Berlino - Un compagno italiano aggredito per il suo sostegno alla resistenza di Afrin

27 / 3 / 2018

Un compagno italiano - da tempo residente in Germania - ha subito alle prime luci del mattino un attacco fascista con pugni e calci in testa da parte di due uomini, a causa del suo dichiarato sostegno alla lotta curda. Un atto intimidatorio da parte degli ultra nazionalisti turchi, che “puniscono” curdi e chi sta dalla loro parte. Come se non bastasse, tutto ciò accade nel pieno centro del quartiere di Kreuzberg, famoso quartiere antifascista e anticapitalista degli anni ’80, ma che nell’ultimo decennio sembra politicamente assopito.

In seguito al vile attacco della Turchia nel Nord della Siria, in tutto il mondo si sono viste un susseguirsi di manifestazioni a sostegno di Afrin e in solidarietà al popolo curdo. 

Berlino è una di queste, ma ha però una peculiarità: quella turca è la più grande comunità straniera (circa 218.000 persone) della città. Nell’ottobre del 1961, undici settimane dopo l’edificazione del Muro, la Turchia firma un accordo con la Repubblica Federale Tedesca per permettere ai cittadini turchi di trasferirvisi e incrementare la sua forza lavoro. Il periodo di tempo concesso a qualunque Gastarbeiter straniero è limitato a tre anni, però le aziende si oppongono all’idea di dover formare nuovi lavoratori ogni paio d’anni; così, alla fine degli anni Sessanta, lo Stato abolisce la restrizione e molti operai turchi vengono raggiunti in Germania dalle loro famiglie. La comunità curda, invece, conta 100.000 persone: un afflusso che si è dato in seguito ai colpi di Stato militari degli anni ’80, quando in diversi sono migrati a Berlino come rifugiati politici, come i turchi di sinistra. Tanti curdi, che simpatizzano per il PKK, che sono dovuti fuggire dal loro paese di origine hanno ora in Germania difficoltà ad ottenere un permesso di soggiorno. Inoltre dal marzo di quest’anno il Ministro dell’Interno tedesco ha vietato l'esposizione della bandiera delle organizzazioni curde del Rojava e o quelle delle unità di difesa popolare YPG e YPJ, queste ultime che hanno combattuto in Siria contro lo Stato Islamico, a fianco della coalizione internazionale. Una continua criminalizzazione del movimento curdo da parte della politica tedesca, a causa delle relazioni economiche con la Turchia.

Dall’inizio di Gennaio la Turchia con l’operazione “ramoscello d’ulivo”, che tutto farebbe pensare ad una missione di pace, ha attaccato il cantone di Afrin nel nord-ovest della Siria, con l’infame scusa di voler cacciare i terroristi dal territorio. In realtà è in atto un vero e proprio genocidio ai danni della popolazione curda, un duro attacco al confederalismo democratico, alla cui base stanno le idee di autonomia, ecologia sociale, democrazia, uguaglianza di genere e autorganizzazione locale. Si parla di migliaia di vittime, moltissimi bambini e centinaia di migliaia di persone, che stanno fuggendo dai bombardamenti. Tutto questo nell’imbarazzante silenzio internazionale e dell’Unione Europea, che ha appena approvato un pacchetto di 3 bilioni di euro a favore della Turchia e del suo dittatore Erdogan, per bloccare il flusso migratorio, che ovviamente dopo questa invasione illegale aumenterà incredibilmente. 

Così come la comunità antirazzista e antifascista si è schierata contro i delitti dei Kebab (Döner-Morde), che l’NSU, gruppo di stampo neo-nazi, ha perpetrato ad inizi anni 2000 a commercianti di nazionalità turca, anche ora deve prendere posizione contro gli atti intimidatori di un'ulteriore faccia del fascismo, quella dei fascio-islamisti turchi. Ora come ora è importante esporsi contro il fascismo, uguale quale provenienza abbia.

Chiediamo di costruire una discussione e conseguenti azioni collettive per denunciare questa situazione che da troppi anni è ignorata, ma che sta diventando sempre più evidente e insopportabile.

Contro ogni fascismo ora e sempre resistenza!

Defend Afrin

foto tratta da Montecruz