Benvenuti in palestina: compagnie aeree annullano centinaia di prenotazioni

15 / 4 / 2012

Come affermato da uno dei coordinatori palestinesi, Dr. Qumsiyeh, è importante che la comunità internazionale si renda conto che i palestinesi vivono in una grande prigione controllata dalle forze militari israeliane. Ma “anche chi è in prigione ha il diritto di essere visitato”.

Non sembrano pensarla così le autorità israeliane. Il ministro israeliano della pubblica sicurezza, Yitzhak Aharonovitch, ha affermato che gli attivisti pro-palestinesi che arriveranno saranno “accompagnati” in centri di detenzione fin quando un volo per riportarli a casa sarà disponibile. “Tratterremo i provocatori – ha aggiunto il ministro – nel modo più rapido ed efficiente possibile, senza rincorrerli per i corridoi dell’aeroporto”. Oltre 650 agenti di diversi corpi sono stati mobilitati per prevenire l’ingresso degli attivisti che supereranno il blocco delle compagnie aeree.

Le indicazioni sembrano, però, molto chiare: essere duri, mantenendo un basso profilo.

Come sostenuto da un ufficiale israeliano si cercherà di “impedire che gli organizzatori del fly-in conquistino legittimità e visibilità come quelle ottenute a seguito dell’incidente della Mavi Marmara”. Per questo, la polizia cercherà anche di minimizzare la copertura mediatica del fly-in, cercando così di eliminare l’incentivo alla provocazione.

Secondo il Jerusalem Post sono circa 45mila i viaggiatori che di domenica transitano per l’aeroporto Ben Gurion. Il piano è, quindi, quello di deviare gli attivisti in arrivo verso il Terminal 1, che sarà completamente evacuato, e non lasciarli atterrare al più affollato Terminal 3.

Il tanto parlare pubblicamente dei preparativi dell’iniziativa da parte dei media e dei politici israeliani ha suscitato molte perplessità tra l’establishment militare, tanto che un alto ufficiale ha dichiarato al quotidiano Israel Hayom: “la rivelazione dei preparativi e tutta le pubblicità che circonda gli attivisti sta trasformando il fly-in in una battaglia tra Davide e Golia e questo è esattamente quello che gli organizzatori del ‘flytilla’ vogliono per metterci in imbarazzo difronte al mondo intero”. Un ulteriore problema che le autorità israeliane si troveranno ad affrontare sarà l’annunciata presenza degli attivisti di destra del movimento “Our land of Israel”, tra cui Michael Ben-Ari (National Union), Baruch Marzel (leader della comunità di coloni di Hebron) e Itamar Ben-Gvir, che non sembrano essere animati da pacifiche intenzioni. “I nemici di Israele devono essere accolti adeguatamente – ha dichiarato Ben-Ari – “e dobbiamo mostrare loro l’orgoglio ebraico”.

Questi sforzi organizzativi sono stati accompagnati, nelle ultime settimane, da un intenso lavoro diplomatico nel tentativo di fermare o, quantomeno, delegittimare la manifestazione. Sforzi che hanno trovato pronti i governi occidentali a difendere la “sicurezza” dello Stato israeliano. Da qualche giorno, ad esempio, è apparso un messaggio sul sito Viaggiare Sicuri del Ministero degli Esteri italiano: “Le Autorità israeliane hanno segnalato che in concomitanza con manifestazioni organizzate attorno al 30 Marzo ed al 15 Aprile prossimi, saranno intensificati i controlli all’ingresso in Israele e sono ipotizzabili fermi di sicurezza precauzionali nei confronti dei viaggiatori stranieri.[...] Si raccomanda pertanto ai connazionali di anticipare o posticipare eventuali viaggi in Israele programmati intorno a quelle date”.

Israele ha minacciato le compagnie aree europee che se permetteranno agli attivisti di volare verso Israele saranno loro responsabili di coprire i costi del rimpatrio a chi verrà negato l’ingresso. La minaccia ha dato subito i suoi primi frutti. La compagnia area tedesca Lufthansa ha inviato una email a 80 passeggeri, in partenza oggi dagli aeroporti di Parigi, Amburgo e Monaco, comunicando che a seguito del rifiuto israeliano i loro biglietti sono stati cancellati. Tra questi  ci sarebbero anche passeggeri non coinvolti con l’iniziativa.

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