Ayotzinapa, una crepa nel patto d’impunità?

22 / 3 / 2020

Nei giorni scorsi la Fiscalía General de la Republica (FGR) ha annunciato l’arresto di tre funzionari statali e la richiesta di arresto all’Interpol per Tomás Zeron de Lucio e Carlos Gómez Arrieta, rispettivamente il principale responsabile della versione ufficiale, la cosiddetta “verdad historica” e il comandante dell’Agencia de Investigación Criminal. Attualmente, la FGR sta indagando 37 membri della AIC e 16 effettivi della Secretaría de Marina (Semar). Finalmente la nuova FGR sembra aprire una crepa nel muro di impunità che da più di cinque anni impedisce di scoprire la verità sulla sparizione forzata dei 43 studenti di Ayotzinapa.

Secondo le indagini della FGR, Ariel Agustín Castillo Reyes, funzionario della marina, è stato arrestato per il presunto coinvolgimento diretto nella sparizione forzata degli studenti, mentre i due ex funzionari dell’estinta Policia Federal, Isidro Junco Barajas, Ezequiel Peña Cerda, insieme al comandante della AIC Carlos Gómez Arrieta, avrebbero sottoposto a tortura vari detenuti nell’ottobre del 2014 per obbligarli a dichiararsi colpevoli della sparizione forzata dei 43 normalisti. In seguito a queste torture, in questi cinque anni sono stati liberati oltre 60 persone che hanno avuto un qualche ruolo nel caso Iguala.

La richiesta di arresto all’Interpol per Tomás Zeron de Lucio è partita in quanto dallo scorso ottobre l’ex funzionario federale è fuggito in Canada e non ha fatto più ritorno nel paese. Zeron è accusato di aver “fabbricato” alcune prove (il ritrovamento di resti ossei nel rio Cocula) e di essere il “regista” della “verdad historica”, secondo la quale i 43 sttudenti di Ayotzinapa sono stati privati della libertà dalle polizie municipali di Iguala, Cocula e Huitxuco e successivamente consegnati al gruppo criminale dei Guerreros Unidos che li avrebbero cremati nella discarica di Cocula. Una versione da sempre contrastata dai familiari e smentita più volte dalle indagini indipendenti del GIEI e della EAAF che attraverso la presentazione prove scientifiche ne hanno determinato l’impossibilità pratica.

«Per noi è un buon segnale perché dà una dimostrazione di volontà. Vuol dire che il Presidente si sta impegnando a scoprire la verità su ciò che è successo, chiunque sia il responsabile. Se questi arresti fossero stati fatti dal principio, a quest’ora avremmo già potuto sapere qualcosa dei ragazzi» [1], ha dichiarato Felipe de la Cruz, uno dei portavoce del Comité Padres y Madres de Ayotzinapa. Per i genitori è però necessario continuare su questa linea e oltre agli arresti di questi giorni è fondamentale arrivare all’ex procuratore Jesús Murillo Karam e all’ex presidente Enrique Peña Nieto, ritenuti responsabili in quanto le loro azioni e inazioni hanno contribuito a occultare la verità.

Le organizzazioni di difesa dei diritti umani che accompagnano i genitori nella loro battaglia per la verità e la giustizia hanno espresso soddisfazione per l’avanzamento delle indagini e hanno sottolineato che sono «le prime azioni legali contro funzionari che hanno commesso torture o irregolarità nelle indagini del caso Ayotzinapa e confermano quello che i familiari hanno sempre denunciato: la manipolazione delle indagini».

Anche l’Alto Commissariato per i Diritti Umani, «riconosce gli sforzi dell’attuale Governo messicano, guidato dal Presidente López Obrador, in particolare attraverso la Commissione Presidenziale per la Verità e la Giustizia nel caso Ayotzinapa, per continuare la ricerca degli studenti desaparecidos. Allo stesso modo riconosce l’incrollabile impegno dei familiari e delle organizzazioni che li accompagnano per promuovere la verità e la giustizia nel caso» [2].

Come ricordato dall’avvocato Vidulfo Rosales di Tlachinollan, una delle organizzazioni di difesa dei diritti umani che fin dal principio accompagna i genitori, «queste sono le prime detenzioni del nuovo governo; è un passo significativo perché fino a questo momento, in quasi due anni di governo non c’erano più state detenzioni, al contrario solo liberazioni. E questo credo sia stato possibile grazie alla pressione politica dei genitori» [3].

Un altro passo verso la verità è stato fatto. Come detto dall’avvocato Rosales, se oggi, a quasi sei anni dai tragici eventi, si apre uno spiraglio perché possa cadere il muro di omertà e impunità eretto dalle istituzioni messicane, è proprio grazie all’incredibile forza, coraggio e determinazione dei genitori e di quanti in questi anni hanno accompagnato la loro battaglia per “riavere indietro con vita” i 43 ragazzi riconoscendo in questa battaglia, la punta di un iceberg, di un sistema criminale di terrore i cui responsabili politici hanno nomi e cognomi e sono stati seduti nei posti di comando negli ultimi dodici anni.

[1] https://www.jornada.com.mx/ultimas/politica/2020/03/18/celebran-detencion-de-ex-funcionarios-ligados-a-caso-iguala-3694.html

[2] https://hchr.org.mx/index.php?option=com_k2&view=item&id=1374:caso-ayotzinapa-la-onu-dh-saluda-avances-encaminados-a-alcanzar-la-justicia-y-la-verdad&Itemid=265

[3] http://www.tlachinollan.org/programa-de-radio-avances-en-el-caso-ayotzinapa-tumbar-los-pactos-de-silencio/

Photo Credit: Yuri Cortez, AFP, Getty Images