Cile - Studenti occupano l’INDH per esigere la libertà dei prigionieri politici

11 / 7 / 2021

Studenti e studentesse della ACES (Asamblea Coordinadora de Estudiantes Secundarixs) hanno occupato lo scorso giovedì gli uffici dell’Instituto Nacional de Derechos Humanos a Santiago come forma di protesta per chiedere la libertà dei prigionieri politici e del Wallmapu.

L’azione è iniziata di mattina presto quando almeno una quindicina di giovani sono riusciti ad entrare prima nel giardino interno e poi anche nei locali dell’istituzione statale. La scelta del luogo della protesta è dovuta al fatto che questa agenzia dello Stato non ha accettato l’esistenza dei prigionieri politici e non ha detto che esistono violazioni sistematiche ai diritti umani come succede nell’attualità e come è successo nella rivolta.

Nel comunicato inviato ai giornali la ACES sottolinea che in «Cile si violano sistematicamente i diritti umani in totale impunità e questa è una realtà che il governo e le istituzioni nascondono ma che loro stesse provocano e perpetuano creando leggi che hanno l’obiettivo di criminalizzare la protesta sociale, leggi che mantengono centinaia di attivisti sociali incarcerati anche da più di un anno e mezzo senza giudizio o prove se non le testimonianze dei carabineros. […] che cos’è questo se non prigionia politica?». Dall’inizio dell’estallido social sono stati arrestati oltre 25 mila manifestanti e secondo la ACES nelle carceri ci sono ancora 700 persone private della libertà.

Un altro punto centrale della protesta è conseguente al riconoscimento delle violazioni sistematiche ai diritti umani perpetuate dagli agenti dello Stato, vale a dire l’esigenza di giustizia e riparazione per le vittime di violazioni dei diritti umani, come gli assassinati della rivolta e le vittime di ferite oculari che sono più di 500, ai quali lo Stato non solo non fornisce medicine, terapie, cure e riparazioni economiche ma continua pure a perseguitare come fossero dei criminali.

L’occupazione degli uffici della INDH è avvenuta proprio il giorno in cui alla ex sede del Congresso la neonata Convenzione Costituente dibatteva su un testo da presentare, e che è stato poi approvato a maggioranza, per il rispetto della legge di indulto generale per le proteste dell’estallido social attualmente in dibattimento al Senato. Molti Costituenti indipendenti hanno preso parola sia appoggiando la protesta degli studenti sia ribadendo la necessità della libertà immediata per i prigionieri politici: «è incoerente celebrare il processo costituente e al tempo stesso trattare come crimini gli eventi che hanno permesso di arrivare qui», ha dichiarato il costituente Fernando Atria durante la sessione.

All’assemblea dei costituenti è arrivata oggi anche una lettera dei prigionieri politici letta da Rodrigo Rojas, uno dei volti noti dell’estallido e oggi uno dei delegati Costituenti: «c’è una persecuzione politica contro di noi, perché il governo ci ha denunciato, ha inasprito le leggi per condannare la protesta sociale e quindi tenerci imprigionati. È facile dedurre che siamo imprigionati dalla politica. Soprattutto, non abbiamo ucciso nessuno, non abbiamo torturato nessuno, non abbiamo lasciato cieco nessuno, saremmo noi i cattivi? Esigiamo la nostra liberta. Senza di noi il popolo non starebbe cambiando la Costituzione».

In serata, dopo un infruttuoso dialogo col direttore della INDH Sergio Micco, gli studenti della ACES, assieme ad organizzazioni sociali e alla Coordinadora de Victimas de trauma ocular hanno diffuso un comunicato: «abbiamo deciso di occupare la INDH per il grave abbandono delle sue responsabilità in materia di diritti umani. […] Esigiamo le dimissioni del direttore Sergio Micco e di tutto il direttivo». Gli occupanti poi hanno avvertito che non se ne andranno fino a quando non otterranno risposte concrete.

Ancora una volta parte dagli studenti, nelle strade, il nuovo Cile che con fatica sta provando a costruire un nuovo corso  istituzionale. Come la rivolta di ottobre è partita dal loro audace e irriverente salto dei tornelli della metro, oggi, mentre nelle sale dell’ex Congresso si prova a scrivere una nuova e più democratica pagina per il paese, con la “presa” dell’INDH, gli studenti ci ricordano che costruire un nuovo paese deve partire da un semplice ma basilare concetto etico: non si deve lasciare indietro nessuno, non ci si deve dimenticare di nessuno.