Barhein - Arrivano i soldati sauditi

15 / 3 / 2011

Un contingente di mille soldati sauditi è entrato all'alba di ieri in Bahrein . L'operazione si chiama "Peninsula shield force, un contingente inviato dal Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC), le pteromonarchie del golfo.

Si tratta di blindati della Guardia Nazionale Saudita che sono entrati su richiesta di Manama per controllare la situazione.

Gli Emirati invieranno in Barhein altri 500 poliziotti per aiutare la monarchia assoluta dei Khalifa a "riportare l'ordine".

E' il primo intervento ufficiale di un esercito straniero in questi mesi di proteste in Medio Oriente.

Gli oppositori dicono che non si faranno intimidire.

Nelle interviste ripetono che la loro protesta è per chiedere democrazia e una monarchia costituzionale.

Ed aggiungono che l'arrivo delle truppe è da interpretare come una vera e propria occupazione.

L'intervista realizzata da Michele Giorgio nel Manifesto con Reem Khalifa spiega bene lo stato d'animo dei manifestanti.

«Non c'è alcun problema di sicurezza in Bahrein, per lo Stato e per i cittadini, nelle strade ci sono soltanto civili che in modo pacifico chiedono al re di attuare riforme democratiche. Le truppe straniere (saudite, ndr) entrate oggi nel nostro paese perciò sono da considerare forze di occupazione». Per Reem Khalifa, giornalista tra le più note di Manama nonché attivista dei diritti civili, la monarchia «ha scelto la linea del pugno di ferro piuttosto che trasformare il Bahrein in un paese moderno». Khalifa ieri è rimasta per tutto il giorno in Piazza della Perla, simbolo della rivolta, assieme a migliaia di bahreniti decisi a non lasciarsi intimidire dall'ingresso nel paese dei blindati inviati dall'Arabia saudita.Si può parlare di «invasione» saudita, anche se a sollecitarla è stato lo stesso re Hamad?Non ci sono altri modi per definirla. Non vedo quali problemi per la sicurezza del Bahrein possa causare un movimento che rappresenta gran parte della popolazione del paese, non solo gli sciiti ma anche tanti sunniti, che non vuole abbattere la monarchia (a eccezione di tre piccoli gruppi d'opposizione che chiedono l'instaurazione della Repubblica, ndr) ma chiede i diritti che una democrazia garantisce a tutti i cittadini. È forse troppo chiedere di avere un primo ministro eletto, libertà di stampa e di espressione, un parlamento che sia eletto per rappresentare tutti i cittadini e non solo una parte? Ma il re ripete che la protesta è frutto di manovre iraniane e della volontà degli sciiti di dominare i sunniti.Sono menzogne gigantesche che mirano a raccogliere consensi tra quei paesi che temono l'Iran. La verità è un'altra. Il movimento popolare che da un mese protesta in Piazza della Perla non è manovrato da nessun paese (del Golfo) e non alimenta le tensioni tra le due componenti della popolazione. Al contrario vuole spegnerle. I diritti che la rivolta reclama valgono per tutti, non solo per una parte. Purtroppo queste menzogne cominciano ad avere riflessi gravi nelle strade: gli scontri tra le due comunità si sono fatti più frequenti in questi ultimi giorni. Senza dimenticare i media ufficiali, che diffondono notizie false e dipingono le proteste come atti di criminalità organizzata. E purtroppo prendono di mira anche i giornalisti non allineati, esponendoli ad attacchi nelle strade. Da alcuni giorni sono costretta ad andare in giro con la scorta di alcuni amici, perché sono stata minacciata più volte di morte. E nella mia stessa situazione si trovano anche altri giornalisti.L'arrivo dei soldati sauditi lascia prevedere una nuova azione di forza della monarchia contro le proteste. Cosa pensate di fare?Piazza della Perla ha risposto subito a queste gravi intimidazioni. Siamo oltre 10mila qui e nelle strade vicine, decisi a testimoniare con la nostra presenza che nessun mezzo corazzato, di qualsiasi paese, ci farà rinunciare alla lotta per un Bahrein democratico, dove sciiti e sunniti saranno uguali. Temiamo nuove stragi come quella di un mese fa (sette morti e decine di feriti,ndr). Le Nazioni Unite e i paesi che credono nella libertà per tutti i popoli e non solo per pochi, devono agire subito per impedire alla monarchia di usare la forza contro civili inermi. Occorre intervenire prima che sia troppo tardi.

L'arrivo dei soldati sauditi ha non poche implicazioni nell'area e Teheran visto che l'iran si gioca il suo appoggio alla minoranza scita concentrata nell'Est ricco di petrolio.

Nel commento di Limes di dice che "l'intervento del Gcc può essere interpretato in chiave anti-iraniana: Teheran, l'unica potenza sciita dell'area, soffia da tempo sul fuoco delle rivolte, pur non essendone avulsa. L'ascesa degli sciiti e l'instabilità nei paesi vicini non farebbero che aumentare l'influenza dell'Iran sul Golfo Persico, uno scenario cui gli Stati sunniti non vogliono naturalmente assistere. Non è chiaro fino a che punto il regime degli ayatollah sia coinvolto nella protesta in Bahrein, ma Riyad non accetta ulteriori ingerenze. Certo è che l'intervento militare saudita non esclude in futuro un'analoga decisione iraniana, per il momento apparentemente non all'ordine del giorno."