Cappa del terrore nei territori palestinesi

Incursioni militari, rastrellamenti, arresti, sparatorie, uccisioni sono in corso da 12 giorni in tutti i territori. Il comunicato stampa dell'OLP.

25 / 6 / 2014

 Dodici giorni fa tre giovani coloni israeliani sono scomparsi, nessuno ha rivendicato la responsabilità dell'azione. Il governo israeliano continua a insistere che sono stati rapiti da Hamas, senza alcuna concreta prova per confermare questa affermazione, lo sostiene in base ad informative dell'intelligence che riportano anche fonti interne alla resistenza palestinese. Le incursioni continuano seminando morte. 

Comunicato stampa: 10 giorni sotto l’assedio israeliano

Le incursioni militari israeliane nella Palestina occupata, iniziate 10 giorni fa, hanno già preso  le vite di 5 palestinesi*, ne hanno feriti 118 e messo in stato d’arresto 471. Con il pretesto della ricerca  di tre coloni dispersi, le forze di occupazione israeliane hanno fatto irruzione in città palestinesi della Cisgiordania, effettuato raid nelle case e nelle attività commerciali ponendo un’ulteriore stretta all’assedio già esistente e alle restrizioni di movimento precedenti alla scomparsa dei tre coloni. Al tempo stesso Israele ha intensificato i raid aerei sulla Striscia di Gaza in stato d’assedio.

Principali statistiche sulle aggressioni e i crimini israeliani:

Nell’ambito del presunto sforzo di trovare i 3 coloni scomparsi le forze armate israeliane hanno ucciso 5 palestinesi:

 ■ Ahmad Samada, 20 anni, ucciso il 15 giugno nel campo profughi di Jalazun.

Muhammad Doudin, 14 anni, ucciso il 20 giugno nella sua città natale, Dura, nel distretto di Hebron.

Ahmad Khalid, 27 anni, palestinese mentalmente disturbato, il 21 giugno nel campo profughi di Al Ain, Nablus.

Jamal Ali Suf, 60 anni, colpito da infarto mentre le forze di occupazione facevano irruzione nella sua casa ad Haris, nel distretto di Salfeet, la mattina del 21 giugno. Jaber è morto in casa dopo che i militari israeliani gli hanno impedito di recarsi in ospedale.

Mahmoud Tarif, 30 anni, ucciso nelle prime ore del 22 giugno a Ramallah.

Nello stesso periodo, il 14 giugno, è morto Ali Awr, 10 anni, in seguito alle ferite riportate sotto un bombardamento dell’11 giugno vicino ad Al Sudania, ad ovest di Beit lahia, Gaza.

Mustafa Aslan, 22 anni, è in condizioni molto critiche. È stato colpito da proiettili il 20 giugno nel campo profughi di Qalandia. Benché fonti mediche lo abbiano dichiarato morto, la sua famiglia rifiuta che gli sia staccata la spina.

Palestinesi feriti:

Negli attacchi israeliani, secondo il Ministero della Sanità, sono rimasti feriti 118 palestinesi. Le forze israeliane hanno condotto almeno 454 raid militari, mentre negli ultimi 10 giorni sono stati registrati 42 attacchi di coloni.

Palestinesi arrestati:

Le forze israeliane hanno arrestato 471 palestinesi, inclusi undici parlamentari, il che porta a 22 il numero dei parlamentari nelle prigioni israeliane.

Raid militari:

Le forze israeliane hanno effettuato 454 raid, facendo irruzione in centinaia di abitazioni palestinesi, negozi, sedi di organi di stampa e uffici di organizzazioni della società civile. Ci sono stati raid anche in università palestinesi, a Bir Zeit, nel campus Abu Dis di Al Quds e nell’università arabo-americana di Jenin. Le forze occupanti hanno fatto irruzione negli studi e negli uffici di organi d’informazione palestinesi e internazionali, come Palmeda (che fornisce servizi a numerose emittenti  internazionali, compresa “Russia Today”), Transpress (che fornisce servizi a numerosi canali palestinesi, internazionali e israeliani) e Turbo (This week in Palestine). Le forze israeliane hanno invaso varie zone che sulla base di accordi sottoscritti rientrano sotto la piena responsabilità delle forze di sicurezza palestinesi, incluse le città di Ramallah, Bethlem, Beit Jala, Halhoul, Hebron e Jenin.

Restrizioni  agli spostamenti:

Le forze israeliane hanno ristretto e in alcuni casi chiuso del tutto i posti di blocco in Palestina. Ad esempio il “Container Check-point” sulla via di “Wady Nar” (Valle del fuoco), l’unico collegamento tra il nord e il sud della Cisgiordania dopo che Gerusalemme Est è stata interdetta  al traffico palestinese, nel corso degli ultimi 10 giorni è rimasta chiusa per diverse ore. Le chiusure hanno luogo durante le ore di punta sia la mattina che il pomeriggio.

Hebron è stata dichiarata “area militare chiusa”, nel senso che nessun palestinese può entrare o uscire dal distretto.  I permessi di accesso a Gerusalemme Est per i palestinesi sono stati cancellati, indipendentemente dalla loro area di residenza. Si stima che solo il distretto di Hebron stia perdendo 10 milioni di dollari al giorno a causa delle restrizioni israeliane, mentre i lavoratori di Hebron hanno perso circa 2 milioni di dollari al giorno a causa dell’impossibilità di raggiungere il loro posto di lavoro. È giunta informazione che sono stati istituiti almeno 226 posti di blocco volanti tra città e città palestinesi.

 Quest’ultima aggressione israeliana mira a indebolire l’unità e le istituzioni palestinesi. Quel che più conta è che si sono presi la vita di sei civili innocenti e hanno colpito il benessere di altre centinaia di migliaia. La comunità internazionale deve intervenire per proteggere la popolazione palestinese e mettere in stato di accusa per i suoi crimini Israele, la potenza occupante.

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1.      Intervista a Mohammad Al Herbawl, presidente del “Forum degli uomini d’affari”di Hebron. Disponibile all’indirizzo: http://www.maannews.net/eng/ViewDetails.aspx-?ID=706421

2.      In aggiunta alle 522 restrizioni agli spostamenti nell’intera Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, le forze di occupazione israeliane impongono ‘posti di blocco volanti’ in varie zone. Questi posti di blocco sono mobili e vengono gestiti dall’esercito israeliano o dalla polizia, oppure dalla polizia di frontiera o dalle forze di occupazione combinate.   

      Traduzione di Mirella Scriboni www.assopacepalestina.org