Catalogna - il peso dell'indipendenza sulle urne nazionali

Continua ad inasprirsi il dibattito politico intorno alla mozione promossa dal Parlamento Catalano il 9 novembre scorso, tra contraddizioni di un processo di indipendenza e autoritarismo dell'apparato statale del Governo Centrale.

12 / 11 / 2015

La decisione del Governo spagnolo di negare la possibilità di attuare un referendum in Catalogna in merito all’indipendenza della regione aveva trasformato il voto di rinnovo del Parlamento Regionale dello scorso settembre in una consultazione popolare su questo tema. La vittoria da parte dei partiti indipendentisti Junt pel Sì e CUP, che hanno ottenuto il 48% dei voti e la maggioranza dei seggi, ha di fatto ”dato mandato” all’attuale Presidente Artur Mas di iniziare a costruire il processo di indipendenza. Per quanto le due formazioni abbiano un orientamento politico differente - la prima è una coalizione elettorale in cui si sono ritrovati partiti di stampo liberale, sigle più legate alla sinistra e personalità del mondo della cultura particolarmente attente al sociale, mentre la seconda è maggiormente ancorata ai principi dell'indipendentismo di sinistra, anticapitalista ed antimperialista - entrambe in questi due mesi hanno accelerato le negoziazioni per l'indipendenza da Madrid.

In questi giorni il Parlamento della Catalogna è riunito per eleggere la carica presidenziale, ed eventualmente riconfermare Mas, ma la prima consultazione (avvenuta martedì scorso) non è stata risolutiva in quanto il candidato alla rielezione non ha ottenuto la maggioranza necessaria. La CUP, infatti, nel corso della campagna elettorale aveva dichiarato che non avrebbe sostenuto il terzo mandato dell'attuale Presidente, che per essere eletto necessita dell’appoggio dei 10 seggi occupati dal partito indipendentista.

La seconda consultazione sta avvenendo proprio in queste ore e sembra non sia ancora stato raggiunto un accordo nel fronte indipendentista. Se entro Gennaio non sarà eletto un Presidente si dovrebbe, quindi, tornare alle urne.

Nel frattempo Artur Mas e il Parlamento catalano hanno riportato il dibattito nazionale sull’annosa questione dell’indipendenza deliberando, nella giornata del 9 novembre, una mozione che dichiara “l’inizio di un processo verso la costituzione di uno Stato indipendente sotto forma di Repubblica”.

La mozione prevede che in trenta giorni si attui la costruzione di un apparato legislativo, economico e di sicurezza e proclama l’apertura di un processo pubblico e partecipato per la scrittura della futura Costituzione Catalana. Inoltre JpS e CUP hanno inserito un emendamento con la finalità di “blindare” i diritti basilari in materia di povertà energetica, alloggio, salute, istruzione, libertà civili, amministrazioni locali, rifugiati e aborto attraverso un piano di finanziamento e gestione del debito. 

La risposta da parte del Primo Ministro del PP Rajoy non si è fatta attendere e, a partire dal passaggio della mozione che dichiara la disconnessione dallo Stato e il non riconoscimento del potere di quest’ultimo sulle decisioni intraprese dal Parlamento catalano, ha deciso di rivolgersi al Tribunale Costituzionale per renderla illegittima. Decisione ritenuta “goffa e miope” dal leader di Podemos Pablo Iglesias, che mantiene una posizione di mediazione rispetto alla causa indipendentista, sostenendo la possibilità di una consultazione referendaria. 

Il Tribunale Costituzionale si è espresso ieri, ritenendo ammissibile il ricorso promosso dal Governo centrale. Nel documento del TC si chiede la sospensione immediata della mozione e si “avvertono” le cariche istituzionali catalane di ripercussioni giudiziarie in caso di “disobbedienza”. La replica catalana è stata per voce della Vice Presidente del Governo Neus Munté che ha rivendicato la volontà di procedere con il percorso avviato dalla mozione, in quanto mandato di un Parlamento sovrano. Inoltre ha accusato il Primo Ministro di utilizzare l’Istituzione Giudiziaria "para poner una mordaza a los anhelos de libertad y democracia". 

La lettura dei media spagnoli e catalani in merito alla decisione del Parlamento di Catalogna è molteplice. Da una parte si teme che la mozione rappresenti una “forzatura” che lede alla causa indipendentista e sia da ritenere una mossa di Mas per ottenere il sostegno della CUP alla sua rielezione. Il quotidiano La Vanguardia sostiene che l’operato del JpS e della CUP si collochi al di fuori del quadro legislativo e che, di conseguenza, potrebbe determinare un calo dell’appoggio (nazionale e internazionale) all’indipendenza catalana che negli ultimi anni aveva visto una crescita di consenso e di mobilitazione. D’altra parte i media spagnoli, soprattutto quelli di stampo conservatore, stanno descrivendo la mozione come un attacco al cuore dello Stato e alla Sovranità nazionale. 

E' evidente, comunque, che questa tensione tra i vari livelli nazionali della governance sia orientata verso la scadenza elettorale di fine anno: gli stessi leader dei due partiti populisti in competizione, ossia Podemos e Ciudadonos, hanno dovuto puntualmente rispondere pubblicamente sulla questione dell'indipendenza catalana. Se il liberale Alberto Rivera  si è sempre detto contrario alla fuoriuscita dalla Spagna della Catalogna, Iglesias ha invece titubato sul prendere pubblicamente una posizione netta, fatto che ha influito sulle preferenze alle elezioni regionali di settembre. Per quanto il leader di Podemos abbia dichiarato in questi giorni di voler sentire la voce dei cittadini catalani, le sue parole giocano su di una posizione mediana per favorire il consenso sia dei catalani che del resto dell'elettorato. Il rischio che corre è di poter essere visto ambiguamente da entrambe le parti, che non avrebbero alcuna certezza sull'eventuale decisione di un governo centrale a guida Iglesias.

Non è possibile dire se questa svolta operata dai partiti indipendentisti sarà un aiuto al PP in vista delle prossime elezioni nazionali previste per il 20 di Dicembre. Se da un lato il Primo Ministro potrà assumere le vesta di unico difensore dell’integrità territoriale e dell’unità nazionale, dall’altro la decisione del Governo Centrale di attaccare frontalmente la possibilità di potere decisionale del Parlamento Catalano, anche attraverso ripercussioni giudiziarie contro i suoi esponenti (Artur Mas è già stato accusato di disobbedienza civile per aver organizzato il referendum simbolico del novembre 2014), potrebbe ricompattare e riportare nelle piazze il movimento indipendentista.