Chi era Qassem Soleimani?

5 / 1 / 2020

Un articolo di Haydar Paramaz, tratto da Lower Class Magazine, e tradotto da Rete Kurdistan Italia.

Nella notte del 3 gennaio, le forze armate degli USA hanno ucciso il militare iraniano di alto rango Qassem Soleimani con un attacco mirato di droni nei pressi dell’aeroporto di Baghdad. Con lui sono morte almeno altre sei persone, tra cui il comandante delle Unità di Mobilitazione Popolari irachene (PMU), Abu Mahdi Al-Muhandis.

L’assassinio dei due comandanti vicini al regime a Teheran, trova approvazione nella stampa di destra transatlantica. Trump ci avrebbe “liberati da un mostro”, è per esempio il titolo di Bild. Ma cosa significa l’attentato per il Medio Oriente?

Significa ancora più spargimento di sangue, escalation e guerre imperialiste. Questo non è niente di nuovo. Da decenni la quotidianità delle persone dall’Afghanistan alla Palestina, e dal Kurdistan fino in Yemen è fatta di guerra, distruzione e espulsione. Se non sono gli attacchi aerei statunitensi, russi, turchi o israeliani, sono le bombe di Al-Qaida o i crimini di guerra di Daesh e Hashd al-Shaabi. La regione è un sanguinoso campo di battaglia tra le grandi potenze imperialiste e le aspirazioni espansioniste delle potenze regionali, combattuta sulle spalle delle classi proletarie e dei popoli oppressi. Uno degli attori in questa lotta di potere è appunto anche la Repubblica Islamica dell’Iran.

Nel 1979 la Repubblica Islamica è emersa come forza dominante dalla rivoluzione contro la dittatura dello Scia sostenuta dagli USA e si è consolidata come sistema successore. Un figlio dei primi giorni della Repubblica Islamica, quando l’esercito e i servizi segreti venivano ancora ripuliti da elementi fedeli allo Sciah e quindi non erano in grado di agire, fu lo “Esercito dei Guardiani della Repubblica Islamica”, conosciuto anche come “Guardiani della Rivoluzione”.

I “Guardiani della Rivoluzione” furono costituiti come fedele esercito parallelo per la difesa dei valori della rivoluzione islamica e da allora in avanti svolsero un ruolo centrale nel processo di consolidamento della Repubblica Islamica - che durò quasi un decennio. Questo processo di consolidamento interno non fu accompagnato solo da guerra e massacri in Torkamansahra e in Kurdistan, ma costò anche la vita di decine di migliaia di esponenti della sinistra e comunisti che furono torturati e assassinati in mezzo alla strada o nelle carceri.

In questo i “Guardiani della Rivoluzione” non si limitarono solo alla repressione dell’opposizione politica in politica interna, ma rivolsero il loro sguardo anche oltre i confini iraniani. Il paradigma teorizzato da Khomeini della “esportazione della rivoluzione islamica“ ne costituisce il fondamento fino al giorno d’oggi. Fissata nel paragrafo 154 della Costituzione iraniana, ha fatto da base per l’espansione nel mondo musulmano, in particolare per organizzare sciiti secondo il modello della Repubblica Islamica e per rendere così possibili le proprie aspirazioni di espansione nazionali.

Questa politica ha svolto un ruolo significativo nella provocazione dell’Iraq e nel successivo assalto di Saddam Hussein del 1981 all’Iran, cosa poi risultata nella prima Guerra del Golfo e che è costata la vita a centinaia di migliaia di giovani sui fronti di una guerra durata otto anni. Il dipartimento responsabile della “esportazione della rivoluzione” presso i Guardiani della Rivoluzione, inizialmente portava il nome “Unità per il Sostegno dei Movimenti di Liberazione”. Era composto da rivoluzionari islamici che dagli anni ‘70 avevano contatti verso la Libia e in Libano e in parte lì erano stati addestrati militarmente. In Libano parteciparono anche per esempio al fianco del Movimento Amal alla guerra civile.

Nel corso degli anni ‘80 costruirono le basi di una partnership strategica fino al Mediterraneo. Soprattutto si dovevano indebolire la sinistra araba, il movimento rivoluzionario della Palestina e il Baathismo iracheno e costruire la resistenza sciita come alternativa. Anche l’alleanza strategica con Hafez Assad, il padre dell’attuale detentore del potere siriano, risale questo periodo.

Nel corso dell’affare Iran-Contra, e come gesto di pace della Repubblica Islamica verso gli USA tuttavia, le “Unità per il Sostegno dei Movimenti di Liberazione“ furono sciolte e liquidate come controrivoluzionarie. Quando alcuni anni dopo la Repubblica Islamica riprese la sua politica espansionista, il dipartimento per le operazioni internazionali dei Guardiani della Rivoluzione prese il nome di “Brigate Al-Quds”. Queste appunto erano presiedute da Soleimani, ora assassinato.

Le esperienze che erano state raccolte negli anni ‘90 al fianco dell’Alleanza del Nord in Afghanistan, in Bosnia, con gli Hizbollah in Libano, a partire dal 2003 confluirono nell’organizzazione degli sciiti iracheni. Qassem Soleimani, che aveva già preso parte alla guerra in Rojhilat (Kurdistan iraniano), dal 1997 prese la guida delle Brigate Al-Quds e svolse un ruolo centrale nel consolidamento dell’influenza politica e militare dell’Iran in Iraq dopo l’aggressione militare degli USA nel 2003. Dal 2011 e successivamente con l’emergere di IS in Siria e in Iraq, le Brigate Al-Quds si assunsero di fatto il compito di costruire strutture paramilitari e ideologicamente fedeli, per garantire gli interessi della Repubblica Islamica nel Vicino Oriente. La lotta contro IS, ma anche il sostegno a Bashar al-Assad e a governi fantoccio in Iraq a ogni costo, sono componente centrale dei loro compiti.

Come in Iran, dove i Guardiani della Rivoluzione controllano quasi tutte le leve di comando economiche, anche qui si tratta di ristrutturazione neoliberista, nepotismo, corruzione e repressione violenta della popolazione quando scende in piazza per la propria sovranità, indipendenza e dignità. Che in Iran le classi proletarie gridino rivendicando pane e libertà, o in Iraq e in Libano le persone si rivoltino contro povertà, settarismo e dittature – i Guardiani della Rivoluzione, le Brigate Al-Quds e milizie a loro fedeli rispondono sempre con la cruda violenza.

Tanto su Soleimani. Ma il conto resterebbe incompleto senza citare le atrocità di coloro che oggi lo hanno ucciso. L’imperialismo USA per imporre la sua agenda politica e economica nella storia dopo la Seconda Guerra Mondiale ha assassinato milioni di milioni di persone. Il Medio Oriente è attraversato da una traccia di sangue che va dalla guerra in Iraq con oltre mezzo milione di morti fino in Yemen, dove attualmente giorno per giorno si commettono assassini e si affama. Gli USA non hanno mai portato pace in Medio Oriente, mai prosperità, mai qualcosa di buono. E anche l’esecuzione di di Soleimani porterà solo altra devastazione.

Le forze rivoluzionarie non dovrebbero versare una lacrima per Soleimani, perché le classi proletarie nel Vicino Oriente non lo fanno di certo. E nello stesso respiro il disprezzo va all’imperialismo statunitense che da decenni ha una presenza assassina nel Vicino Oriente e a suo piacimento fa assassinare persone dal cielo. Quello che servirebbe in Iraq sarebbe il ritiro immediato di tutte le potenze straniere e la speranza e la lotta per il giorno in cui i criminali di guerra – che si tratti di Trump o di figure come Soleimani – saranno chiamati a rispondere del loro operato.

*** Ph. Credit: wikimedia.commons