Dopo un mese di sciopero della fame, la "Ghandi sahrawi" ha vinto la sua battaglia. Le autorità marocchine hanno ceduto, concedendo alla donna, ormai in fin di vita, il permesso di tornare nel Sahara Occidentale.
Dopo 32 giorni di sciopero della fame,
Aminatou Haidar ha fatto ritorno, senza condizioni, a El Aiun, nel
Sahara Occidentale occupato, da dove le autorità marocchine l'avevano
espulsa il 14 novembre scorso. Quella di Aminatou è la vittoria di una
donna sahrawi che si è sempre rifiutata di piegarsi a qualsiasi
compromesso con le autorità di occupazione. Ha sempre difeso la propria
appartenenza al popolo sahrawi, e ne ha difeso i diritti fondamentali,
diventando dal 2005 la personalità più forte e indiscussa tra i
difensori dei diritti umani. La sua attività è stata premiata da
numerosi riconoscimenti internazionali.
Il Marocco ha dovuto
dunque cedere al termine di un braccio di ferro durante il quale il re
ha dovuto misurarsi con quello che è stato probabilmente il suo più
grave errore politico dei suoi primi dieci anni di monarchia assoluta.
Da questione dimenticata, l'ultima colonia africana è stata infatti
proiettata, grazie al coraggio di Aminatou e alla testardaggine del re,
sulle prime pagine di giornali e tv.
La Spagna sembra essersi
liberata da un peso enorme, ma è apparso chiaro a tutti che questa
vicenda non sarebbe mai potuta iniziare senza l'accondiscendenza del
governo di Madrid che aveva accettato l'espulsione di Aminatou verso
l'aeroporto di Lanzarote (Canarie) dove, dalla mezzanotte del 15
novembre, aveva iniziato lo sciopero della fame.
E' difficile
immaginare che la storia finisca qui, ma fin da ora si può dire che
nulla sarà come prima nel Sahara Occidentale occupato.