L’attuale presidente dell’Ecuador, Rafael Correa, ha vinto ieri le elezioni presidenziali con il 56,7% dei voti. Questa è la nona volta che si misura alle urne dal 2006, quando è arrivato al potere.

Correa ha vinto le elezioni alla grande

19 / 2 / 2013

L’attuale presidente dell’Ecuador, Rafael Correa, ha vinto ieri le elezioni presidenziali con il 56,7% dei voti. Questa è la nona volta che si misura alle urne dal 2006, quando è arrivato al potere. Il suo principale oppositore, l’ex banchiere Guillermo Lasso, ha avuto soltanto il 23,3% dei voti. Secondo i dati ufficiali, l’ex militare Lucio Gutiérrez ha ottenuto il 6,6%; il moderato Mauricio Rodas il 4%, l’imprenditore Álvaro Noboa il 3,7%; il leader di sinistra Alberto Acosta il 3,2%; il socialista Norman Wray l’1,3%; e il pastore protestante Nelson Zavala l’1,2%.

Ma la vera battaglia di Correa si gioca fuori dalle frontiere dell’Ecuador, a livello regionale, e trova spazio grazie al vuoto che ha lasciato il presidente venezuelano, Hugo Chávez. “Voglio dedicare la vittoria al grande leader, il comandante Hugo Chávez, e augurargli una pronta guarigione”, ha detto Correa. Di Chávez non si sapeva nulla dal 10 dicembre del 2012, quando si è trasferito a Cuba per seguire un trattamento medico contro il cancro.

Nella conferenza stampa un giornalista ha chiesto a Correa se si pensa come possibile successore di Chávez nella guida del Socialismo del XXI secolo che trova laboratorio in America latina. Il presidente dell’Ecuador ha risposto che sarà presente dove potrà essere utile: “Noi ci saremo, e parlo a nome mio ma anche di Hugo (Chávez), Cristina (Fernández de Kirchner), Raúl e Fidel Castro, dove possiamo essere utili per le nostro piccole patrie e per la nostra patria grande”.

Correa si è autodefinito “un cristiano di sinistra” e ha detto che la sua vittoria è una vittoria della patria grande, con la quale “consolidiamo la democrazia non solo in Ecuador ma in tutta la nostra America latina… Per fare in modo che la tendenza partita dai governi progressisti nella regione sia irreversibile è necessario consolidare i processi rivoluzionari in Venezuela, Bolivia, Uruguay e Brasile”, ha detto Correa. Per il presidente rieletto, l’unificazione dei Paesi latinoamericani non è più un sogno ma una “condizione necessaria per la sopravvivenza”.

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Correa presidente