Come spesso accade, uno dei più infidi avversari della soluzione negoziale con la guerriglia, viene costretto, dalla storia, ad aprire le trattative con la guerriglia, prima a Cuba ora in Norvegia: lo Stato dei premi Nobel, compreso quello per la Pace, dunque, uno Stato simbolo, garante della serietà che il processo di pacificazione potrebbe assumere.

Colombia: lampi di pace

Una concreta possibilità di avviare un percorso di pace negoziata si sta aprendo in Colombia.

15 / 11 / 2012

COLOMBIA: LAMPI DI PACE

Lo scorso giovedì 18 ottobre, ad Oslo in Norvegia, l'insorgenza rivoluzionaria delle FARC ed il governo colombiano hanno presieduto la conferenza stampa che ha inaugurato ufficialmente i dialoghi di pace.

Dopo l’intervento di Humberto De la Calle, capo dei negoziatori del governo, per bocca del quale le Istituzioni hanno ribadito di non essere disposte a cambiamenti socio-economici e politici sostanziali per contribuire alla pace, hanno parlato le FARC. Molti i punti toccati dai portavoce della guerriglia; in particolare, il Comandante Iván Márquez, del Segretariato dello Stato Maggiore Centrale dell’organizzazione insorgente, ha dichiarato che “il popolo dev'essere il principale protagonista nel raggiungimento della pace”.

Ha poi precisato che in Colombia oltre 30 milioni di cittadini vivono in povertà, e 6 milioni di contadini sono sprovvisti di mezzi di sussistenza.

Le FARC, afferma il Comandante Márquez, hanno sempre voluto “una Colombia senza ingiustizie né disuguaglianze politiche, economiche e sociali”, sottolineando che il primo tema da discutere sarà la questione agraria, giacché questo punto rappresenta il nodo-contraddizione centrale per la risoluzione del conflitto sociale ed armato in Colombia. “Ci opponiamo”, ha assicurato, “alla distruzione della biodiversità; abbiamo lottato per una riforma agraria efficace e trasparente. La restituzione delle terre deve riferirsi alle terre che sono state strappate ai contadini e ai loro figli”.

Dopo aver richiesto per l'ennesima volta al governo un cessate il fuoco durante i dialoghi, i portavoce dell'insorgenza hanno anche ribadito che “la ribellione armata è un diritto universale” dei popoli, auspicando che la partecipazione della Norvegia al processo contribuisca all'esclusione delle FARC dalla lista delle organizzazioni “terroriste”, stilata arbitrariamente dall’Unione Europea per compiacere l’imperialismo USA. A questo proposito è bene ricordare che, a parte la Colombia ed il Perù, nessun altro paese del Sud America accetta tale definizione per le FARC.

L’inizio dei dialoghi non è dei più promettenti: le parti in causa sono diffidenti, le accuse reciproche e le schermaglie diplomatiche si susseguono, insomma siamo alla pretattica di un processo lungo e complesso, così come lo è stata la storia recente del conflitto sociale e armato in Colombia, le dichiarazione del comandante “Timochenko” Timoleón Jiménez che riportiamo di seguito ne sono un esempio. Tra le righe si intende che la guerriglia, nel breve, si potrebbe accontentare di un riconoscimento di parte belligerante e di un accordo bipartisan sul rispetto delle regole di guerra; il superare la “guerra sucia” sarebbe, quindi, il riconoscimento del contropotere della guerriglia in Colombia e rappresenterebbe la possibilità di contrattare la pacificazione da una posizione di forza.

Questo è il comunicato firmato dal Comandante in Capo dello Stato Maggiore Centrale delle FARC, Timoleón Jiménez, con il quale l'insorgenza ha risposto ad una sollecitazione dell’associazione“Colombiani e Colombiane per la Pace”, che in una lettera diretta alle parti in conflitto invitava a lavorare ad un accordo speciale per “avanzare verso la pace proteggendo la popolazione civile”.

“Come integranti delle FARC-EP”, asserisce il Comandante, “condividiamo con “Colombiani e Colombiane per la Pace” la convinzione della urgente necessità di ottenere una risoluzione concertata, e analizzata attentamente, dei diversi punti che risultano problematici per la popolazione civile all'interno dello scenario di guerra che si sviluppa nel nostro paese. Condividiamo anche la preoccupazione non solo per il prolungarsi nel tempo di questo scontro”, prosegue, “ma anche per il degrado che ha sofferto il conflitto con l'introduzione, la creazione e l'appoggio di gruppi paramilitari, talvolta aperto, talvolta occultato da parte di diversi organismi dello Stato, e le gravi violazioni alla dignità umana commesse dalle Forze Armate.

Qualora non sia possibile concludere il conflitto attraverso questi dialoghi, afferma “Timochenko” Timoleón Jiménez, che si proceda alla “realizzazione di un trattato di regolarizzazione della guerra, che includa la questione dell'uso e impiego bilaterale di esplosivi e di operazioni di bombardamento indiscriminato in zone densamente popolate, il dar seguito alle denunce delle vittime e il trattamento degno dei nostri prigionieri nelle carceri”.

Un processo diplomatico, dunque, di ricerca di un’uscita negoziata da 50 anni di conflitto armato, senza esculione di colpi, che ha squassato la vita civile di uno Stato, la Colombia, considerato la 4^ potenza latinoamericana, che, ancora, svolge un ruolo centrale, capace di destabilizare l’intera area geopolitica: non a caso qui è nato Simon Bolivar, da qui si è diffuso il bolivarismo, qui si sono radicate e sviluppate le più longeve guerriglie latinoamericane.

Cerchiamo di ricostruire, sommariamente, alcuni passaggi, a nostro avviso, centrali, per cogliere come e perché si è giunti alle soglie di una possibile soluzione negoziata.

Il primo elemento da considerare è lo stato di salute, politico ed organizzativo, della guerriglia, che, aldilà dell’uso della disinformazione, non può che essere buono, nonostante l’uccisione di alcuni importanti dirigenti, avvenuti in questi ultimi anni: chi mai siederebbe ad un tavolo di trattativa con una forza guerrigliera [comunista] se questa fosse debole o in declino?!

Infatti le FARC-EP, di orientamento marxista e filo cubane. fondate nel 1964 da Manuel Merulanda detto Tirofijo [colpo sicuro] - un mito omaggiato anche da Hugo Pratt per uno dei suoi personaggi, il guerrigliero, per l’appunto, in ‘Samba per tiro fisso’ della saga di Corto Maltese - controllano tutt’ora circa il 20% del territorio boliviano con circa 15.000 effettivi in armi e, sembra, abbiano superato la crisi dovuta alla scomparsa del fondatore nel 2008 e di numerosi dirigenti negli anni sucessivi. Uno di essi Raul Reyes, il portavoce e negoziatore, eliminato, sempre nel 208, con un’azione terra/aria nella foresta in territorio equadoregno, ha creato un incidente diplomatico con gli Stati dell’area [Equador, Bolivia,Venezuela], con uno strascico europeo, posto che vennero trovate corrispondenze con Ramon Mantovani, responsabile esteri di Rifondazione Comunista, allora ancora filogovernativa. Questo episodio è significativo perché segna l’avvio di una maggiore benevolenza da parte degli eserciti degli Stati confinanti e un dichiarato appoggio da parte del Venezuela, che si offrì allora, anche, come possibile mediatore in un processo di cessate il fuoco: un tentativo caduto nel vuoto per la caparbietà del Presidente colombiano Uribe, sicuro di ottenere una soluzione vincente di tipo militare, sostenuto dagli Stati Uniti attraverso il piano di aiuti socioeconomici chiamato Plan Colombia. Tentativo di trattativa, questo, osteggiato anche dalla guerriglia, posto che 5 anni prima [2002], in un analogo processo di soluzione civile, sottoscritto da Manuel Merulanda con l’allora presidente Andrés Pastrana, vide letteralmente annientata fisicamente un’area [oltre 4000 persone] di impegno intelletuale, civile e democratico, favorevole alla pacificazione, che si era affermata alle elezioni politiche [15 deputati] e amministrative [3000 sindaci]. Un tentativo a vuoto e pagato a carissimo prezzo da tutte le forze democratiche della società civile oltre che dalle forze guerrigliere di ogni orientamento. Si, perché, a fianco e prima delle FARC-EP, esiste, fin dal 1962, un’altra esperienza guerrigliera: l’Esercito di Liberazione Nazionale [ELN], fondato da Camillo Torres, un prete cattolico, seguace della teologia della liberazione, ghevarista, morto in combattimento nel 1966, che, forte di circa 5000 uomini, controlla una vasta area dell’Est Colombia, a cavallo tra il confine venezuelano e il Caribe. Queste forze guerrigliere, a volte in contrasto per il predominio territoriale nella zona est, hanno raggiunto da un paio d’anni un accordo di collaborazione e di raccordo, ottenendo così il controllo delle fasce di territorio a ridosso degli Stati confinanti, garantendosi possibilità di approvigionamento, di sganciamento, di sostegno economico e militare.

Il conflitto tra queste 2 forze guerrigliere poggia anche su una differente concezione politica: le FARC-EP operano attraverso un apparato dirigente politico ed uno militare, l’ELN con una militanza complessiva politico-militare; il finanziamento per le FARC è garantito dalle tasse rivoluzionarie, da attività extra legali [rapine, sequestri e produzione/commercio di coca], da rapporti internazionali; per l’ELN dalla tassa rivoluzionaria e da attività extralegali, escluso per principio il traffico di stupefacenti e finanziamenti esterni.

Su questo ultimo punto gli attriti politici e le reciproche accuse [pericolo di ricattabilità] tra le fazioni guerrigliere sono state molto pesanti, in particolare in occasione della messa in stato di accusa [con successiva fucilazione, il tutto avvenne nel 1989] del generale Arnaldo Ochoa, responsabile militare delle operazioni all’estero di Cuba, allora considerato il numero 3 della nomenclatura cubana, incastrato dall’intelligence americana in un traffico internazionale di cocaina a scopo di [personale?! e chi ci crede?!] autofinanziamento. Oggi, tutto questo, sembra superato e l’unità d’azione consolidata.

Il secondo elemento da prendere in considerazione è l’assetto politico istituzionale nell’area latinoamericana, il cui orientamento è stato, di recente, consolidato dalla rielezione di Cavéz in Venezuela e dallo scostamento del Perù dall’assioma ultraliberista degli ultimi 15 anni. Così che, di fatto, la Colombia si è venuta a trovare isolata nel contesto politico del continente sudamericano e soffocata dall’abbraccio mortale del Plan Colombia [gestito dai vari servizi di intelligence USA] e dal proliferare delle strutture paramilitari legate al narcotraffico e alle grandi oligarchie terriere, industriali e finanziarie. Il neo presidente Juan Manuel Santos, detto Jena per i suoi trascorsi, ne ha dovuto prendere atto e, come spesso accade, uno dei più infidi avversari della soluzione negoziale con la guerriglia, viene costretto, dalla storia, ad aprire le trattative con la guerriglia, prima a Cuba ora in Norvegia: lo Stato dei premi Nobel, compreso quello per la Pace, dunque, uno Stato simbolo, garante della serietà che il processo di pacificazione potrebbe assumere.

Un’ulteriore accelerazione nel tentativo di concordare un percorso di pacificazione potrebbe arrivare dall’avvenuta conferma di Obama alla Presidenza USA, che in forma indiretta aveva già spezzato una lancia in questo senso, disquisendo sul superamento della dottrina Monroe, che affermava essere l’America Latina il cortile di casa degli USA.

Insomma, oggi, dopo 50 anni di ‘guerra sucia’, di terrorismo di Stato, di torture, di desparecidos, di trappole ed inganni, di lotte sociali e civili esaltanti e disperate, di rapimenti e scontri armati, di guerriglia diffusa, per la storica convergenza di diversi fattori, nazionali ed internazionali, di cui abbiamo fatto cenno, ci possono essere le concrete possibilità, affinché si sedimenti un reale percorso di uscita politica dal conflitto armato in Colombia.

Bz

Link utili:

http://www.nuovacolombia.net

http://it.wikipedia.org/wiki/Forze_Armate_Rivoluzionarie_della_Colombia

http://www.farc-ep.co

http://www.eln-voces.com