Arriva a Vienna “la estemporanea”, la gira zapatista va…

15 / 9 / 2021

Puntuale, come il sole che la mattina arriva a diradare la fitta nebbia che avvolge le comunità ribelli nella Selva Lacandona, è finalmente arrivata in Europa la delegazione zapatista aerotrasportata, quella che gli stessi ribelli hanno ribattezzato “La Estemporanea” riprendendo un termine, estemporaneo appunto, con cui sono stati definiti dai burocrati razzisti dello Stato messicano.

Puntuale, si fa per dire, dato che in un primo momento l’arrivo era previsto per la fine di luglio. Chi li ha conosciuti ha imparato che con gli zapatisti è così: possono arrivare in ritardo, può anche sembrare che non arrivino mai, ma prima o poi arrivano. Tuttavia questa volta il “leggero” ritardo nella tabella di marcia annunciata a più riprese nei mesi scorsi, non è dovuta alla proverbiale lentezza degli indigeni, ma a più “banali” ostacoli di natura burocratica con cui l’EZLN ha dovuto confrontarsi o per meglio dire scontrarsi in questi mesi di preparazione al viaggio.

Ostacoli che definiamo burocratici ma che hanno avuto una profonda natura razzista, come hanno denunciato nei loro comunicati qualche tempo fa: è noto a todas, todos y todoas, che non scorre buon sangue tra la resistenza indigena zapatista e il governo “progressista” di López Obrador, e le vicende legate al rilascio dei documenti ai viaggiatori indigeni testimoniano come nello Stato messicano sia ancora profondamente radicato un sentimento razzista e di superiorità nei confronti degli indigeni, nonostante le pagliacciate del “baston de mando” consegnato al presidente e la dialettica inclusiva utilizzata dallo stesso presidente. In un primo momento infatti la Secretaría de Relaciones Exteriores aveva negato il passaporto a ben 62 zapatisti non riconoscendo la loro identità e origine e definendoli appunto “messicani estemporanei” e costringendoli a fare avanti e indietro dal Chiapas a Città del Messico per recuperare i documenti necessari all’ottenimento del passaporto. Solo a seguito della denuncia degli zapatisti del “razzismo burocratico” dello Stato messicano e delle azioni di solidarietà in Messico e in molte città d’Europa, tutti i delegati hanno ottenuto il passaporto e si è potuto quindi procedere all’acquisto dei biglietti aerei.

Il sistema capitalista ci ha provato a mettere i bastoni tra le ruote, ma ancora una volta la determinazione zapatista ha avuto la meglio sulle ridicole scuse con cui i funzionari dello Stato messicano negavano i passaporti e pure sulle nuove regole “pandemiche” di viaggio che non concedevano alla delegazione l’atterraggio in Europa senza un vaccino riconosciuto. Risolti i problemi di natura burocratica, la delegazione composta da 177 zapatiste e zapatisti si è messa in marcia tra l’8 e il 9 settembre dal Semillero Comandanta Ramona, nel Caracol di Morelia, dove si sono formati, organizzati e isolati tutti i delegati in questi lunghi mesi prima della “travesía por la vida”. Dal Semillero sono partiti una decina di carri con destinazione il Caracol Jacinto Canek di San Cristóbal dove poi hanno preso alcuni bus per raggiungere la capitale. Prima della partenza da Città del Messico, il gruppo ha consegnato i voti degli “estemporanei” raccolti nella Consulta Popular del primo agosto scorso in appoggio alla lotta per la giustizia e la verità per le vittime di violenza. Una parte del gruppo è poi andato all’aeroporto per accogliere Marijose, Carolina, Ximena, Yuli, Lupita, Bernal e Dario, vale a dire il formidabile Squadrone 421 di ritorno in patria proprio in questi giorni dopo un viaggio durato più di quattro mesi. Iniziato con la memorabile attraversata di un mese dell’oceano Atlantico a bordo dello sconquassato veliero Stahlratte, ribattezzato “la Montaña”, il viaggio è proseguito con lo storico sbarco a Vigo e il discorso con cui Marijose ha rinominato l’Europa “Slumil K’ajxemk’Op” (terra indomita) e con centinaia di incontri in molte regioni d’Europa. Compito della delegazione marittima è stato anche quello di guidare la marcia di Madrid “no nos conquistaron” nel 500º anniversario della caduta di Tenochtitlán per mano della Corona Spagnola, data simbolica da cui si fa partire la conquista e la sottomissione dei popoli del Messico. Con l’abbraccio di un centinaio di attivisti e della “estemporanea” venuta ad accoglierli all’aeroporto della capitale tra canti e slogan, si è così ufficialmente concluso il compito dello Squadrone 421 in terra europea.

Gira Zapatista Vienna

Foto di Regeneración Radio

In un crescendo di emozioni e di frenesia, appena due giorni dopo, la delegazione “estemporanea” è ritornata all’aeroporto per prendere il volo diretto a Madrid, prima tappa verso Vienna. Le immagini dei 177 zapatisti che animano l’aeroporto internazionale di Città del Messico sono davvero emozionanti se si pensa a quanti sforzi, collettivi innanzitutto ma anche individuali, sono stati fatti per riuscire a intraprendere un’avventura del genere. Un’organizzazione di indigeni data per morta, venduta, sconfitta, considerata inutile, riesce nell’impresa di portare quasi 200 suoi militanti in Europa mostrando al mondo intero una potenza e una capacità organizzativa senza eguali. Guidati dal Subcomandante Moisés, gli zapatisti si sono divisi in due gruppi, prendendo due diversi voli che sono partiti e atterrati a qualche ora di distanza l’uno dall’altro.

Gira Zapatista Vienna

Foto di Francisco Lion

Ma da chi è composta la Forza Aerea Zapatista che ha “invaso” l’Europa? Oltre al già citato Subcomandante Moisés che sarà il responsabile della missione, la maggioranza della delegazione è composta da mujeres rebeldes. Divisi 28 gruppi di cinque o sei persone di “Escucha y Palabra”, dopo l’arrivo e l’isolamento, si distribuiranno nei territori per conoscere le realtà di lotta europea e da loro apprendere nuovi mondi e nuovi modi di resistere e ribellarsi al capitalismo. A fianco di questo gruppo principale ci sono poi altri tre gruppi: il gruppo di coordinamento, la Sección Miliciana Ixchel Ramona e il Comando Palomitas. Il gruppo di coordinamento è composto da una ventina di persone e al momento non si sa ancora quale sarà la sua base. La Sección Miliciana Ixchel Ramona «oltre a far parte dei gruppi “Escucha y Palabra”, si occuperà della sicurezza della squadra aerotrasportata e dello svolgimento di una o più partite di calcio con squadre femminili di tutta Europa». Infine, il temibile Comando Popcorn, «composto dall’amato Amado (10 anni e responsabile del commando), Chinto (10 anni e coordinatore operativo), Cintia (3 anni e dottoressa del gruppo), Chuy (3 anni, demolizioni controllate) e Verónica, (3 anni demolizioni senza controllo)». Al grido di «Per tutti, tutto, popcorn per noi», avranno il compito di attaccare le cucine dei luoghi che li accoglieranno conquistando non solo i tanto agognati popcorn ma anche i cuori di chiunque avrà l’onore di incrociare il loro cammino.

Gira Zapatista Vienna

Foto tratta da Enlace Zapatista

Se la partenza da Città del Messico è stata emozionante l’arrivo a Vienna forse lo è stato ancor di più. I due gruppi sono stati accolti con canti, bandiere, striscioni e al grido di “ezetaeleene” da centinaia di attivisti arrivati da tutta Europa. Il primo gruppo, uscito dall’aeroporto intorno alle 11 del mattino era guidato dal Subcomandante Moisés mentre il secondo gruppo è rimasto bloccato a Madrid perdendo il volo per Vienna a causa del prolungarsi dei controlli a cui sono stati sottoposti. Al momento della chiusura di questo articolo ancora non era chiaro quando avrebbero raggiunto la capitale austriaca.

Gira Zapatista Vienna

Foto di Desinformemenos

Il Subcomandante Moisés proprio fuori dall’aeroporto ha preso parola nello spazio all’aperto che gli attivisti austriaci avevano predisposto per l’atto di benvenuto. Nel suo discorso si è concentrato sulla crisi climatica in corso, o come la chiamano loro la “tormenta”: «noi popoli originari abbiamo vissuto sulla nostra pelle la distruzione della natura operata dal capitalismo. È il capitalismo che sta distruggendo la natura, questo veniamo a dire noi zapatiste e zapatisti. E i governanti dicono che difenderanno l’ambiente, ma dopo qualche minuto se ne sono già dimenticati. I governanti non fanno niente perché sono complici del capitalismo, sono loro che ordinano la distruzione». Il portavoce dell’EZLN ha poi ricordato che «nessuno ci aiuterà a noi, nessuno lotterà per noi contro i danni che fa il capitalismo. Assolutamente nessuno. Il cambio che chiediamo noi poveri del mondo è un cambio reale, non come quello dei mal governi, dei ricchi: abbiamo visto cosa succede in Messico, dove dicono che ora sono un buon governo ma stanno continuando a governare come prima».

Proprio per questo motivo nasce la “gira zapatista”, con la consapevolezza che non sarà desde arriba che avverrà il cambiamento, ma solo dalla lotta dei popoli ribelli, delle slumil k’ajxemk’op: «fratelli e sorelle è di questo che veniamo a parlare con voi. Non veniamo a fare grandi marce, veniamo a parlare con chi vuole parlarci, veniamo ad ascoltare come lottate come pensate […]. Noi zapatisti crediamo che dobbiamo fare qualcosa perché i governanti non faranno nulla. Rimarranno a guardare. Abbiamo visto in questi giorni, settimane, mesi come la reazione della Madre Terra sarà sempre più dura ».

Nell’ultima parte del discorso il Subcomandante non dimentica tutti i caduti e gli sforzi fatti dall’organizzazione per costruire questa impresa: «siamo qui grazie alle compagne e ai compagni caduti in resistenza e ribellione. Noi vogliamo governarci come popoli. […] Non vogliamo uccidere, non vogliamo morire. Il problema è che non ci danno l’opportunità di fare ciò che pensiamo come donne e uomini. Ed è ciò che stiamo facendo negli ultimi 28 anni, non stiamo sparando, non stiamo uccidendo, né vogliamo morire, vogliamo la vita».

«Pensiamo – ha concluso Moisés – che ogni popolo si può organizzare come vuole nella propria geografia e nel proprio calendario. I nostri compagni caduti ci hanno detto che un giorno avremmo parlato ai fratelli del mondo, ma non sapevano che saremmo arrivati a Vienna. Ed ora siamo qui a Vienna, capitale dell’Austria. E così andremo in altri posti dove ci inviteranno come ci hanno invitati qui, che sappiamo che è stato un grande sforzo, ma è così per coloro che vogliono lottare».

Foto di copertina Zapalotta