari nella nostra società», ha detto ieri il Primo ministro Manmohan Singh: dopo l'orribile aggressione il premier era rimasto in silenzio per quasi una settimana, mentre la polizia disperdeva le proteste, prima di dire qualcosa. Sull'indignazione pubblica era invece saltata l'opposizione di centrodestra, che ha alimentato parte delle manifestazioni al grido di «pena di morte per gli stupratori». Anche ieri sono risuonati slogan del tipo «impiccateli». Ed è sul terreno della legge e ordine che il governo ha reagito finora all'ondata di proteste: promettendo controlli sui bus abusivi, inchieste, più polizia nelle strade. Gli imputati dell'aggressione (cinque uomini tra 20 e 40 anni e un ragazzo di 15), arrestati il giorno dopo, saranno formalmente imputati anche di omicidio, ha dichiarato ieri il vicecapo della polizia di New Delhi, e il ministro dell'interno federale Sushilkumar Shinde ha dichiarato che «saranno puniti in modo esemplare». Giorni fa aveva già detto che per certi casi di stupro si può considerare l'impiccagione; in ogni caso, per l'omicidio è prevista in India la pena capitale. Al di là degli appelli a misure di sicurezza e leggi più draconiane, la terribile aggressione avvenuta a New Delhi ha aperto un dibattito sulla violenza sessuale che per la prima volta coinvolge il mainstream. Sui giornali, o almeno quelli in lingua inglese, si leggono appelli a misure di sicurezza più draconiane ma anche riflessioni sul posto delle donne in una società urbana in trasformazione, sulle discriminazioni di genere, i pregiudizi sessisti. Giorni fa un dirigente della polizia è stato rimbrottato dopo aver detto che le donne dovrebbero evitare di uscire di sera. Il fatto è che queste «gaffes» rivelano una cultura molto radicata. Shoma Chaudhury, caporedattore del settimanale Tehelka , scriveva la scorsa settimana: «Ammettiamolo: lo stupro è culturalmente quasi sanzionato in India», in ogni strato della società, da discorsi che guardano a ogni fatto di violenza «attraverso il prisma della responsabilità della donna: com'era vestita, se era accompagnata da un maschio protettore, se aveva un atteggiamento irreprensibile». L'eterna storia della vittima trasformata in colpevole. Proprio Tehelka lo scorso aprile aveva interrogato e segretamente filmato decine di dirigenti di polizia della regione metropolitana di Ne w Delhi a proposito di violenza sulle donne: risultava un pregiudizio fortissimo (quelle che frequentano locali pubblici, bevono con gli amici, vanno in giro, sono donne «che ci stanno ma poi ti accusano di stupro»), lo stesso che trattiene le donne dal denunciare, o spinge poliziotti e perfino magistrati a consigliare il matrimonio «riparatore». «Che succede agli uomini indiani» si chiedeva giorni fa la giornalista Kalpana Sharma sulle colonne di The Hindu , autorevole quotidiano progressista. «La violenza contro le donne chiama in causa la cultura maschile», mi dice Sharma, che raggiungo al telefono: «Dovremmo sentirci più sicure in uno stato di polizia? considera che tra l'80 e il 90 per cento delle violenze sessuali denunciate sono attribuite a un uomo noto alla vittima: parente, vicino di casa, amico di famiglia - non lo sconosciuto che ti assale per strada. Il fatto è che viviamo una transizione culturale. Molte più donne sono nello spazio pubblico, nell'istruzione, nel lavoro, ma la società maschile non si è adattata». Ma le aggressioni sessuali non sono cosa nuova e «il femminismo urbano dovrà denunciare i quotidiani stupri di contadine fuoricasta, o nelle zone in conflitto: è una battaglia culturale profonda». l'India, dice Sharma, «sta vivendo una trasformazione, quasi uno scontro di culture: e le donne ne pagano il prezzo».