Argentina: in mezzo alla crisi economica l'ennesimo massacro della polizia

28 / 5 / 2019

Nella notte di lunedì 20 maggio si è consumato nella piccola località di San Miguel del Monte, nel centro della provincia di Buenos Aires, l'ennesimo massacro compiuto dalle forze di sicurezza argentine. Quattro morti e una tredicenne in fin di vita è il risultato di un folle inseguimento per le strade del paesino, durante il quale i poliziotti della Bonaerense, la forza provinciale di sicurezza, hanno anche aperto il fuoco sulla Fiat 147 che non si era fermata al posto di blocco.

Carlos Aníbal Suárez, un ventiduenne arrivato da poco in paese proveniente dal nord, era al volante. Con lui Camila López, Danilo Sansone, Rocío Guagliarello di 13 anni e Gonzalo Domínguez di 14. Passeggiavano sull'auto appena comprata di Suárez, vecchia e rattoppata, ma l'unica che si poteva permettere col salario della macelleria in cui lavorava da un anno. L'azienda aveva dovuto chiudere, come molte altre in mezzo alla grave crisi economica che vive il paese, e Suárez faticava a mantenerla. Per di più, la polizia locale lo teneva di mira. Gli avevano chiesto una tangente di 5.000 pesos -poco meno di 100 euro, quasi la metà di un salario minimo in Argentina- per permettergli di circolare nonostante avesse smesso di pagare le rate obbligatorie dopo aver perso il lavoro.

Quando, la sera del 20 maggio, ha visto il posto di blocco ha deciso di accelerare per evitare le angherie che i poliziotti gli stavano facendo soffrire da settimane. Poi la rincorsa per le strade sterrate di Monte, gli spari e una delle ragazze seduta sul sedile posteriore raggiunta da un proiettile. Suàrez perde il controllo dell'auto e si schianta contro il rimorchio di un camion. Muoiono tutti sul colpo, tranne Rocío Guagliarello, che si trova ancora in gravi condizioni. I poliziotti intervenuti nell'inseguimento hanno cercato di infangare la scena, facendo sembrare il tutto un incidente, ma sono stati ripresi dagli smartphone di alcuni passanti e denunciati. Una settimana dopo, un totale di tredici agenti sono stati arrestati per i fatti di Monte.

Quello Di San Miguel del Monte è solo l'ultimo episodio di una lunga serie di massacri compiuti dalle forze dell'ordine in Argentina negli ultimi anni. Secondo i dati della Coordinadora contra la Represión Policial e Institucional (Correpi), la polizia uccide una persona ogni 21 ore in Argentina.

In totale 1.303 persone sono cadute vittima delle forze dell'ordine dall'insediamento dell'attuale governo del presidente Mauricio Macri, dal dicembre del 2015 fino al febbraio 2019. Un fenomeno supportato dalla politica di tolleranza zero dell'attuale ministra della Sicurezza, Patricia Bullrich, che nel 2017 ha chiarito che qualunque versione che provenga dalle forze dell'ordine in casi come questo «equivale sempre alla verità per lo Stato». Bullrich ha poi ribadito la sua posizione con la presentazione della Dottrina Chocobar, così chiamata in onore del poliziotto che nel dicembre del 2017 ha freddato alle spalle un diciottenne che scappava dopo aver scippato il borsellino a un turista nel famosissimo quartiere della Boca. Anche il presidente si congratulò pubblicamente con l'agente Chocobar.

Eppure, l'abuso della forza da parte della polizia argentina non è solamente un vanto della destra. Dalla fine dell'ultima dittatura militare nel 1983 ad oggi, 6.535 persone sono state assassinate da agenti dello Stato. La maggioranza, 3.658 casi, durante i 12 anni di governi progressisti di Néstor e Cristina Kirchner. La trasversalità è dovuta alla connivenza strutturale tra le istituzioni democratiche civili e i comandi delle forze di sicurezza, molto spesso legate a organizzazioni criminali o a pratiche mafiose. Negli anni '90, il bisogno di “demilitarizzare” la politica ha portato il governo dell'ultra liberista Carlos Menem a sottomettere le forze armate alla gestione civile, ma non ha eliminato le pratiche clientelari e criminali dei vertici delle forze di sicurezza, che si muovono con certa impunità garantita.

Dall'arrivo di Macri al governo, la polizia della provincia di Buenos Aires -la più popolosa- ha aperto 12.395 fascicoli interni per corruzione, ha sospeso 4.747 agenti e ne ha arrestati 390. E secondo le organizzazioni per la protezione dei diritti umani è soltanto la punta dell'iceberg.

Casi come quelli di Monte sono purtroppo quotidiani, e pesano principalmente sulla popolazione più umile. Oggi, in piena campagna elettorale verso le presidenziali del 27 ottobre, i movimenti sociali chiedono che si trasformi in uno dei temi di dibattito. Ma vista la responsabilità dell'intero arco politico, difficilmente ci riusciranno.

L'immagine di copertina si riferisce a una mobilitazione avvenuta a Buenos Aires dopo il massacro.