Persino le dimissioni di Borisov sono state accolte con rabbia dalla gente che lo accusa di abbandonare la nave che affonda.

Bulgaria: continuano le proteste

27 / 2 / 2013

l primo ministro Boiko Borisov, del partito di centro-destra “Cittadini per lo sviluppo europeo”, ha annunciato le dimissioni mercoledì scorso, dopo due settimane di proteste in tutto il paese.

Boiko Borisov, 53 anni, era primo ministro della Bulgaria dal 2009, quando il suo partito GERB aveva ottenuto quasi il 42 per cento dei voti stravincendo sui socialisti uscenti. Borisov era stato un popolarissimo sindaco di Sofia dal 2005 fino alla sua nomina a primo ministro. Una delle caratteristiche più notevoli della politica bulgara – oltre alle frequenti accuse di corruzione e alle irregolarità che si registrano ad ogni voto – è il fatto di essere profondamente sfavorevole ai governi in carica: dalla fine del comunismo ad oggi, nessun governo uscente è mai stato rieletto.

Sabato e domenica si sono tenute imponenti manifestazioni a Sophia e in altri 40 città, grandi e piccole della Bulgaria; per protesta 2 persone si sono date fuoco a Varna e a Veliko Tarnovo, altre hanno bruciato le bollette davanti ai comuni in molti paesi sparsi da nord a sud.

Persino le dimissioni di Borisov sono state accolte con rabbia dalla gente che lo accusa di abbandonare la nave che affonda.

“Una mossa ottima per recuperare un po’ di credibilità in vista delle elezioni di luglio”, scrive Mariya Ivacncheva, sociologa della Central European University.

Nel paese più povero dell’Unione Europea gli stipendi medi valgono 350 euro al mese, le pensioni 150, mentre le bollette dell’energia arrivano anche a 100 euro al mese.

Tutto l’est europeo naviga in cattive acque tra la crisi economica, l’austerity e le richieste di finanziamento al FMI, ma a differenza della Romania, dell’Ungheria o della Lettonia, in Bulgaria la povertà ha dato il colpo di grazia alla recessione, mentre il blocco degli stipendi disposto dal governo, a fronte di un aumento delle spese, ha reso impossibile la vita quotidiana per molti.

“Si combatte contro tre nemici”, spiega Georgi Medarov sulla rivista New Perspectives: “gli stranieri, i politici e i partiti”. Gli stranieri sono le tre compagnie ceca, francese e austriaca, la CEZ, l’Energo-Pro e la EVN, che detengono il mercato dell’energia elettrica e dal 2004, cioè da quando è stato privatizzato, hanno più che raddoppiato il prezzo delle bollette. E poi ci sono i parlamentari e i partiti, che per i privilegi di cui godono, le immunità e l’incapacità di un’azione politica efficace, sono l’emblema degli sprechi e della corruzione, della mancanza di rispetto per lo stato di diritto.

Una conferma del livello di corruzione del paese viene da Transparency International, che nell’annuale indice di corruzione degli stati piazza la Bulgaria al settantacinquesimo posto, mentre l’Unione Europea ne monitora costantemente i progressi nella lotta alla corruzione.

Le richieste della gente sembrano scontate: riduzione del numero dei parlamentari, fine delle immunità, riscrittura della Costituzione, nazionalizzazione della compagnia di energia elettrica, ma le manifestazioni di piazza, in questi giorni sfociate anche in scontri e violenza, unite alla povertà sempre più diffusa, per gli analisti europei rappresentano una combinazione pericolosa.