Ancora repressione sugli scioperi in Perù

24 / 12 / 2020

A poco più di un mese dalla crisi politica che ha visto succedersi tre presidenti nel giro di una settimana, una nuova escalation di repressione è avvenuta nei giorni scorsi nella regione di Ica e di La Libertad, dove il “paro agrario” dei lavoratori del settore agricolo è stato brutalmente represso dalle forze dell’ordine, lasciando un saldo di oltre 25 persone ferite dai proiettili della polizia.

Il motivo della protesta dei lavoratori del settore agricolo è la promessa, mai mantenuta, di una nuova “legge agraria” che doveva essere approvata il 20 dicembre ma che, per mancanza di consenso al Cogresso, è stata rimandata alla Commissione Economica presieduta dal deputato Antonhy Novoa, il quale ha dichiarato che una nuova proposta sarà inviata al Congresso nel giro di una settimana.

Questo nuovo ulteriore ritardo nell’emanazione della legge ha esasperato gli animi dei lavoratori del settore, che da tempo attendono un adeguamento delle pessime condizioni salariali e dei diritti, che hanno lanciato lo sciopero generale del settore bloccando la Panamericana Sur nella regione di Ica e la Panamericana Nord nella regione di La Libertad.

Perù

I blocchi stradali hanno paralizzato i rifornimenti del paese per due giorni, prima che le forze dell’ordine intervenissero per sgomberare i presidi. L’azione di forza della polizia ha però generato forti scontri con i manifestanti, per nulla intenzionati a mollare la protesta, e alla fine ha lasciato un pesante saldo di oltre 25 persone rimaste ferite dai proiettili in particolare nella regione di Ica, tra i quali 5 minori. Le due giornate di protesta hanno portato anche all’arresto di 32 persone, tra i quali due minori e un anziano, tutti ancora in carcere in attesa di giudizio.

Perù

Dopo gli scontri del 21 e 22 dicembre, il nuovo presidente peruviano Francisco Sagasti, in carica da appena cinque settimane, ha chiesto al Congresso di approvare nel più breve tempo possibile la nuova legge ma ha avvisato che né gli imprenditori né i lavoratori rimarranno completamente soddisfatti, alludendo a possibili sacrifici da entrambe le parti.

Le violenze durante il “paro” sono state condannate dalla Defensoría (organo istituzionale di difesa del popolo ufficialmente autonomo) che ha precisato che «il diritto alla protesta ha come condizione indispensabile che sia esercitato in maniera pacifica», alludendo ad alcuni atti di violenza attribuiti ai manifestanti, come ad esempio, all’incendio di una ambulanza.

Violenze insensate che gli stessi manifestanti hanno rigettato accusando infiltrazioni nelle proteste e l’uso spropositato della forza da parte della polizia e dell’esercito, come testimoniato dalla  Coordinadora Nacional de Derechos Humanos (rete di 80 organizzazioni che promuovono e difendono i diritti umani) che ha denunciato come «l’uso indiscriminato di gas lacrimogeni, che colpisce zone abitate, viola le convenzioni internazionali».

Le tensioni non sono finite. In attesa delle decisioni del Congresso, una “paro agrario” è stato indetto dalla Junta Nacional de Usuarios de los Sectores Hidráulicos de Riego del Perú per il 29 dicembre. La richiesta è che venga destinato non meno del 5% degli investimenti nazionali al settore agrario e che sia ristrutturata totalmente l’Autoridad Nacional del Agua.